2010-02-09 12:24:20

I vescovi romeni in visita ad Limina. Mons. Robu: cattolici in fuga all'estero per la povertà


I vescovi della Conferenza episcopale della Romania hanno iniziato in Vaticano la loro visita "ad Limina". Mons. Ioan Robu, arcivescovo di Bucarest e presidente dei vescovi romeni ha incontrato ieri Benedetto XVI. Padre Anton Lucaci, responsabile del Programma romeno della Radio Vaticana, gli ha chiesto di parlarci della Chiesa cattolica in Romania:RealAudioMP3

R. – La Conferenza episcopale romena rispecchia nella sua struttura la fisionomia variegata della Chiesa cattolica in Romania. Ci sono tre riti - latino, bizantino e armeno - e tre lingue liturgiche principali: romeno, ungherese e tedesco. E’ in definitiva un po’ l’immagine della stessa Chiesa universale.
 
D. – Quale azione svolge la Chiesa cattolica in Romania?
 
R. – Essa svolge un’attività che rassomiglia sempre di più alla vita delle Chiese che non hanno attraversato un periodo di persecuzione come noi. Mentre prima dell’89 si poteva compiere un’attività pastorale solo nelle chiese e cioè tra le mura delle chiese, oggi i campi della pastorale si sono allargati, per esempio i mass media, le scuole, università, gli ospedali, l’esercito, le carceri, l’attività con i giovani, con gli anziani e altre attività sociali.
 
D. – Quali sono i rapporti con la Chiesa ortodossa?
 
R. - Non so se possiamo parlare di rapporti e cioè di relazioni frequenti, quanto piuttosto di una convivenza nella quale ci sentiamo più vicini attraverso un vero rispetto reciproco. Non mancano però alcune tensioni anche dopo la visita del Santo Padre Giovanni Paolo II. Ci sono ancora delle tensioni, per esempio, tra la Chiesa ortodossa romena e la Chiesa greco-cattolica a causa delle proprietà: chiese, canoniche, monasteri, etc., confiscati abusivamente dal regime comunista e fatte passare nel patrimonio della Chiesa ortodossa.
 
D. – Come sta cambiando la società romena?
 
R. - L’influsso del mondo occidentale da questo punto di vista è sempre più forte e questo per via dei mass media, dell’emigrazione e dell’immigrazione, del turismo, etc. Come difficoltà maggiore la prima cosa che mi viene in mente è l’emigrazione di tante famiglie cattoliche, quindi l’invecchiamento molto rapido di parecchie comunità. Quelli che sono andati via per ragioni di lavoro sono principalmente i giovani. Così in un momento nel quale si cercava di più la stabilità e la crescita delle nostre comunità parrocchiali si è verificata questa fuga all’estero a causa della povertà materiale. Purtroppo le autorità statali non si mostrano sensibili a tale inquietante problema.
 
D. – Quanto ha influito la dittatura comunista nello spirito dei romeni?
 
R. – Penso piuttosto a ciò che si è edificato nelle anime dei nostri fedeli in questi venti anni di libertà, una cosa non facile da misurare. Noi pastori, vescovi e sacerdoti siamo abituati a questa difficoltà. Sappiamo che nell’attività pastorale non possiamo toccare e misurare i frutti maturati in seguito al nostro lavoro e per questo dicevo che preferisco non parlare di frutti maturati quanto piuttosto di ciò che la grazia di Dio ha fatto crescere in quelli che ci sono stati affidati. In ogni modo possiamo assicurare il Santo Padre che la nostra Chiesa locale ha conservato bene la sua identità cattolica e la mantiene.







All the contents on this site are copyrighted ©.