2010-02-10 15:26:20

Haiti: 230mila i morti. La Caritas: non fermare la solidarietà


Il governo di Haiti ha corretto oggi al rialzo il bilancio dei morti causati dal sisma del 12 gennaio scorso: le vittime sono circa 230.000, i feriti almeno 300.000. Si procede intanto a pieno ritmo con gli aiuti umanitari. La Caritas italiana ha avviato i lavori per la costruzione di 400 servizi igienici mobili nella capitale Port-au-Prince. Nell’ultimo fine settimana nel solo campo di Petionville sono stati distribuiti inoltre 3.000 kit per l’allestimento di alloggi temporanei, in grado di ospitare 18.000 persone. Paolo Beccegato, responsabile dell’Area Internazionale della Caritas, illustra la situazione al microfono di Enrico Dal Bianco.RealAudioMP3

R. – Molti bisogni restano ancora scoperti. Non bisogna dimenticare che è di quasi un milione il dato riguardante coloro che hanno perso completamente la casa. Ci sono molti campi profughi nella città di Port-au-Prince. Però anche molte persone – si parla di quasi mezzo milione – avrebbero lasciato la capitale. Si stanno allestendo quindi dei campi profughi anche in varie zone del Paese. Per questo non è semplice coordinare tutti gli aiuti, anche se si procede con passi graduali e costanti verso una forma sempre migliore di coordinamento e di copertura di tutto il territorio.
 
D. – Quale è lo stato d’animo prevalente della popolazione?
 
R. – Certamente c’è ancora rabbia in coloro che si sentono discriminati dalla macchina degli aiuti o dimenticati, non raggiunti in modo adeguato. D’altra parte, abbiamo anche moltissime forme di gratitudine e di solidarietà interna al Paese di persone non colpite che aiutano quelli che hanno subito i danni di questo terremoto.
 
D. – Quale è la situazione igienico-sanitaria degli sfollati?
 
R. – I rischi maggiori, per esempio di epidemie o di pandemie più o meno gravi, per ora sembrano sotto controllo. Queste persone vivono prevalentemente in tende, alcuni addirittura non hanno ricevuto neppure la tenda e vivono in condizioni di grandissimo disagio. Occorre quanto prima mettere soprattutto le persone più deboli – penso ai bambini e alle persone che hanno subito danni alla spina dorsale – in condizioni di vivibilità decenti.
 
D. – Come procede il piano di assistenza?
 
R. – I governi stanno mettendo in campo dei grossi mezzi. E’ stata annunciata questa cancellazione del debito estero di Haiti verso i Paesi del G7, che quindi porterebbe una boccata di ossigeno – si parla di un miliardo e 200 milioni di dollari – alle casse del governo del Paese caraibico. Quindi ci sono le premesse per un lavoro molto consistente anche per quella che sarà la ricostruzione. Occorrerà vigilare molto perché spesso ai proclami non seguono poi i fatti. Non bisognerà quindi abbassare l’attenzione sia come operatori a livello umanitario, a livello sociale, ma anche in termini complessivi di comunicazione.







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