2010-01-23 15:04:30

Haiti: la Chiesa italiana si mobilita per la colletta nazionale


Il numero dei morti provocati dal terremoto che ha colpito Haiti il 12 gennaio scorso è salito a oltre 110mila. Nel decimo giorno dopo la grande scossa, qualche ora fa sono stati tratti dalle macerie ancora in vita, anche se in gravissime condizioni, un giovane di 22 anni e un'anziana di 84 anni, grazie all’impegno di parenti e vicini. Ma le autorità hanno dichiarato ferme le ricerche coordinate di eventuali superstiti perché c’è bisogno di concentrare gli sforzi nell’assistenza a feriti e sfollati. Il servizio di Fausta Speranza:RealAudioMP3

Distribuire aiuti e fermare gli sciacalli. Questa la priorità di oggi ad Haiti. Si calcolano 200 mila persone bisognose di cure e quasi 610 mila sfollate in accampamenti improvvisati. E tra tanto dolore c’è chi sta tentando di fare mercato dei bambini rimasti senza genitori, che sembra siano decine di migliaia. In un solo ospedale i medici hanno denunciato la sospetta scomparsa di 15 bimbi. C’è bisogno davvero di tanto, dunque, per quello che immaginiamo subito in certe tragedie e per quello che non vorremmo mai neanche pensare. L’Ufficio di coordinamento degli affari umanitari dell'Onu fa presente, tra l’altro, che solo tra Port-au-Prince e la città di Carrefour - distanti appena una decina di chilometri - ci sono 691 blocchi alla circolazione, fatti di ponti crollati, strade danneggiate, rovine di edifici. Blocchi da rimuovere per poter arrivare dove ancora non si sa cosa si troverà. Iniziative da più parti, a partire dagli Stati Uniti, dove Obama tra l’altro ha appena annunciato la defiscalizzazione delle offerte. O da singoli governi, come l’Italia che ha inviato il responsabile della Protezione civile. E c’è l’Unione Europea che sottoporrà al voto del Consiglio dei ministri lunedì l’approvazione di una sua task force. Il Pam, Programma alimentare mondiale, ha distribuito solo ieri due milioni di razioni alimentari ma la direttrice dell'agenzia, Josette Sheeran, parla dell’operazione “più complessa mai condotta dall’agenzia dell’Onu”, perché “tutte le infrastrutture per la distribuzione sono andate distrutte e l’operazione è partita dal nulla o quasi”. I canali attivati sono tanti e diversi: in Francia la gran parte degli oltre 300.000 euro raccolti è arrivata attraverso donazioni online. In Italia la Conferenza Episcopale Italiana ha promosso per domani, domenica, una raccolta di denaro in tutte le parrocchie del Paese. Una modalità scelta per motivi precisi, come spiega, nell’intervista di Federico Piana, mons. Vittorio Nozza, direttore della Caritas italiana:

 
R. – Perché viene soprattutto collocata all’interno di quello che è il cuore della comunità cristiana, cioè il giorno della domenica, il giorno della comunità, il giorno dell’ascolto della Parola, della celebrazione dell’Eucaristia e poi della vita di comunione e di fraternità, che dovrebbe caratterizzare la vita di ogni persona credente e di ogni comunità cristiana di ogni parrocchia. Collocata dentro quel contesto, dice come sia importante questa comunione fra Chiese sparse nel mondo, ma anche attenzione a tutti gli uomini comunque, che nella difficoltà hanno bisogno di cuori e di menti molto sensibili e solidali.

 
D. – Noi fedeli come possiamo concretamente aiutare, a questo punto?

 
R. – Quello che sta succedendo in questi giorni, in pratica già dice della solidarietà e della disponibilità di tantissime persone. La domenica 24 diventa la coralità, diventa il momento in cui si aiuta in maniera anche molto semplice, perché si tratta di una colletta e quindi di una messa a disposizione di denaro, come è successo in tante altre circostanze piuttosto pesanti, cariche di sofferenza. Diventa una grossa risorsa che andrà nel tempo ad essere impegnata nei confronti di queste popolazioni.

 
D. – Lì, mons. Nozza, di cosa hanno bisogno?

 
R. – In questa prima fase, in pratica, l’arcidiocesi di Port-au-Prince, e poi le altre diocesi della nazione haitiana, stanno in un certo senso attivando un ampio numero di persone in termini di volontariato, ma anche in termini di operatori impegnati costantemente in un lavoro di attenzione alle persone e sono favoriti in questo dal fatto che conoscono il territorio. In questa prima fase si sta sostenendo, soprattutto attraverso kit alimentari, igienico-sanitari, vestiario, disponibilità di tende, si sta predisponendo in pratica quello che è l’immediata risposta per poter poi entrare in una seconda fase che è quella di dare comunque una soluzione, seppur provvisoria, che sia la premessa alla fase terza, quella della ricostruzione, e nel tempo per quanto ci caratterizza anche della riabilitazione, dello sviluppo, della cooperazione, della promozione delle persone, visto che qui si sta in una situazione, non solo terremotata, ma già profondamente povera.

 
D. – Quindi, bisognerà aiutare anche nel lungo periodo...

 
R. – In questa azione è logico vi sia la risposta immediata, che allevia quelle che sono le sofferenze, le pesantezze e mette a disposizione quelli che sono i generi primari e contemporaneamente poi si entra in quelle che sono le fasi successive: la lettura dei bisogni strutturali, la messa in atto della ricostruzione e poi quella molteplicità di progetti che sanno molto di sviluppo, di accompagnamento delle persone, di riattivazione delle attività lavorative, cioè quello di cui già poveramente campavano prima.(Montaggio a cura di Maria Brigini)







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