Quando si oppone alle unioni omosessuali, la Chiesa non viola la laicità dello Stato.
Lo hanno spiegato i vescovi messicani martedì scorso, durante una conferenza stampa
di presentazione di un comunicato ufficiale della Conferenza episcopale del Paese.
Di fronte all’approvazione di una legge che permette il matrimonio tra omosessuali
e l’adozione di minori da parte di persone dello stesso sesso, la Chiesa del Messico
ha espresso tutta la sua contrarietà ed è stata accusata dai promotori del provvedimento
di ingerenza nelle questioni politiche. Ma i presuli messicani, come riferisce l’agenzia
Zenit, hanno risposto dichiarando che “il magistero della Chiesa ha l’intenzione di
offrire il proprio contributo alla formazione della coscienza non solo dei credenti,
ma anche di tutti coloro che cercano la verità e vogliono ascoltare argomentazioni
provenienti dalla fede e dalla ragione”. “La fede – hanno sottolineato i vescovi nel
comunicato – non è ostacolo alla libertà ed alla scienza, né un insieme di pregiudizi
che viziano la comprensione oggettiva della realtà. Di fronte all’atteggiamento che
tende a sostituire la verità con consensi fragili e facili da manipolare, la fede
cristiana apporta un contributo nella verità etico-filosofica e propone prospettive
morali in cui la ragione umana può ricercare e trovare soluzioni possibili”. Nella
conferenza stampa seguita alla lettura del testo, mons. Aguiar Retes, arcivescovo
di Tlanepantla e presidente della Conferenza episcopale messicana, accompagnato dagli
arcivescovi di Morelia, mons. Alberto Suárez Inda e di León, mons. José Guadalupe
Martín Rábago, ha precisato che “la Chiesa cattolica non viola lo Stato laico né vuole
farlo, né demonizza l’omosessualità o è omofobica”. “La Chiesa – ha aggiunto il presule
– vuole uno Stato laico che garantisca le condizioni di libertà per tutti, indipendentemente
dalle caratteristiche di ogni persona”. (F.C.)