Haiti: l’Onu interrompe le ricerche. Dall'Unicef allarme traffico di minori
Ad Haiti alla disperazione per il terremoto si aggiunge un nuovo dramma. Secondo l’Unicef,
15 bambini sono scomparsi da diversi ospedali. Per la sezione italiana dell’organizzazione,
c’è il rischio di un indegno mercato di piccoli. Proprio oggi il governo italiano
ha varato un provvedimento che semplifica le procedure per le adozioni, ma solo –
precisa Palazzo Chigi – una volta che le autorità haitiane abbiano accertato lo stato
di adottabilità dei bambini. Ma le associazioni ribadiscono che l’adozione internazione
non è una soluzione in un momento di emergenza. Alessandro Guarasci ha sentito
Marco Griffini, presidente di Aibi, associazione Amici dei Bambini:
A dieci
giorni dal terremoto ad Haiti diminuiscono le speranze di trovare ancora sopravvissuti
sotto le macerie. L’Onu ha deciso di sospendere le ricerche e concentrare l’azione
sull’aiuto alla popolazione. Il quotidiano francese “Le Monde” riferisce di decine
di migliaia di corpi sepolti sotto gli edifici crollati.
Secondo la polizia
haitiana inoltre dopo la fuga di circa 5mila detenuti dal carcere di Port-au-Prince,
crollato nel terremoto, “numerose bande di criminali stanno saccheggiando gli edifici
crollati ma anche le baracche”. Intanto oggi Oggi a Port au Prince è arrivato per
coordinare gli aiuti italiani il sottosegretario alla Protezione Civile Bertolaso.
Ad accoglierlo il presidente Preval che ha ringraziato per l’Italia per quanto fatto
finora.
Dalla Banca mondiale arriva poi un importante annuncio: è
stato sospeso per cinque anni il pagamento del debito dovuto da Haiti che ammonta
a circa 38 milioni di dollari. La Banca mondiale ha anche annunciato che sta lavorando
per l’annullamento totale del debito.
Su questi annunci, ecco il commento
di Claudette Werly, segretaria generale di Pax Christi internazionale ed ex
ministro degli esteri di Haiti, intervistata da Hélène Destombes:
R. –
Ce sont des mésures qui sont indispensables, parce-que il faut être tout simplement
…
Sono misure indispensabili. Bisogna semplicemente essere realisti! Poi bisognerà
rendersi conto che non può essere soltanto per oggi: ci vorranno anni, decenni perché
Haiti possa rimettersi in piedi! Già prima del terremoto ci si sarebbe potuti interrogare
in merito alla possibilità reale della gente di pagare questo debito. Perché poi,
alla fine, chi è che paga? Sono sempre i poveri, i più deboli quelli che pagano e
anche nella maniera più pesante. Sono stata ministro degli Esteri e so quanto si è
pagato. Quando sai quello che paghi, sai anche che questo denaro è tolto alle scuole,
alle medicine, all’acqua che avremmo potuto fornire, al cibo che avremmo potuto dare
alla gente… Bisogna quindi stabilire delle priorità: la priorità per il momento, e
ancora per molti anni, è far fronte alle necessità della popolazione ed aiutare il
Paese a ricostruirsi.
La Chiesa - assicura il cardinale Paul Josef
Cordes, presidente del pontificio Consiglio "Cor Unum" - resterà accanto al popolo
di Haiti anche quando il terremoto non farà più notizia e “nessuno correrà più per
prestare aiuto”. Sull’incessante mobilitazione della Chiesa in soccorso alla popolazione
di Haiti, Amedeo Lomonaco ha intervistato Carluccio Giannini della Caritas
spagnola:
R. –
Gli aiuti stanno incominciando ad arrivare e la distribuzione è già iniziata. La Caritas
spagnola, nel contesto della rete complessiva, si dedica agli aiuti d’emergenza che
consistono in cibo, servizi sanitari, medicine, tende da campo. Gli accampamenti sono
enormi: il nostro comprende 200 mila persone!
D. – In questi giorni
si associa Haiti a cumuli di macerie, al drammatico ritrovamento di corpi senza vita,
a scene di violenza, all’estrema povertà. In tanta disperazione e devastazione, sembra
difficile trovare segni di speranza. Ci sono invece, anche oggi, alcuni segnali confortanti
per poter sperare in un Paese che possa rinascere, risorgere dalle macerie?
R.
– Senz’altro, anche se è difficile trovare tra le macerie segni di speranza. L’altro
giorno, tra le macerie della cattedrale, sono state ritrovate vive due persone: una
signora anziana di 65 anni dopo sette giorni tra le macerie, appena è stata salvata,
ha detto ai suoi soccorritori: vi amo molto! Questa è stata la sua espressione. E
questo dimostra che questa gente, pur nella più assoluta tragedia, sa esprimere sentimenti
di grande sensibilità. La speranza non deve però consistere nel fatto che ricevono
100 mila, 200 mila, un milione di euro; la speranza deve provenire dal fatto che gli
haitiani sono consapevoli di essere i protagonisti della loro stessa ricostruzione.
Possiamo sperare che dentro di loro abbiano la forza di lottare per ricostruire la
loro vita.
D. – Un’altra forza è anche quella della fede …
R.
– E’ la forza della fede che si scorge soprattutto alla sera, quando calano le tenebre,
quando già non c’è più luce e la gente si arrangia per prepararsi per la notte. Si
sentono canti, preghiere, invocazioni; la gente si rivolge al Creatore perché la aiuti
in questi momenti così difficili.
D. – Quale insegnamento, quale aiuto
possono trarre i soccorritori dal popolo di Haiti?
R. – Noi operatori
della Cooperazione internazionale, di Caritas, quando ci rechiamo presso questi popoli
impariamo molte cose. Io direi che in queste occasioni impariamo la loro dignità che
sanno manifestare nei momenti più tragici. Noi altri, se fossimo nelle loro condizioni,
non so come ci comporteremmo. Non lo so. Vediamo che loro sanno sopravvivere con tanta
dignità, con solidarietà; anche se magari vediamo scene di violenza, rubano per mangiare,
per portarsi a casa un pezzo di stoffa … Impariamo che questa gente ha una dignità
che forse noi non dimostriamo sempre …