La preoccupazione dei vescovi venezuelani per la chiusura di cinque canali tv
Il rifiuto governativo di rinnovare la licenza statale al canale privato RCTVI, in
pratica la sua chiusura, è stato definito da mons. Ubaldo Santana, arcivescovo di
Maracaibo, in Venezuela, come un “fatto grave che attenta allo spirito democratico”.
Inoltre la misura, ha precisato il presule attuale presidente della Conferenza episcopale
venezuelana, contraddice “le garanzie riconosciute nella Costituzione” e certamente
“non favorisce il clima idoneo per la libertà d’informazione ed opinione” nel Paese.
La RCTVI, è il network che ha continuato le trasmissioni della “Radio Caracas Televisión
- RCTV", che fu in sostanza obbligata a spegnere il suo segnale nel 2007, anche perché
le autorità governative, così come oggi, avevano negato il rinnovo della concessione
statale. In entrambi i casi, nel contesto di questi rifiuti è stato evidenziato,
a più riprese, da parte di settori vicini al governo, che si tratta di mass-media
ostili al “socialismo bolivariano”. Insieme con RCTVI, sabato scorso le autorità
hanno sospeso le attività di altri quattro canali, che operano via cavo, affermando
che non rispettano l’attuale legislazione venezuelana in materia di audiovisivi. Perciò
mons. Santana ha precisato che “esistono modi affinché i canali possano continuare
a trasmettere e al tempo stesso rispettino le leggi” e dunque, se non si tratta di
rappresaglie, era ed è “possibile trovare una buona soluzione”. Giovedì scorso il
governo del presidente Hugo Chávez, fece includere RCTVI tra i 24 canali via cavo
definiti “nazionali” facendo scattare così particolari esigenze legali in materia
di programmazione affinché siano omologati al trattamento che hanno le trasmissioni
televisive non criptate e che, tra l’altro, hanno l’obbligo di trasmettere i messaggi
presidenziali. Da parte sua mons. Roberto Lückert, vice presidente dell’episcopato,
arcivescovo di Coro, ha criticato duramente quanto è accaduto perché ritiene che si
desidera consolidare un “mega-latifondo mediatico” che serva come strumento “per imporre
una società dove tutti devono pensare allo stesso modo”. “Ogni qualvolta viene chiuso
un mezzo di comunicazione - ha aggiunto il presule - si riduce ancora la democrazia”
e poi ha ricordato che RCTVI “era l’unica finestra aperta che aveva l’opposizione”.
Da più parti, osserva la stampa locale, molti osservatori temono che queste misure
apparentemente burocratiche e amministrative, potrebbero incidere gravemente nella
trasparenza delle elezioni del 26 settembre prossimo, nel corso delle quali sarà rinnovata
l’Assemblea Nazionale. (A cura di Luis Badilla)