Filippine: la Chiesa critica la candidatura del Partito gay alle elezioni di maggio
La Chiesa filippina critica la decisione della Corte suprema di reintegrare il 12
gennaio scorso il Partito per i diritti di gay e lesbiche (Ang Ladlad) nelle liste
elettorali. Ciò dopo l’esclusione proposta in novembre dalla Commissione elettorale
(Coemelec). “Non è bene che vi siano separate categorie di diritti per i gay – afferma
padre Melvin Castro responsabile della Commissione Famiglia e vita per la Conferenza
episcopale filippina - tutte le leggi sono intese per uomini e donne, quindi anche
per gay e lesbiche”. “Vi sono invece altre minoranze emarginate dalla società – aggiunge
- quali indigeni e pescatori, che avrebbero più diritto a una loro rappresentanza
in parlamento”. Per il vescovo - riferisce l'agenzia AsiaNews - la presenza in parlamento
del partito gay potrebbe portare alla legalizzazione dei matrimoni tra persone dello
stesso sesso e all’anarchia sessuale, distruggendo i valori della famiglia. “La costituzione
prevede la possibilità di candidarsi nelle liste elettorali per i gruppi che rappresentano
settori discriminati dalla società – afferma Adriana R. Motemayor, docente di legge
dell’Università cattolica di Santo Tomas di Manila – ma è la Corte suprema che sceglie
i criteri per definire quali settori della società sono marginalizzati”. Secondo la
docente per garantire una rappresentanza politica alla Ang Ladlad la Corte deve motivare
le ragioni che rendono gli omossessuali un settore emarginato. La Corte deve anche
spiegare le implicazioni legali, religiose, sociali e politiche e gli eventuali benefici
che il partito porterebbe alla società. Lo scorso 11 novembre la Commisione elettorale
(Comelec) ha escluso l’Ang Ladlad dai partiti in lista per le elezioni di maggio 2010.
Ciò per il rischio di offesa ai principi religiosi di cristiani e musulmani filippini
e per non aver dimostrato di avere risorse sufficienti per portare avanti la campagna
elettorale su scala nazionale. Il documento è stato preparato da padre Nicodemo Ferrer
sacerdote della diocesi di Pangasinan, Lucenito Tagle ex presidente del Concilio pastorale
per i laici e dall’imam musulmano Elias Yosuph. “Noi non vogliamo condannare gli omosessuali
– afferma padre Nicodemo Ferrer – ma non possiamo compromettere il futuro di molte
persone, soprattutto quello dei giovani”. “Gli omossesuali – aggiunge – cercano un
modo per separare se stessi dal resto della società”. (R.P.)