2010-01-23 15:17:44

Stati Uniti: 200 mila persone a Washington in marcia per la vita


Si è svolta ieri a Washington la Marcia per la vita, che ha visto la partecipazione di almeno 200 mila persone, appartenenti ad associazioni o movimenti impegnati contro l’aborto. L'evento si svolge dal 1974 ogni 22 gennaio, giorno in cui la Corte suprema di giustizia diede il via libera alla legge che legalizzò l'interruzione di gravidanza negli Stati Uniti. Il servizio è di Elena Molinari:RealAudioMP3
 
La 37.ma Marcia per la vita ha mostrato ieri quanto entusiasta sia il movimento pro-life negli Usa, nell’anno in cui per la prima volta dalla legalizzazione dell’aborto nel ’72, la maggioranza degli americani si dice contraria all’interruzione di gravidanza. I vari gruppi aderenti alla manifestazione hanno marciato per le vie della capitale americana, dal Congresso fino alla Corte suprema, dato che sperano si cristallizzi la spinta pro-life sotto forma di una sentenza che ribalti la legalità dell’aborto. Quindi, si sono fermati davanti alla Casa Bianca: un’altra novità di quest’anno. Tremila persone hanno, infatti, ricevuto l’autorizzazione per pregare e cantare di fronte alla residenza di Barack Obama, un difensore del diritto delle donne di interrompere una gravidanza. “Preghiamo per te, presidente”, recitavano i cartelli che sostenevano, “perché tu capisca che l’aborto è violenza verso i più deboli.

Terrorismo, Gran Bretagna
La Gran Bretagna ha elevato da “importante” a “grave” lo stato di allerta antiterrorismo - un livello di quarto grado su una scala di cinque - nel quale la possibilità di un attentato è considerata “molto probabile”. Lo riferisce la Bbc online, citando il Ministero dell'interno, rimarcando però che al momento "non c'è alcun rapporto che suggerisca che un attacco sia imminente". Per la Bbc, la decisione è una conseguenza del clima che si è venuto a creare dopo il fallito attentato del 25 dicembre sul volo Amsterdam-Detroit. E' anche probabile che le autorità abbiano voluto cautelarsi in vista delle conferenze di Londra su Yemen e Afghanistan.

Pakistan
Almeno 22 talebani e due militari sono stati uccisi durante scontri tra Forze di sicurezza e militanti nel distretto di Orakzai, nel nordovest del Pakistan, ai confini con l'Afghanistan. I combattimenti si sono registrati nella parte alta di Orakzai e in Khuey Dadkhel. Gli estremisti hanno attaccato un posto di controllo delle forze di sicurezza danneggiando parzialmente l'edificio. Ne è nato un conflitto a fuoco con gli agenti. Altri scontri sono avvenuti nella parte meridionale di Orakzai. Intanto, nel nordest del Paese un’autobomba è esplosa vicino a una stazione di polizia a Gomal, a 25 chilometri a sud di Tank, nel Sud Waziristan. L'attentato ha provocato la morte di almeno 4 persone, un poliziotto e tre passeggeri tra cui due bambini. Ferite circa altre 11 persone tra cui cinque poliziotti, tre detenuti e tre passanti.

Afghanistan
Un capo della polizia afghana e due poliziotti sono stati rapiti la notte scorsa da talebani nell’Afghanistan orientale. “I talebani hanno rapito il capo della polizia del distretto di Shaigal e altri due poliziotti”, ha detto il comandante della polizia della provincia di Kunar, dove è forte la presenza dei talebani. Il sequestro è avvenuto durante una missione di pattugliamento.

Iran
Sette persone sono morte e altre dieci sono rimaste ferite in Iran a causa del deragliamento di un treno che era in viaggio da Mashad, nel nordest del Paese, a Teheran. Alcuni dei feriti sono in pericolo di vita. L'incidente è avvenuto nei pressi della stazione di Azadvar: un locomotore e due carrozze del convoglio con a bordo una cinquantina di passeggeri si sono rovesciate. Intanto, continuano gli arresti dei giornalisti in seguito alle proteste antigovernative degli ultimi sette mesi. Sono 43 i giornalisti attualmente in carcere: è quanto rende noto oggi il sito Kaleme, del leader dell'opposizione Mir Hossein Mussavi. L'ultimo arresto del quale si è avuta notizia è quello di Lili Faratpur, prelevata dalla sua abitazione mercoledì scorso, dopo essersi recata presso la Corte rivoluzionaria di Teheran per chiedere notizie del figlio, Behrang Tonekabani, anch'egli un giornalista arrestato. Tonekabani, caporedattore della rivista di arte Farhang va Ahang, è in carcere dal 5 gennaio scorso. Kaleme scrive che la madre è sofferente di cuore e aveva dovuto essere ricoverata brevemente in ospedale dopo l'arresto del figlio.

Nigeria
Sale a 150 il numero di cadaveri ritrovati nei pozzi del villaggio di Kuru Karama, vicino a Jos, la città della Nigeria centrale teatro nei giorni scorsi di sanguinosi scontri fra cristiani e musulmani. Lo ha reso noto il capo del villaggio, che ha aggiunto che ci sono ancora 60 dispersi. Il villaggio di Kuru Karama si trova a una trentina di chilometri da Jos, da dove gli scontri, divampati domenica scorsa probabilmente per un contenzioso per una casa fra un cristiano e un musulmano, si sono estesi nelle località vicine. Sulla faida non c'è un bilancio ufficiale, ma secondo il Comitato internazionale della Croce Rossa gli sfollati sarebbero almeno 18 mila.

Myanmar
Più di duemila karen, etnia minioritaria in Birmania che lotta per una maggiore autonomia, hanno abbandonato i loro villaggi dopo aver subito pesanti attacchi da parte dell'esercito. E' quanto denuncia l'organizzazione umanitaria "Free Burma Rangers". I soldati hanno anche arrestato molti altri karen e incendiato le loro case. Sono decine di migliaia i karen costretti negli ultimi anni a lasciare le proprie abitazioni per rifugiarsi in campi profughi affollati al confine con la Thailandia. Le organizzazioni umanitarie temono un aumento delle violenze e del flusso di profughi verso la Thailandia e la Cina con l'avvicinarsi delle elezioni - in programma per quest'anno - che la maggior parte dei gruppi etnici ritiene non credibili. La giunta militare al governo in Birmania da quasi 50 anni si appresta a reclutare nel proprio esercito migliaia di combattenti ribelli, minacciando di violente ritorsioni chi non è disposto a scendere a patti.

Medio Oriente
Israele ha versato all'Onu 10,5 milioni di dollari come risarcimento per i danni subiti dall'Organizzazione durante l'operazione "Piombo fuso", un anno fa. Le Nazioni Unite hanno sottolineato la "cooperazione" dello Stato ebraico. Una commissione d'inchiesta, istituita dal segretario generale Ban Ki-moon, aveva stabilito che durante l'offensiva israeliana c'erano stati almeno sette episodi nei quali gli edifici dell'Onu erano stati danneggiati, mentre 11 funzionari erano rimasti feriti in modo non grave.

Afghanistan
Il presidente afghano, Hamid Karzai, ha annunciato che proporrà denaro e lavoro ai ribelli talebani perché abbandonino la lotta armata e tornino alla vita civile. Alla Bbc, Karzai ha spiegato che verranno usati i fondi della comunità internazionale per pagare gli stipendi e il reinserimento nella società degli ex ribelli. “Noi sappiamo fino a che punto il popolo afghano ha bisogno di pace a qualunque costo”, ha sottolineato il presidente.

Iraq
Missione a Bagdad per il vicepresidente americano, John Biden, per mediare sulle elezioni politiche irachene del 7 marzo prossimo. Il governo sciita non permette di concorrere a 500 candidati, ex militanti baathista. Le esclusioni decretate da una commissione indipendente hanno fatto infuriare la minoranza sunnita, che raccoglie molti nostalgici del regime di Saddam Hussein. Biden si è detto certo che "saranno superate le divergenze", anche in vista dell'annunciato ritiro delle truppe Usa dal Paese.

Sri Lanka
Il presidente uscente, Mahinda Rajapaksa, e l'ex generale, Sarath Fonseka, concludono oggi con tre comizi ciascuno in Sri Lanka la lunga campagna elettorale per le elezioni presidenziali del prossimo 26 gennaio. La Commissione elettorale ed i responsabili delle più grandi formazioni politiche in lizza - il governativo Partito della libertà dello Sri Lanka (Slfp) e il Partito nazionale unito (Upn) all'opposizione - hanno rivolto appelli alla calma al termine di un periodo di tensioni che hanno causato quattro morti, un centinaio di feriti e 800 arrestati. Gli esperti prevedono un risultato al "fotofinish", con uno scarto di voti sotto il 5%, e per questo il Commissario elettorale, Dayananda Dissanayake, ha chiesto a Rajapaksa e Fonseka di non lanciare critiche premature prima della fine dello spoglio, il giorno dopo le votazioni. Anche l'ispettore generale della polizia, Mahinda Balasuriya, ha avvertito che la legge elettorale sarà applicata in forma molto rigida e che le eventuali violazioni saranno represse con severità. Al riguardo, il quotidiano Daily Mirror, citando l'ispettore della polizia elettorale Gamini Navaratna, scrive oggi che sarebbero in distribuzione 300 mila schede false, capaci di alterare il voto.

Cina-Usa
Dura la reazione della Cina alle critiche del segretario di Stato americano, Hillary Clinton, sull’uso di Internet nel Paese. Il capo della diplomazia di Washington aveva parlato di casi di censura inaccettabili: accuse che Pechino ha respinto definendole infondate ma che potrebbero danneggiare le relazioni tra i due Paesi.

India
Niente carta d'identità in India per le donne che portano il velo intergrale, il burqa o il niqab. Lo ha deciso la Corte suprema, dopo aver esaminato il ricorso di un musulmano che non voleva che la moglie fosse fotografata per i documenti, perché sarebbe stata una violazione dell'Islam. Per la Corte, "se le donne rifiutano la foto, significa che non vogliono mostrarsi in pubblico, per cui non possono essere candidate e neanche esercitare il diritto di voto".

Italia - crollo palazzina
E' avvenuto nel centro di Favara, un paese a 10 km da Agrigento: una palazzina di tre piani è crollata questa mattina e due sorelline - Chiara, 3 anni, e Marianna Bellavia, 14 - sono morte, mentre il loro fratellino Giovanni, di 12, è rimasto ferito. Nel cedimento dell'edificio è rimasta coinvolta un'intera famiglia: i genitori, Giuseppe Bellavia e Giuseppina Bello, sono riusciti a mettersi subito in salvo, mentre i tre figli sono rimasti intrappolati sotto le macerie. Giovanni era riuscito a telefonare ai soccorritori col cellulare da sotto le macerie. La Procura di Agrigento ha aperto un'inchiesta: l'ipotesi di reato è disastro colposo. Secondo quanto riferito da alcuni familiari, infatti, la famiglia aveva chiesto l'assegnazione di una casa popolare per poter abbandonare la costruzione fatiscente in cui viveva. (Panoramica internazionale a cura di Virginia Volpe)

 
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 23

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