Giornata dei malati di lebbra. Mons. Zimowski: nessuna emarginazione
Educazione, solidarietà e strategie di lotta: è quanto chiede mons. Zygmunt Zimowski
per debellare la lebbra in tutto il mondo. Per questo, il presidente del Pontificio
Consiglio per gli Operator Sanitari ha diffuso un Messaggio per la 57.ma Giornata
Mondiale dei Malati di Lebbra, che ricorre domenica prossima. Il presule lancia, inoltre,
un appello perché i lebbrosi non vengano emarginati e la loro dignità non venga dimenticata.
Il servizio di Isabella Piro:
Una malattia
‘antica’ il Morbo di Hansen, scrive mons. Zimowski, ma non per questo “meno devastante
fisicamente e spesso anche moralmente”, in tutte le epoche e in tutte le civiltà.
Solo nel 2009, ricorda il presule, sono stati registrati oltre 210mila nuovi casi.
L’India è il Paese più colpito, ma la lebbra non risparmia il Brasile, l’Angola, il
Bangladesh, la Repubblica Centrafricana e quella del Congo, il Madagascar. Per tutti
questi malati, mons, Zimowski chiede riflessione e solidarietà perché non siano emarginati
dalla vita sociale, condannati alla solitudine e alla paura. In una parola: dimenticati.
“Quando si pronuncia la parola lebbra – scrive il presule – si suscitano sentimenti
vari”: incredulità, ripugnanza, paura, ma anche quella pietà e quell’amore che “scaturiscono
dall’atteggiamento attento e misericordioso di Gesù verso questi malati”.
Per
questo, il presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari ricorda
gli ‘apostoli dei lebbrosi’ come Raul Follereau e San Damiano di Veuster, che hanno
promosso la dignità e i diritti dei malati, coniugandoli nell’amore per il prossimo.
Oggi le cure per la lebbra esistono, si legge ancora nel Messaggio, ma esistono purtroppo
anche i fattori che ne favoriscono il perpetuarsi, come la povertà, la fame, la mancanza
di accesso alle medicine, l’ignoranza che aggiunge un “pesante stigma al già terribile
fardello che la lebbra comporta, anche a guarigione avvenuta”. Di qui, l’appello lanciato
da mons. Zimowski alla comunità internazionale e ai singoli Stati perché si sviluppino
e si rafforzino “le necessarie strategie di lotta alla lebbra, rendendole più efficaci
e capillari” e perché si proseguano le campagne di educazione e di sensibilizzazione
sulla patologia. Infine, il presule ringrazia i missionari, i religiosi, i laici,
le Ong, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, per il loro impegno nello “sradicare
questa e ed altre malattie dimenticate” e nel restituire ai malati “dignità, gioia
e fierezza di essere trattati da esseri umani”.