Appello di mons. Tomasi: Haiti protagonista della ricostruzione
La crisi umanitaria di Haiti è stata al centro dell’intervento, alla sessione del
Consiglio per i diritti umanisul Paese caraibico, dell’arcivescovo Silvano
Tomasi, Rappresentante Permanente della Santa Sede all’Ufficio delle Nazioni Unite
a Ginevra. Gli aiuti internazionali per Haiti – ha detto il presule - devono rispondere
al principio della sussidiarietà in modo da offrire al popolo haitiano la capacità
di ricostruire il Paese e di assumersi responsabilità politiche e sociali. Molte organizzazioni
non governative cattoliche – ha ricordato mons. Silvano Tomasi - hanno avviato programmi
per la ricostruzione: la Caritas internationalis, ad esempio, ha ricevuto 33 milioni
di dollari per finanziare diversi progetti. La Chiesa cattolica – ha aggiunto l’arcivescovo
- continuerà in futuro ad assicurare il proprio sostegno attraverso istituzioni caritative
in modo da rispondere ai bisogni più urgenti della popolazione. Ad Haiti, intanto,
le operazioni di ricerca di eventuali sopravvissuti sono concluse ma è ancora concreta
la speranza di trovare qualcuno ancora in vita: a Port-au-Prince una ragazza è stata
salvata ieri tra le macerie, 15 giorni dopo la prima scossa. Sull’attuale situazione
nel Paese caraibico ascoltiamo Beate Maaß, coordinatrice del Sovrano Ordine
di Malta per l’emergenza ad Haiti, raggiunta telefonicamente a Port-au-Prince da Amedeo
Lomonaco:
R. – You
can see that there’s... Si può vedere che c’è ancora un incredibile livello
di distruzione a Port-au-Prince, ma anche nei dintorni. L’Ordine di Malta sta lavorando
anche a Leogane, che è stata distrutta al 90 per cento. Allo stesso tempo, si può
vedere che la situazione si sta normalizzando e durante il giorno sono accessibili
alcune zone di Port-au-Prince gravemente colpite.
D. – Verso quali direzioni
è orientata l'azione dell'Ordine di Malta ad Haiti?
R. – Order of Malta,
… L’Ordine di Malta si è immediatamente attivato dopo il terremoto ed è
arrivato con un team di medici. Abbiamo dei dottori che lavorano nell'ospedale a Port-au-Prince,
struttura che è stata in parte distrutta, ma che è ancora funzionante. Alcuni medici
hanno cominciato a lavorare a Port-au-Prince pochi giorni dopo la scossa del 12 gennaio.
Siamo stati anche nella città di Leogane, dove stiamo promuovendo dei progetti in
favore della popolazione. Stiamo cercando di attivare delle strutture di primaria
assistenza medica. Ma le scosse di assestamento rappresentano un problema qui ad Haiti.
D.
– Si sono rivelati adeguati il coordinamento e il sistema di distribuzione degli aiuti
da parte della comunità internazionale?
R. – Of course, at first… All’inizio,
nella prima settimana, è stato veramente difficile coordinare gli aiuti perché molte
delle strutture erano state distrutte. Port-au-Prince è stata gravemente colpita,
così come la rete di comunicazione e molte istituzioni locali. Questo ha reso tutto
molto difficile all’inizio. Adesso, però, si può vedere giorno dopo giorno che lentamente
il coordinamento sta migliorando. Noi siamo costantemente in contatto con le altre
organizzazioni per sapere quello che stanno facendo e per non sovrapporci ai loro
progetti.
Sul drammatico scenario di Haiti si sofferma, al microfono di
Claudio Cavallaro, la responsabile della comunicazione della Caritas Internationalis,
Michelle Hough, appena rientrata da Port-au-Prince:
R. – C’era
una devastazione quasi totale e c’erano molte difficoltà. Ho trovato, però, gente
molto dignitosa, riuscivano ad andare avanti.
D.
– Il governo, pochi giorni fa, ha scelto di interrompere le ricerche dei dispersi…
R.
– Io non ho capito perché abbiano preso questa decisione così presto, anche perché
si continua a trovare delle persone vive. Ho letto che, se ci si trova sotto le macerie
in posti dove c’è l’accesso ad un po’ di acqua, si può sopravvivere per settimane,
anche per un mese. Questa decisione di interrompere le ricerche è certamente un fatto
molto triste per tutte quelle persone che sperano di trovare i propri cari ancora
vivi.
D. – Quando lei ha lasciato Port-au-Prince
in che fase erano i soccorsi?
R. – Per quanto riguarda la Caritas, stavamo
pianificando una distribuzione di cibo ed aiuti a 50 mila persone nell’arco di quattro
giorni. Tutte le difficoltà si stavano sciogliendo. Si deve pensare che siamo soltanto
a due settimane da quel terribile terremoto e che non è molto per garantire una sistemazione
a tre milioni di persone. Sono condizioni di lavoro molto, molto difficili, per tutti.
D.
– C’è un’immagine, vista in questi giorni, che le rimarrà per sempre negli occhi?
R.
– Siamo andati a vedere una scuola. Erano esposte anche le foto dei bambini. Questo
mi ha fatto realizzare e pensare che c’erano chiaramente molti, molti bambini dentro
questa scuola, che sono ora seppelliti.
D. – Tornerà
ad Haiti?
R. – Sì, vorrei tornare perché le persone che ho conosciuto
sono state veramente magnifiche. Penso che meritino tutto il nostro sostegno e la
nostra solidarietà.