Una nuova evangelizzazione per il mondo di oggi, segnato dall'indifferenza religiosa
e da una crescente avversione verso il cristianesimo. Lo chiede il Papa a conclusione
della settimana di preghiera per l'unità dei cristiani
Comunione e unità: è il binomio che deve caratterizzare i discepoli di Cristo perché
la loro sia una testimonianza credibile ed efficace. Lo ha sottolineato il Papa questo
pomeriggio nella basilica di San Paolo fuori le Mura, dove ha presieduto i secondi
vespri della solennità della Conversione dell’Apostolo delle genti. La celebrazione,
cui hanno preso parte i rappresentanti di diverse Chiese, ha concluso, tra l’altro,
la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, quest’anno sul tema “Di tutte
queste cose mi sarete testimoni”. Il servizio di Tiziana Campisi:
“Che tutti
siano una sola cosa … perché il mondo creda”: Benedetto XVI ha chiesto ai cristiani
anzitutto unità ricordando le parole di Gesù nell’Ultima Cena citate da Giovanni.
Perché avverte come necessaria “una nuova, intensa, attività di evangelizzazione,
non solo tra i popoli che non hanno mai conosciuto il Vangelo”, ma anche lì dove il
Cristianesimo si è diffuso ed è patrimonio della storia.
E’ un “mondo segnato
dall’indifferenza religiosa, e persino da una crescente avversione nei confronti della
fede cristiana” quello di oggi, ha osservato il Papa che ha aggiunto:
“Non
mancano, purtroppo, questioni che ci separano gli uni dagli altri e che speriamo possano
essere superate attraverso la preghiera e il dialogo, ma c’è un contenuto centrale
del messaggio di Cristo che possiamo annunciare tutti assieme: la paternità di Dio,
la vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte con la sua croce e risurrezione, la
fiducia nell’azione trasformatrice dello Spirito”.
Pur se “in cammino verso
la piena comunione”, ha proseguito il Pontefice, “siamo chiamati ad offrire una testimonianza
comune, e ciò di fronte a sfide come:
“… la secolarizzazione e l’indifferenza,
il relativismo e l’edonismo, i delicati temi etici riguardanti il principio e la fine
della vita, i limiti della scienza e della tecnologia, il dialogo con le altre tradizioni
religiose. Vi sono poi ulteriori campi nei quali dobbiamo sin da ora dare una comune
testimonianza: la salvaguardia del Creato, la promozione del bene comune e della pace,
la difesa della centralità della persona umana, l’impegno per sconfiggere le miserie
del nostro tempo, quali la fame, l’indigenza, l’analfabetismo, la non equa distribuzione
dei beni”.
E sull’impegno verso l’unità Benedetto XVI ha poi sottolineato che:
“Ciascuno
è chiamato a dare il suo apporto per compiere quei passi che portino verso la comunione
piena tra tutti i discepoli di Cristo, senza mai dimenticare che essa è innanzitutto
dono di Dio da invocare costantemente”.
Una risposta, in pratica, alla richiesta
di incoraggiamento e di orientamento rivolta dal cardinale Walter Kasper. Nel suo
indirizzo di saluto al Papa, all’inizio della celebrazione, il presidente del Pontificio
Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani si era chiesto:
“… come
possiamo assolvere in maniera credibile il compito lasciatoci dal nostro Signore,
che è quello di annunciare l’unità, la riconciliazione e la pace, se noi stessi cristiani
non siamo uniti e riconciliati tra noi? Pertanto, missione ed ecumenismo sono gli
impegni più importanti che il mondo odierno e la cristianità devono riuscire a portare
avanti”.
Se questi impegni necessitano di un “rapporto costante” con il Risorto
e devono essere animati da un “amore profondo verso di Lui”, ha detto Benedetto XVI,
c’è da proseguire l’esperienza iniziata cent’anni fa dalla Conferenza missionaria
di Edimburgo che ha scelto il tema di quest’anno della Settimana di preghiera per
l’unità dei cristiani. Nel 1910 protestanti, anglicani ed un ortodosso diedero impulso
all’ecumenismo, oggi il Papa esorta i cristiani a proseguire la strada da loro tracciata
sull’esempio dell’instancabile attività missionaria di San Paolo.