Afghanistan: alla conferenza di Londra mano tesa ai talebani moderati
L'Afghanistan lavora ad un piano nazionale per la riconciliazione e la reintegrazione
dei talebani moderati e chiede ai Paesi vicini e alla comunità internazionale di sostenere
gli sforzi di pacificazione. Il governo afghano ha annunciato che inviterà i talebani
alla Loya Jirga - la Conferenza tra gli anziani delle tribù che compongono l'Afghanistan
- dove si discuterà di come avviare il Paese verso la pace. È quanto ha affermato
il presidente dell'Afghanistan, Hamid Karzai, intervenendo ai lavori della Conferenza
di Londra. Nel suo intervento di apertura, il premier britannico, Gordon Brown, ha
annunciato un “trust fund” per finanziare il processo di reintegrazione degli “insorgenti”
che in Afghanistan “rinunciano alla violenza e accettano la costituzione”. E nello
stesso tempo ha sottolineato come non ci possa essere nessun dialogo con chi non rigetti
la violenza. Su queste dichiarazioni di possibile apertura per chi depone le armi,
Giada Aquilino ha intervistato Margherita Paolini, coordinatrice scientifica di Limes: R. – Questa
definizione dei talebani è, intanto, una definizione troppo generica, con cui si coprono
tanti altri problemi. I talebani sono una parte dell’insurrezione. Ci sono già dei
candidati nella rosa dei leader che si vogliono coinvolgere in questa trattativa,
che non sono tutti talebani: abbiamo anche il famoso Hekmatyar, ex mujaheddin,
che ha rapporti solidi con il Pakistan e così via. Quindi, non basta portare dei talebani,
o comunque altre etnie, ed etnie pashtun al governo. Il secondo punto è: cosa si offre
ai talebani? Bisogna togliere questi personaggi dalla lista dei terroristi e non è
una cosa semplice e bisogna, però, coinvolgere di nuovo anche il Consiglio di sicurezza.
Per questa operazione, bisogna essere sicuri di creare una strategia regionale, che
coinvolga davvero i Paesi intorno all’Afghanistan: Pakistan, India, Iran, che è favorevole,
ma vuole comunque che nella nuova amministrazione, nella nuova configurazione, ci
siano personaggi, che possano tutelare le etnie sciite. D. –
A Londra, Karzai ha annunciato, non solo la convocazione di una nuova Loya
Jirga, ma ha pure invocato l’impegno del Pakistan e dell’Arabia Saudita per
la stabilità dell’Afghanistan. Come è possibile? R. – Intanto,
bisogna vedere a chi l’ha mandato questo messaggio. Mi sembra che si voglia soprattutto
trovare una strategia di uscita anzitutto a parole e poi vedere come lavorerà. È un
modo per vedere come reagiranno i talebani, dei quali, però, ritengo se ne riparlerà
quando andranno via le truppe straniere. Dobbiamo tornare alle condizioni pre-2001.