Il Papa richiama, nell’odierna Giornata per la Vita, il dramma della crisi economica
che colpisce i più deboli e indifesi
“Nessuno è padrone della propria vita” e “tutti siamo chiamati a custodirla e rispettarla”.
Benedetto XVI all’Angelus, nell’odierna Giornata per la Vita, ha richiamato ancora
una volta il dramma della crisi economica che colpisce i più deboli e indifesi, auspicando
maggiore impegno per uno “sviluppo umano integrale”. Il servizio di Roberta Gisotti.
“La
forza della vita, una sfida per la povertà”: “mi associo volentieri” - ha detto il
Papa - al messaggio scelto dai vescovi italiani per la Giornata nazionale della Vita.
“Nell’attuale periodo di difficoltà economica – ha infatti spiegato - diventano ancora
più drammatici quei meccanismi che, producendo povertà e creando forti disuguaglianze
sociali, feriscono e offendono la vita, colpendo soprattutto i più deboli e indifesi.
“Tale situazione, pertanto, impegna a promuovere uno sviluppo umano
integrale per superare l’indigenza e il bisogno, e soprattutto ricorda che il fine
dell’uomo non è il benessere, ma Dio stesso e che l’esistenza umana va difesa e favorita
in ogni suo stadio. Nessuno, infatti, è padrone della propria vita, ma tutti siamo
chiamati a custodirla e rispettarla, dal momento del concepimento fino al suo spegnersi
naturale”. Giornata – ha ricordato Benedetto XVI
- che nella Diocesi di Roma si prolunga nella “settimana della vita e della famiglia”. Auguro
la buona riuscita di questa iniziativa ed incoraggio l’attività dei consultòri, delle
associazioni e dei movimenti, come pure dei docenti universitari, impegnati a sostegno
della vita e della famiglia”.
Ispirata dalla liturgia odierna la
catechesi del Santo Padre, che prima di recitare l’Angelus si è soffermato sulla chiamata
divina di Isaia, sulla pesca miracolosa cui assiste Simon Pietro e sulla coscienza
di Paolo di essere indegno al cospetto di Dio, sottolineando la loro testimonianza
di umiltà.
“In queste tre esperienze vediamo come l’incontro autentico
con Dio porti l’uomo a riconoscere la propria povertà e inadeguatezza, il proprio
limite e il proprio peccato. Ma, nonostante questa fragilità, il Signore, ricco di
misericordia e di perdono, trasforma la vita dell’uomo e lo chiama a seguirlo.” Quindil’esortazione del Papa a “non concentrarsi sui propri limiti, ma a tenere
lo sguardo fisso sul Signore e sulla sua sorprendente misericordia, per convertire
i cuore, e continuare, con gioia, a lasciare tutto per Lui”.
“‘L’uomo
vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore’ (1 Sam 16,7), e rende degli uomini
poveri e deboli, ma che hanno fede in Lui, intrepidi apostoli e annunciatori della
salvezza”. Da qui l’indirizzo speciale rivolto ai
presbiteri in questo Anno sacerdotale: “Invito tutti i sacerdoti
a ravvivare la loro generosa disponibilità a rispondere ogni giorno alla chiamata
del Signore con la stessa umiltà e fede di Isaia, di Pietro e di Paolo”. Poi
l’invocazione alla Madonna: “Maria
susciti in ciascuno il desiderio di pronunciare il proprio “sì” al Signore con gioia
e dedizione piena”. Nei saluti finali Benedetto XVI ha
ricordato ai fedeli che l’11 febbraio, memoria della beata Vergine di Lourdes, nella
Giornata mondiale del malato, celebrerà al mattino la Santa Messa con gli ammalati
nella Basilica di San Pietro.