2010-01-29 15:16:37

Malaysia: i vescovi dicono no all'uso politico della religione


“La situazione è ancora un po’ tesa. I cristiani e i credenti di altre religioni sono un po’ impauriti e sperano che i piccoli incidenti alle moschee non siano sfruttati da politici senza scrupoli per rastrellare consensi e generare, in tal modo, uno scontro fra i musulmani e i fedeli di altre religioni”: lo afferma in un colloquio con l’agenzia Fides mons. Paul Tan Chee Ing, vescovo di Melaka-Johor, nel Sud della Malaysia peninsulare, dopo gli ultimi atti vandalici ai danni di due moschee, profanate con teste di maiale. Fra l’8 e il 27 gennaio atti vandalici più o meno gravi hanno colpito 18 luoghi di culto: 11 chiese cristiane, un convento, un tempio sikh, tre moschee e due aule di preghiera musulmane. “Nell’opinione pubblica è ancora molto vivo il ricordo degli scontri interetnici, dei disordini e dei morti del 1969: perciò speriamo che tutti stiano attenti a non far degenerare la situazione”, nota il vescovo. Alcuni analisti hanno riportato alla memoria i fantasmi del violento conflitto etnico post-elezioni che, fra maggio e luglio 1969, contrappose la popolazione malay a quella cinese. “Piccoli atti vandalici contro le chiese e le aule di preghiera islamiche continuano. Sono atti che condanniamo fermamente. Nulla di grave, pochissimi danni. ma il punto non è questo. Il fatto è - osserva il vescovo - che i partiti stanno cercando di trarre un vantaggio politico da questi eventi, in vista delle prossime elezioni". (R.P.)







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