Giorno della memoria: per non dimenticare la follia omicida della Shoah
Milioni le vite spezzate dalla Shoah di cui si fa memoria nell’odierna Giornata internazionale
dedicata a tutte le vittime del Nazismo e dal Fascismo e in onore di coloro che a
rischio della propria vita hanno protetto i perseguitati. Il servizio di Roberta
Gisotti: Oltre un milione
di persone di ogni età, uomini, donne, bambini morirono senza colpa alcuna solo nel
campo di Auschwitz-Birkenau, il più grande e più noto luogo della follia omicida nazista.
Pure, il loro sacrificio non è stato vano se oggi li ricordiamo: “ognuno di loro –
scrive in una nota per la Giornata il segretario dell’Onu Ban Ki-moon – è portatore
di un messaggio fondamentale per tutti noi”, che indica “il trionfo dello spirito
umano”; “sono una prova vivente del fatto che la tirannia, per quanto possa esistere,
non avrà mai il sopravvento”. E poi ci sono i sopravvissuti, che hanno “un ruolo essenziale
nel mantenere viva la lezione dell’Olocausto per le generazioni future”, non resteranno
con noi sempre, ma i loro ricordi devono perdurare nel tempo”, sottolinea ancora il
segretario generale dell’Onu. Per questo “dobbiamo preservare le loro storie con commemorazioni
e con lo studio della storia, ma soprattutto con uno sforzo ingente prevenire qualunque
forma di genocidio o altro crimine”: "The United Nations... “Le
Nazioni Unite sono assolutamente votate a questa causa” - rassicura Ban Ki-moon -
“insieme, impegniamoci a portare avanti come una missione il ricordo della Shoah e
a sostenere fino in fondo il diritto di ciascuno alla dignità umana”. Innumerevoli
le manifestazioni nel mondo: a partire dalla cerimonia iniziata alle 14 presso il
memoriale di Auschwitz-Birkenau, presenti 150 sopravvissuti, autorità civili e religiose,
tra cui il presidente polacco Kaczynski, il premier israeliano Netaniahu, il presidente
del Parlamento europeo Buzek, accompagnato da cento europarlamentari e da 12 ex presidenti
dell’assemblea di Strasburgo. In Italia stamane cerimonia al Quirinale e a Montecitorio,
ospite lo scrittore ebreo Elie Wiesel, sopravvissuto alla Shoah, Premio Nobel per
la pace. La Shoah “è una tragica esperienza ancora carica di insegnamenti e di valori”,
ha ribadito il presidente Napolitano, che ieri aveva detto: “Peccheremmo di colpevole
indifferenza”, venendo meno al dovere di “non dimenticare ciò che è stato, in una
fosca stagione della nostra storia”. In questa Giornata si rende anche onore
a quanti dissero ‘no’ alle persecuzioni del popolo ebreo, rischiando anche la vita,
uomini e donne, laici e religiosi rimasti sovente nell’ombra della storia, e che qualcuno
come Emanuele Pacifici, oggi scomparso - figlio del rabbino capo di Genova perito
con gran parte della sua famiglia ad Auschwitz - ha voluto riportare alla luce, come
racconta Ugo Pacifici Noja, autore - insieme alla moglie SilviaMaiocchi
- del libro “Il cacciatore di giusti. Storia di non ebrei che salvarono i figli
d’Israele dalla Shoah”. Ascoltiamo al microfono di Fabio Colagrande la signora Silvia: R. – Noi sapevamo
quanto la sua vita fosse stata una testimonianza proprio di gratitudine e di ricerca
di queste persone. Questo ci ha veramente aperto il cuore ed abbiamo sentito di doverne
parlare, anche perché ci sono dei libri che parlano di giusti, che parlano delle loro
biografie. Forse quello che non si sa è come poi sono stati cercati questi giusti,
anche con forza e con pazienza, perché – come dice lo stesso Emanuele e lo abbiamo
citato proprio testualmente nel libro – molti di loro non hanno neanche voluto lasciare
traccia della loro opera, della loro bontà. Ci sono persone che hanno dovuto proprio
cercarli, hanno dovuto proprio metterli in luce. Questa è stata l’opera di Emanuele. D.
– Dottor Pacifici, nel libro si parla anche delle indimenticabili suore di Santa Marta,
che nascosero nel convento di Fiesole Emanuele Pacifici e il fratellino, come, ricordato
anche dal presidente della Comunità ebraica di Roma nel corso della recente visita
del Papa alla Sinagoga. Le figure di queste religiose emergono, fra le tante, ricordate
in questo volume… R. – Sono delle figure splendide. Si tratta veramente
di persone che hanno incarnato quello che era il loro luogo spirituale ed hanno veramente
realizzato nei fatti, con questa bontà del tutto disinteressata, la salvezza di questi
due bambini, che poi resteranno loro legati per tutta la vita. Emanuele parla di queste
suore con un affetto che va al di là dell’amicizia, ma si tratta proprio di un affetto
quasi filiale. Emanuele si rivolge, infatti, ad una di queste suore chiamandola “mammina”,
come continuerà a fare nel corso della sua vita e questo proprio per l’amore che questa
suora ha dimostrato nei suoi confronti e nei confronti del fratellino. D.
– Un amore che si traduceva anche in un grande rispetto della religione dei bambini
che stavano aiutando. Non è vero? R. – Occorre dire un rispetto totale,
assoluto. Il fatto di educare il bambino al rispetto dei valori morali, ma soprattutto
al rispetto e alla continuazione dei valori dati dai suoi genitori. Questo è il rispetto,
questo è l’affetto nei confronti della persona. E’ un affetto che Emanuele conserverà
per tutta la vita. (Montaggio a cura di Maria Brigini) Anche in Italia numerose
le manifestazioni e le iniziative per la Giornata della Memoria istituita dal Parlamento
nel 2000. Momento centrale, la visita a Roma del premio Nobel per la Pace, Elie Wiesel,
intervenuto prima alla celebrazione al Quirinale e poi in aula a Montecitorio davanti
alle Camere riunite in seduta speciale. A Roma, nella notte, sono comparse scritte
antisemite davanti a un ex luogo di tortura trasformato in Museo della Liberazione.
Ce ne parla Giampiero Guadagni
Da più parti
dunque viene l’invito a non dimenticare. Massimiliano Menichetti ha intervistato
lo storico e giornalista Marco Patricelli autore del libro sulla II guerra
mondiale “Il Volontario” edito da Laterza