Giornata di preghiera per la Terra Santa. Padre Pizzaballa: necessari coraggio e profezia
Come ha ricordato il Papa all'Angelus, si svolge oggi la seconda Giornata internazionale
d’intercessione per la Pace in Terra Santa: l’evento unisce i cristiani di tutto il
mondo nella comune preghiera per la riconciliazione nei Luoghi del Signore. L’iniziativa
è promossa dall'Apostolato “Giovani per la Vita”, i movimenti di Adunanza Eucaristica
e le Cappelle di Adorazione Perpetua. Benedetta Capelli ha intervistato padre
Pierbattista Pizzaballa, custode di Terrasanta:
R. – Si tratta
di comunità, di persone che si trovano per pregare anzitutto, perché la prima cosa
da fare per la Terra Santa è pregare. L’anno scorso si sono avute circa 800 comunità
in tutto il mondo e quest’anno sono più di un migliaio che si ritrovano anzitutto
per pregare per la Terra Santa e per la pace in Terra Santa. D.
- Proprio nel suo messaggio in occasione di questa iniziativa lei dice che “pregare
per Gerusalemme è un imperativo posto nel cuore della preghiera”. In che senso? R.
– Il cuore della nostra preghiera, la preghiera cristiana, è Gesù naturalmente. Non
possiamo parlare e pensare a Gesù senza pensare a Gerusalemme, senza il luogo che
è il fondamento della rivelazione di Gesù. Quindi pregare per Gerusalemme è, in un
certo senso, anche il cuore della nostra preghiera. D. – Sempre
nel messaggio, lei aggiunge che “il raccoglimento per la pace in Terra Santa vuole
metterci in comunione gli uni con gli altri”. Un impegno importante, questo, dato
che veniamo dalla Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani… R.
– Io direi che questo è un impegno essenziale. Gerusalemme è una città affascinante
sì, ma anche molto divisa, lacerata da tante divisioni e discordie. Il fatto che milioni
di persone nel mondo, che un migliaio di comunità si ritrovino per pregare insieme,
in comunione per Gerusalemme, credo che sia un segno fortissimo e che sicuramente
lascerà un’impronta. D. – Preghiera, impegno e coraggio: in
che modo questi tre semi si possono innestare nel cuore di ognuno? R.
– La preghiera è la prima cosa da fare, perché la preghiera ci mette nella giusta
proporzione nelle relazioni, con le persone. La preghiera ci mette nell’orizzonte
di Dio. Poi c’è l’impegno, perché la preghiera non può restare un’attività del cuore,
che rischia di diventare un po’ sentimentale, ma deve portare anche ad un impegno
concreto, attivo. Infine coraggio, perché abbiamo bisogno – come sempre – di persone
che ci aiutino ad uscire un po’ dal nostro piccolo orizzonte, che siano audaci e capaci
di provocare e di scuotere anche le nostre coscienze. D. –
Al di là degli appelli che sempre si fanno per la riconciliazione in Terra Santa,
cosa davvero manca? R. – Manca sicuramente una leadership, sia
politica che religiosa, capace di offrire un carisma alla popolazione, alla gente.
Ma c’è anche bisogno di coraggio e di profezia.