Appello Cec: Ue contro la povertà difendendo i comportamenti etici
Diritti fondamentali e valori etici siano la priorità dell’Unione Europea che sta
tracciando il programma economico da qui fino al 2020. E’ la raccomandazione della
Cec, Conferenza delle Chiese Europee, che hanno pubblicato stamane un appello al presidente
della Commissione europea José Manuel Barroso. La Conferenza delle Chiese europee
riunisce 120 Chiese e comunità ortodosse, protestanti, anglicane e vetero cattoliche.
Nei giorni scorsi, in un incontro con i vescovi cattolici europei, hanno ribadito
“la comune preoccupazione per le sfide che tutte le Chiese in Europa si trovano di
fronte”. A Barroso la Cec ricorda che alla fine del proprio mandato aveva sottolineato
che “la crisi economica non è stata e non è solo crisi finanziaria ma è anche crisi
dei valori della nostra società”. Dunque, partendo da questa considerazione, per la
Strategia Ue 2020, le Chiese chiedono “un mercato sostenibile” in cui “comportamenti
etici e obblighi morali” siano difesi con forza, considerando che “l’economia globale
e interdipendente comporta più rischi di abusi”. Il primo rischio è l’aumento della
povertà. Di questo Fausta Speranza ha parlato con il reverendo Dieter Heidtmann,
responsabile della Commissione Chiesa e Società della Conferenza delle Chiese Europee: R.
– We have different poverties... Abbiamo diversi tipi di povertà. Da una
parte, abbiamo la povertà materiale, laddove le persone non possono vivere una vita
dignitosa. Ma abbiamo anche una povertà nel senso di mancanza di partecipazione: persone
che non possono partecipare pienamente alla vita sociale, che non hanno accesso alla
cultura, discriminate perché appartengono a minoranze etniche o a gruppi emarginati
della società. C’è anche una nuova forma di povertà: persone che mancano di senso
di responsabilità nei confronti della vita degli altri.
D.
– La Commissione Europea ha dichiarato il 2010 anno contro la povertà. Quali sono
gli obiettivi e quali sono le speranze?
R. – We
believe that this year... Noi crediamo che quest’anno arrivi proprio al
momento giusto per combattere la povertà e l’esclusione sociale, perché ci troviamo
adesso in una situazione in cui sempre più persone sperimentano l’impatto della crisi
economica e della crisi finanziaria. E’ molto importante porre l’attenzione ai poveri
in Europa e fuori dall’Europa. Ci aspettiamo che l’Unione Europea e i suoi Stati membri
s’impegnino ad essere più attivi nel combattere la povertà.
D.
– Dichiarare guerra alla povertà deve significare anche cambiare qualcosa nell’approccio
generale dell’Europa verso le risorse sociali, verso lo sviluppo, verso il lavoro...
R.
– Since the first of December… Dal primo dicembre 2009 abbiamo il Trattato
di Lisbona che dà più forza alla Carta dei Diritti fondamentali. Ora noi crediamo
che l’Unione Europea e i suoi Stati membri debbano attuare questi diritti, perché
combattere la povertà non è una questione di carità, è una questione di giustizia,
perché le persone hanno il diritto di vivere una vita dignitosa.
D.
– Vuole darci alcune cifre riguardanti la povertà?
R.
– In Europe we have… Nell’Unione Europea abbiamo 79 milioni di persone che
sono a rischio povertà, cioè il 17 per cento della popolazione. Abbiamo anche una
percentuale alta di bambini poveri: la povertà minaccia un bambino su cinque. Questo
significa per loro avere meno occasioni, meno possibilità di essere parte della società.
La povertà è in gran parte ereditata da una generazione all’altra e questo circolo
vizioso è qualcosa che davvero dobbiamo rompere. Dobbiamo cambiare le cose.