Stati Uniti: 200 mila persone a Washington in marcia per la vita
Si è svolta ieri a Washington la Marcia per la vita, che ha visto la partecipazione
di almeno 200 mila persone, appartenenti ad associazioni o movimenti impegnati contro
l’aborto. L'evento si svolge dal 1974 ogni 22 gennaio, giorno in cui la Corte suprema
di giustizia diede il via libera alla legge che legalizzò l'interruzione di gravidanza
negli Stati Uniti. Il servizio è di Elena Molinari: La
37.ma Marcia per la vita ha mostrato ieri quanto entusiasta sia il movimento pro-life
negli Usa, nell’anno in cui per la prima volta dalla legalizzazione dell’aborto nel
’72, la maggioranza degli americani si dice contraria all’interruzione di gravidanza.
I vari gruppi aderenti alla manifestazione hanno marciato per le vie della capitale
americana, dal Congresso fino alla Corte suprema, dato che sperano si cristallizzi
la spinta pro-life sotto forma di una sentenza che ribalti la legalità dell’aborto.
Quindi, si sono fermati davanti alla Casa Bianca: un’altra novità di quest’anno. Tremila
persone hanno, infatti, ricevuto l’autorizzazione per pregare e cantare di fronte
alla residenza di Barack Obama, un difensore del diritto delle donne di interrompere
una gravidanza. “Preghiamo per te, presidente”, recitavano i cartelli che sostenevano,
“perché tu capisca che l’aborto è violenza verso i più deboli.
Terrorismo,
Gran Bretagna La Gran Bretagna ha elevato da “importante” a “grave” lo stato
di allerta antiterrorismo - un livello di quarto grado su una scala di cinque - nel
quale la possibilità di un attentato è considerata “molto probabile”. Lo riferisce
la Bbc online, citando il Ministero dell'interno, rimarcando però che al momento "non
c'è alcun rapporto che suggerisca che un attacco sia imminente". Per la Bbc, la decisione
è una conseguenza del clima che si è venuto a creare dopo il fallito attentato del
25 dicembre sul volo Amsterdam-Detroit. E' anche probabile che le autorità abbiano
voluto cautelarsi in vista delle conferenze di Londra su Yemen e Afghanistan.
Pakistan Almeno
22 talebani e due militari sono stati uccisi durante scontri tra Forze di sicurezza
e militanti nel distretto di Orakzai, nel nordovest del Pakistan, ai confini con l'Afghanistan.
I combattimenti si sono registrati nella parte alta di Orakzai e in Khuey Dadkhel.
Gli estremisti hanno attaccato un posto di controllo delle forze di sicurezza danneggiando
parzialmente l'edificio. Ne è nato un conflitto a fuoco con gli agenti. Altri scontri
sono avvenuti nella parte meridionale di Orakzai. Intanto, nel nordest del Paese un’autobomba
è esplosa vicino a una stazione di polizia a Gomal, a 25 chilometri a sud di Tank,
nel Sud Waziristan. L'attentato ha provocato la morte di almeno 4 persone, un poliziotto
e tre passeggeri tra cui due bambini. Ferite circa altre 11 persone tra cui cinque
poliziotti, tre detenuti e tre passanti.
Afghanistan Un capo della
polizia afghana e due poliziotti sono stati rapiti la notte scorsa da talebani nell’Afghanistan
orientale. “I talebani hanno rapito il capo della polizia del distretto di Shaigal
e altri due poliziotti”, ha detto il comandante della polizia della provincia di Kunar,
dove è forte la presenza dei talebani. Il sequestro è avvenuto durante una missione
di pattugliamento.
Iran Sette persone sono morte e altre dieci sono
rimaste ferite in Iran a causa del deragliamento di un treno che era in viaggio da
Mashad, nel nordest del Paese, a Teheran. Alcuni dei feriti sono in pericolo di vita.
L'incidente è avvenuto nei pressi della stazione di Azadvar: un locomotore e due carrozze
del convoglio con a bordo una cinquantina di passeggeri si sono rovesciate. Intanto,
continuano gli arresti dei giornalisti in seguito alle proteste antigovernative degli
ultimi sette mesi. Sono 43 i giornalisti attualmente in carcere: è quanto rende noto
oggi il sito Kaleme, del leader dell'opposizione Mir Hossein Mussavi. L'ultimo arresto
del quale si è avuta notizia è quello di Lili Faratpur, prelevata dalla sua abitazione
mercoledì scorso, dopo essersi recata presso la Corte rivoluzionaria di Teheran per
chiedere notizie del figlio, Behrang Tonekabani, anch'egli un giornalista arrestato.
Tonekabani, caporedattore della rivista di arte Farhang va Ahang, è in carcere dal
5 gennaio scorso. Kaleme scrive che la madre è sofferente di cuore e aveva dovuto
essere ricoverata brevemente in ospedale dopo l'arresto del figlio.
Nigeria Sale
a 150 il numero di cadaveri ritrovati nei pozzi del villaggio di Kuru Karama, vicino
a Jos, la città della Nigeria centrale teatro nei giorni scorsi di sanguinosi scontri
fra cristiani e musulmani. Lo ha reso noto il capo del villaggio, che ha aggiunto
che ci sono ancora 60 dispersi. Il villaggio di Kuru Karama si trova a una trentina
di chilometri da Jos, da dove gli scontri, divampati domenica scorsa probabilmente
per un contenzioso per una casa fra un cristiano e un musulmano, si sono estesi nelle
località vicine. Sulla faida non c'è un bilancio ufficiale, ma secondo il Comitato
internazionale della Croce Rossa gli sfollati sarebbero almeno 18 mila.
Myanmar Più
di duemila karen, etnia minioritaria in Birmania che lotta per una maggiore
autonomia, hanno abbandonato i loro villaggi dopo aver subito pesanti attacchi da
parte dell'esercito. E' quanto denuncia l'organizzazione umanitaria "Free Burma Rangers".
I soldati hanno anche arrestato molti altri karen e incendiato le loro case.
Sono decine di migliaia i karen costretti negli ultimi anni a lasciare le proprie
abitazioni per rifugiarsi in campi profughi affollati al confine con la Thailandia.
Le organizzazioni umanitarie temono un aumento delle violenze e del flusso di profughi
verso la Thailandia e la Cina con l'avvicinarsi delle elezioni - in programma per
quest'anno - che la maggior parte dei gruppi etnici ritiene non credibili. La giunta
militare al governo in Birmania da quasi 50 anni si appresta a reclutare nel proprio
esercito migliaia di combattenti ribelli, minacciando di violente ritorsioni chi non
è disposto a scendere a patti.
Medio Oriente Israele ha versato all'Onu
10,5 milioni di dollari come risarcimento per i danni subiti dall'Organizzazione durante
l'operazione "Piombo fuso", un anno fa. Le Nazioni Unite hanno sottolineato la "cooperazione"
dello Stato ebraico. Una commissione d'inchiesta, istituita dal segretario generale
Ban Ki-moon, aveva stabilito che durante l'offensiva israeliana c'erano stati almeno
sette episodi nei quali gli edifici dell'Onu erano stati danneggiati, mentre 11 funzionari
erano rimasti feriti in modo non grave.
Afghanistan Il presidente
afghano, Hamid Karzai, ha annunciato che proporrà denaro e lavoro ai ribelli talebani
perché abbandonino la lotta armata e tornino alla vita civile. Alla Bbc, Karzai ha
spiegato che verranno usati i fondi della comunità internazionale per pagare gli stipendi
e il reinserimento nella società degli ex ribelli. “Noi sappiamo fino a che punto
il popolo afghano ha bisogno di pace a qualunque costo”, ha sottolineato il presidente.
Iraq Missione
a Bagdad per il vicepresidente americano, John Biden, per mediare sulle elezioni politiche
irachene del 7 marzo prossimo. Il governo sciita non permette di concorrere a 500
candidati, ex militanti baathista. Le esclusioni decretate da una commissione indipendente
hanno fatto infuriare la minoranza sunnita, che raccoglie molti nostalgici del regime
di Saddam Hussein. Biden si è detto certo che "saranno superate le divergenze", anche
in vista dell'annunciato ritiro delle truppe Usa dal Paese.
Sri Lanka Il
presidente uscente, Mahinda Rajapaksa, e l'ex generale, Sarath Fonseka, concludono
oggi con tre comizi ciascuno in Sri Lanka la lunga campagna elettorale per le elezioni
presidenziali del prossimo 26 gennaio. La Commissione elettorale ed i responsabili
delle più grandi formazioni politiche in lizza - il governativo Partito della libertà
dello Sri Lanka (Slfp) e il Partito nazionale unito (Upn) all'opposizione - hanno
rivolto appelli alla calma al termine di un periodo di tensioni che hanno causato
quattro morti, un centinaio di feriti e 800 arrestati. Gli esperti prevedono un risultato
al "fotofinish", con uno scarto di voti sotto il 5%, e per questo il Commissario elettorale,
Dayananda Dissanayake, ha chiesto a Rajapaksa e Fonseka di non lanciare critiche premature
prima della fine dello spoglio, il giorno dopo le votazioni. Anche l'ispettore generale
della polizia, Mahinda Balasuriya, ha avvertito che la legge elettorale sarà applicata
in forma molto rigida e che le eventuali violazioni saranno represse con severità.
Al riguardo, il quotidiano Daily Mirror, citando l'ispettore della polizia elettorale
Gamini Navaratna, scrive oggi che sarebbero in distribuzione 300 mila schede false,
capaci di alterare il voto.
Cina-Usa Dura la reazione della Cina
alle critiche del segretario di Stato americano, Hillary Clinton, sull’uso di Internet
nel Paese. Il capo della diplomazia di Washington aveva parlato di casi di censura
inaccettabili: accuse che Pechino ha respinto definendole infondate ma che potrebbero
danneggiare le relazioni tra i due Paesi.
India Niente carta d'identità
in India per le donne che portano il velo intergrale, il burqa o il niqab. Lo ha deciso
la Corte suprema, dopo aver esaminato il ricorso di un musulmano che non voleva che
la moglie fosse fotografata per i documenti, perché sarebbe stata una violazione dell'Islam.
Per la Corte, "se le donne rifiutano la foto, significa che non vogliono mostrarsi
in pubblico, per cui non possono essere candidate e neanche esercitare il diritto
di voto".
Italia - crollo palazzina E' avvenuto nel centro di Favara,
un paese a 10 km da Agrigento: una palazzina di tre piani è crollata questa mattina
e due sorelline - Chiara, 3 anni, e Marianna Bellavia, 14 - sono morte, mentre il
loro fratellino Giovanni, di 12, è rimasto ferito. Nel cedimento dell'edificio è rimasta
coinvolta un'intera famiglia: i genitori, Giuseppe Bellavia e Giuseppina Bello, sono
riusciti a mettersi subito in salvo, mentre i tre figli sono rimasti intrappolati
sotto le macerie. Giovanni era riuscito a telefonare ai soccorritori col cellulare
da sotto le macerie. La Procura di Agrigento ha aperto un'inchiesta: l'ipotesi di
reato è disastro colposo. Secondo quanto riferito da alcuni familiari, infatti, la
famiglia aveva chiesto l'assegnazione di una casa popolare per poter abbandonare la
costruzione fatiscente in cui viveva. (Panoramica internazionale a cura di Virginia
Volpe)
Bollettino del Radiogiornale della Radio
Vaticana Anno LIV no. 23
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