Anno Giudiziario: protesta dei magistrati e replica di Alfano
La protesta dell’Associazione nazionale magistrati (Anm) ha caratterizzato l’inaugurazione
dell’anno giudiziario nelle 26 Corti di appello italiane. Alle toghe che contestano
le riforme proposte dal governo, ferma la replica del guardasigilli Alfano, mentre
il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura (Csm), Nicola Mancino,
ha invocato lo stop allo scontro tra poteri. Il servizio di Giampiero Guadagni: Mancanza di
risorse, di personale, di mezzi e addirittura di sedi adeguate. Oltre ai problemi
specifici di ogni territorio, sono questi i mali comuni a tutte le Corti d’appello,
che rendono lenta la giustizia italiana e complicato il lavoro dei magistrati. Le
denunce arrivano da Nord a Sud nel giorno dell’inaugurazione dell’anno giudiziario.
Una giornata che segna l’ennesima tappa del difficile rapporto tra giustizia e politica.
I magistrati hanno infatti espresso il loro disagio di fronte alle iniziative del
governo, che il presidente dell’Anm, Palamara, giudica “distruttive della giustizia,
mentre mancano interventi per assicurarne l’efficienza”. Nelle sedi delle Corti d’appello,
i giudici hanno dunque indossato la toga con in mano la Costituzione e sono usciti
dall’aula nel momento in cui ha preso la parola il rappresentante del governo. Unica
eccezione: L’Aquila, dove il dissenso si è manifestato in forma più sobria in segno
di rispetto per una regione devastata dal terremoto. All’Aquila, è intervenuto il
Guardasigilli Alfano, per il quale non sono credibili le obiezioni cieche che non
si sposano ai riconoscimenti. Alcuni magistrati, afferma il ministro della Giustizia,
si mostrano poco rispettosi del parlamento. Da Firenze, il vicepresidente del Csm,
Mancino, sottolinea la necessità di normalizzare il rapporto sempre conflittuale tra
politica e giustizia. Intanto, i presidenti delle Corti d’appello aprono all'approvazione
di provvedimenti legislativi che introducano tempi certi nel processo, ma a condizione
di potenziare le risorse umane e finanziarie. Parole che ricalcano quelle espresse
ieri dal presidente e dal procuratore generale della Cassazione, che oggi precisano:
la nostra non è una presa di posizione sul processo breve. Gli interventi dei vertici
della Cassazione hanno ricevuto un consenso politico bipartisan, mentre è diametralmente
opposto il giudizio sulla protesta di oggi dei magistrati: sostenuta dall’opposizione,
duramente criticata dalla maggioranza.