Haiti: solidarietà post-sisma, ma si teme per traffico di minori
Ad Haiti, a tre settimane dal violento terremoto che ha devastato il Paese, si cerca
ancora faticosamente di far funzionare la macchina dei soccorsi. L’Onu ha confermato
la morte di Cecilia Corneo, funzionaria al Palazzo di Vetro, seconda vittima italiana
del sisma. Da parte delle organizzazioni internazionali è sempre forte la denuncia
per il traffico illecito di bambini. Nella zona di Leogane-Siguenau, una delle più
colpite, sono 4 i campi allestiti da Intersos. Debora Donnini ha raggiunto telefonicamente
Marco Rotelli, responsabile di Intersos nella zona:
R. – La
devastazione colpisce quasi nove case su dieci. Stiamo intervenendo con un obiettivo
di primo intervento che porti almeno tremila persone sotto le tende, subito, in questi
giorni, perché stiamo aspettando i primi rovesci che anticiperanno la stagione delle
piogge, che arriverà di qui fra qualche settimana. La pioggia cambierà l’aspetto di
tutta l’operazione di aiuto ed è importante agire con rapidità per non permettere
che arrivi prima che le persone siano almeno sotto una tenda.
D.
– Voi avete già costruito quattro campi. Perché avete cercato di realizzarli vicino
alle abitazioni delle persone che state aiutando?
R.
– La logica del nostro intervento è di riprodurre in quell’area rurale la situazione
precedente al terremoto. Costruire dei campi di sfollati è l’ultima risorsa disponibile
possibile. Chiaramente, spostare le persone, le famiglie, in particolare le donne
e i bambini, dalle loro abitazioni, dalle loro aree con cui hanno familiarità, è un
trauma sul trauma. Spostare invece le famiglie nel contesto, nei campi, nelle vicinanze
delle proprie abitazioni facilita il percorso di riavvio di una vita normale per le
famiglie e collega immediatamente le azioni che proponiamo oggi con un processo di
ricostruzione che si avvierà molto presto.
D. – Come
sta andando la distribuzione degli aiuti: sono sufficienti oppure no?
R.
– Gli aiuti sappiamo che sono sotto la lente di ingrandimento in questo momento. C’è
un effettivo ritardo, purtroppo, bisogna constatarlo. Tutti sapevano che l’intervento
qui sarebbe stato molto difficile, ma nessuno poteva immaginare che sarebbe stato
così difficile. Il problema principale proviene dalla capitale, dal congestionamento
del sistema dell’aiuto, che ha cominciato a ricevere molto materiale e fatica adesso
a distribuirlo. Nelle aree periferiche, dove Intersos si è collocata è possibile tuttavia
intervenire, portando aiuto in maniera progressivamente maggiore. Non è ancora sufficiente,
ma è progressivamente maggiore. Contiamo di allinearci verso la normalità in pochi
giorni.