L’11 febbraio, Messa di Benedetto XVI per la Giornata Mondiale del Malato. Il Papa:
la sofferenza umana ha un senso nel disegno d’amore di Dio
Benedetto XVI celebrerà giovedì prossimo, alle ore 10.30, una Messa per i malati,
nella Basilica Vaticana, in occasione della memoria liturgica della Beata Vergine
Maria di Lourdes e nella 18.ma Giornata Mondiale del Malato incentrata quest’anno
sul tema “La Chiesa al servizio dell’amore per i sofferenti”. Al valore della dignità
umana nella malattia e nella sofferenza, il Papa ha dedicato numerosi interventi.
Ripercorriamo alcune riflessioni di Benedetto XVI sull'argomento nel servizio di Alessandro
Gisotti:
“Perché
soffriamo? Può ritenersi positiva l'esperienza del dolore? Chi ci può liberare dalla
sofferenza e dalla morte?”: sono questi, riconosce Benedetto XVI, interrogativi esistenziali.
Domande, afferma il Papa, che “restano umanamente il più delle volte senza risposta”,
giacché il soffrire “costituisce un enigma imperscrutabile alla ragione”. Eppure,
la sofferenza non è senza senso:
“Nella prova e nella malattia Dio
ci visita misteriosamente e, se ci abbandoniamo alla sua volontà, possiamo sperimentare
la potenza del suo amore” (Discorso all’Ospedale “San Giovanni Battista” di Roma,
2 dicembre 2007). La malattia,
sottolinea il Papa, “è una prova ben dolorosa e singolare, ma davanti al mistero di
Dio, che ha assunto la nostra carne mortale, essa acquista il suo senso e diventa
dono e occasione di santificazione”. La sofferenza, nel mistero di Dio, diventa amore
per gli altri:
“Quando la sofferenza e lo sconforto
si fanno più forti, pensate che Cristo vi sta associando alla sua croce perché vuole
dire attraverso voi una parola di amore a quanti hanno smarrito la strada della vita
e, chiusi nel proprio vuoto egoismo, vivono nel peccato e nella lontananza da Dio.
Infatti, le vostre condizioni di salute testimoniano che la vita vera non è qui, ma
presso Dio, dove ognuno di noi troverà la sua gioia se avrà umilmente posto i suoi
passi dietro a quelli dell’uomo più vero: Gesù di Nazaret, Maestro e Signore”. (Discorso
all’Hospice Sacro Cuore di Roma, 10 dicembre 2009) Ecco
perché, avverte il Papa, bisogna contrastare la mentalità efficientista che tende
ad emarginare le persone malate, ritenendole “un peso ed un problema per la società”:
“Chi
ha il senso della dignità umana sa, invece, che esse vanno rispettate e sostenute
mentre affrontano le difficoltà e la sofferenza legate alle loro condizioni di salute”.
(Discorso all’Hospice Sacro Cuore di Roma, 10 dicembre 2009). Gli
ospedali e la case di cura, è la riflessione del Pontefice, possono diventare “luoghi
privilegiati dove testimoniare l’amore cristiano che alimenta la speranza”. Questa
grande speranza, sottolinea ancora, “può essere solo Dio, che abbraccia l’universo
e che può proporci e donarci ciò che, da soli, non possiamo raggiungere”:
"Chi
può eliminare il potere del male è solo Dio. Proprio per il fatto che Gesù Cristo
è venuto nel mondo per rivelarci il disegno divino della nostra salvezza, la fede
ci aiuta a penetrare il senso di tutto l'umano e quindi anche del soffrire". (Discorso
alla Casa Sollievo della Sofferenza, San Giovanni Rotondo, 21 giugno 2009) Un’esortazione
speciale il Papa la rivolge agli operatori sanitari chiamati, ogni giorno, a testimoniare
l’amore di Dio a chi soffre. La carità, sottolinea, “trova un’attenzione particolarmente
significativa nella cura dei malati”. E indica nell’Eucaristia il fondamento della
pastorale della salute:
"E’ proprio dall’Eucaristia
che la pastorale della salute può continuamente attingere la forza per soccorrere
efficacemente l’uomo e promuoverlo secondo la dignità che gli è propria” (Discorso
al Pontificio Consiglio per la Pastorale per la Salute, 22 marzo 2007). L’Eucaristia,
è l’incoraggiamento del Papa, “è la linfa vitale" che conforta i malati e "infonde
nel loro animo luce interiore per vivere con fede e con speranza la condizione di
infermità e di sofferenza”.