Il cardinale di San Paolo, Odilo Scherer, ha inaugurato il primo Congresso arcidiocesano
dei laici
Il 25 gennaio di ogni anno, festa della Conversione di S. Paolo, l'omonima metropoli
brasiliana ricorda l'anniversario della sua fondazione e festeggia l'Apostolo delle
genti, suo patrono. Ieri, in coincidenza con le celebrazioni di rito, è stato inaugurato
il primo Congresso arcidiocesano dei laici, con l'obiettivo di coinvolgere i cristiani
della Chiesa locale in una rinnovata riflessione sulla loro vocazione all'interno
dei diversi settori sociali. Cristiane Murray della nostra redazione brasiliana
ha parlato del Congresso con il cardinale arcivescovo di San Paolo, Odilo Scherer:
R. – Vuole
essere una occasione affinché tutti i laici battezzati prendano anzitutto coscienza
della loro condizione, riaffermando la loro dignità di laici cristiani, di discepoli
del Signore, per arrivare ad una loro riflessione su quello che significa essere battezzati
ed essere cristiani. Per questo riproponiamo i grandi testi del Magistero del Concilio
Vaticano II relativo proprio ai laici ed altri testi della Conferenza dell’episcopato
latinoamericano di Aparecida, perché siano punti di riferimento per una loro riflessione
sull’identità, sulla dignità, sulla vita e sulla missione dei laici nella Chiesa.
D. – Questo è un primo momento di questo Congresso,
ma nelle vostre intenzioni ve ne sono altri...
R
. – In un secondo momento, tra luglio e agosto, organizzeremo i laici in gruppi -
composti seguendo gli interessi specifici, professionali, anche di affinità - in modo
che possano riflettere e poi domandarsi cosa da laici, da cattolici possono fare e
devono fare per meglio testimoniare il Vangelo nel mondo. Ci sarà poi un terzo momento,
verso la fine dell’anno, in cui il Congresso sarà a livello arcidiocesano e a livello
di città e la domanda che porremo sarà: cosa possiamo da laici, da cattolici fare
per contribuire alla vita stessa della città?
D.
– Oltre a tutti i movimenti laici impegnati nella Chiesa, pensate dunque di coinvolgere
i laici che, pur non facendo parte di un Movimento ecclesiale, si impegnano a trasmettere
con il loro lavoro quotidiano i valori cristiani…
R.
- Questo Congresso vuole essere veramente un grande momento di riaffermazione dell’identità,
di ripresa dell’entusiasmo e della gioia delle fede, ma vuole anche essere un momento
di programmazione e di organizzazione della missionarietà e quindi un momento di elaborazione
di progetti di vita e di azione dei laici nel mondo. Noi vogliamo, attraverso questo
Congresso, cercare di far capire che ognuno ha le proprie capacità e quindi un dono
da condividere con gli altri, così come si legge nella lettera di San Paolo ai Corinzi:
“Voi siete il Corpo di Cristo: ognuno è come una membra del Corpo di Cristo ed ogni
membra ha una sua funzione propria e deve dare il proprio contributo al benessere
generale del Corpo”. Questa è una consapevolezza che dobbiamo riuscire a far arrivare
ai cristiani laici, e non perché sono coinvolti in movimenti, in gruppi, in organizzazioni,
in azioni specifiche della Chiesa o nella Chiesa. Tutti sono da valorizzare. Io credo
che noi dobbiamo valorizzare ogni laico, valorizzare la consapevolezza che ognuno
ha il proprio dono e ognuno, nel posto in cui si trova, è un cristiano e un discepolo
del Signore e quindi anche un missionario di Cristo, un rappresentante della Chiesa,
che deve compiere bene, alla luce del Vangelo, tutto ciò che deve fare. (Montaggio
a cura di Maria Brigini)