India: mons. Cheenath chiede un “Libro Bianco” sulle violenze contro i cristiani in
Orissa
È necessario un “Libro Bianco” sulla situazione dello Stato indiano dell’Orissa, per
affrontare e risolvere “con neutralità e trasparenza” le questioni degli sfollati,
della restituzione delle terre, del diritto ad una vita pacifica. È l’appello, affidato
all’agenzia Fides, da mons. Raphael Cheenath, arcivescovo di Bhubaneswar, diocesi
dove si sono verificate le violenze anticristiane dell’agosto 2008. Il presule ha
diffuso l’appello all’indomani della visita di una delegazione di rappresentanti dell’Unione
Europea che si sono recati nel distretto di Kandhamal, teatro delle violenze. “Nonostante
le promesse degli amministratori, la dignità e i diritti umani dei cristiani vittime
delle violenze del 2008 restano molto lontani da un minimo standard di normalità.
A quindici mesi dalle violenze, migliaia di profughi vivono ancora per strada, in
rifugi di fortuna, senza speranza di riavere una vita dignitosa, sottoposti a continue
minacce”, sottolinea l’arcivescovo. Denuncia poi il presule l’inadeguatezza del governo
locale a compiere un’indagine neutrale e trasparente e a garantire alla gente cacciata
di casa i propri diritti. Nel contempo assicura il forte impegno della Chiesa cattolica
nel processo di assistenza e riabilitazione degli sfollati: “Ci avviciniamo alla stagione
dei monsoni e le loro condizioni di vita potrebbero ulteriormente peggiorare: sarebbe
un disastro umanitario”, afferma. Inizialmente, dopo le violenze del 2008, le famiglie
di sfollati erano circa 11 mila, in totale circa 54 mila persone. Di queste, 1.200
famiglie hanno lasciato l’area per trasferirsi in altri Stati dell’India. Oggi circa
6 mila famiglie vivono accampate in baracche nei sobborghi di Bhubaneswar, mentre
300 famiglie continuano a risiedere nei campi profughi predisposti dal governo nel
distretto di Kandhamal, ed oltre 4.440 famiglie vivono in tende o rifugi di fortuna
in diverse città e villaggi dello Stato. Molti dei profughi hanno cercato di rientrare
nelle proprie case, ma hanno ricevuto minacce ed intimidazioni dagli estremisti indù
che se ne sono appropriati con la violenza, nell’assoluta indifferenza delle autorità
civili locali. I punti fondamentali, da includere nel “Libro Bianco” sull’Orissa sono,
secondo il presule: la compensazione dovuta ai profughi per le proprietà distrutte;
l’occupazione e il diritto al lavoro; la questione della terra, che resta il primo
elemento di sopravvivenza per le famiglie della zona. “Calpestando il diritto alla
terra – ha concluso mons. Raphael Cheenath - si nega a queste famiglie il sostentamento
di base, nonché l’istruzione e le cure sanitarie”. (V.V.)