2010-01-25 15:05:43

Elezioni presidenziali in Sri Lanka: le speranze della Chiesa


Vigilia di elezioni in Sri Lanka, dove domani si terranno le presidenziali, le prime dopo un sanguinoso conflitto durato quasi un trentennio che ha visto contrapporsi esercito di Colombo e Tigri Tamil. A contendersi la prima carica del Paese, saranno il presidente uscente Mahinda Rajapaksa e lo sfidante, l'ex comandante dell'esercito Sarath Fonseka. La divisione più netta tra i due contendenti è il carattere della Repubblica srilankese, che il capo dello Stato vuole mantenere presidenziale, mentre il leader dell'opposizione ha promesso di trasformare in parlamentare. In occasione del voto, l’arcivescovo di Colombo, mons. Malcom Ranjith, ha auspicato che per il Paese possa iniziare un periodo di “vera pace e sviluppo“. Sull’importanza di queste elezioni, ascoltiamo il presule, raggiunto telefonicamente nella capitale dello Sri Lanka da Giada Aquilino:RealAudioMP3

R. – Lo Sri Lanka è appena uscito da una situazione difficile, a causa di una guerra che è durata circa 30 anni. Sarebbe un’occasione, un momento per riprendere il fiato e andare avanti con lo sviluppo economico, la democrazia e l’integrazione di diverse comunità nella vita del Paese.
 
D. – Mons. Ranjith, lei ha auspicato soluzioni politiche durature per il Nord e l’Est del Paese. Le vittime della guerra tra esercito e Tigri Tamil sono quasi 100 mila: qual è la situazione?
 
R. – Si spera, dal lato della comunità di maggioranza, che la sostanziale identità del Paese rimanga intatta, mentre dall’altra parte, quella delle minoranze, soprattutto dei Tamil, che ci sia la possibilità di far sentire pure la loro voce nel Paese e quindi avere anche la possibilità di governare nelle zone dove sono in maggioranza. Per questo sarebbe necessario un tentativo coraggioso, da parte del vincitore, per trovare una soluzione politica alla questione.
 
D. – La sfida è tra Rajapaksa e Fonseka: che Paese propongono?
 
R. – Il presidente attuale propone come soluzione il consolidamento del progresso che egli ha realizzato in questi ultimi anni e poi punta a superare certi ostacoli che sono stati causati dalla situazione precedente. Mentre l’altro candidato, Fonseka, propone un cambiamento di direzione ed un nuovo inizio: in un certo senso, mira a una democratizzazione ancora più forte del Paese. Quindi, tutti e due propongono la stessa cosa, ma in pratica con due accenti diversi. Nel caso del presidente, egli vuole il rafforzamento delle istituzioni democratiche all’interno di un concetto di unità assoluta del Paese, mentre Fonseka auspica il rafforzamento delle strutture democratiche all’interno di una certa varietà di vedute nel Paese.
 
D. – Ma il voto dei Tamil dove andrà?
 
R. – Il partito alleato delle Tigri Tamil continua a dire che appoggerà la candidatura di Fonseka, dell’opposizione.
 
D. – E il voto dei cattolici quale sarà?
 
R. – Il voto dei cattolici è veramente indipendente, in questa scelta. La Chiesa locale auspica un’elezione pacifica, prima di tutto: senza incidenti né violenze. E d’altro canto la Chiesa vuole assicurare che ci sia pace e tranquillità, progresso economico e poi anche l’unità del Paese, in cui ci sia pure una certa diversità.
 
D. – Il Papa tante volte ha pregato per la situazione in Sri Lanka. Oggi che Paese è?
 
R. – Vuole essere – anche ricordando le indicazioni date dal Santo Padre - un Paese libero, democratico, aperto e anche orgoglioso della sua identità nazionale. Io credo che il Papa sia molto rispettato in questo Paese. Ho visto che entrambi i candidati auspicano buoni rapporti con la Chiesa, non solo con quella locale ma anche con la Chiesa universale.







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