Presenza francescana in Cina: gli studi di un convegno tenuto all’Antonianum
Una presenza significativa e costante quella dei francescani in Cina. Lo ha dimostrato
una giornata di studio tenuta, il 15 gennaio, presso la Pontificia Università Antonianum,
per ricordare il VII centenario dell’ordinazione di Fra Giovanni da Montecorvino a
vescovo di Pechino e patriarca di tutto l’Oriente. Nella circostanza, come riferisce
l’agenzia Fides, padre Josè Rodriguez Carballo, Ministro generale dell’Ordine dei
Frati Minori, ha tenuto un ampio discorso. “La chiamata ad essere annunciatori ed
evangelizzatori – ha affermato - Francesco ed i suoi frati la compresero come un atto
dovuto di restituzione al Signore del dono del Vangelo ricevuto”. Su questa scia hanno
proseguito i primi missionari francescani, tra cui Fra Giovanni da Montecorvino. Padre
Carballo ha indicato, nella sua relazione, cinque grandi periodi della presenza francescana
in Cina. In un primo momento, dal XIII al XIV secolo, i Frati Minori, come Fra Giovanni
da Montecorvino, primo vescovo cinese, furono inviati in Estremo Oriente come ambasciatori
di pace e della fede, con il compito di inculturare il Vangelo e la liturgia. Fino
ai primi decenni del XIX secolo, le missioni francescane vissero tra momenti di stabilità
e momenti di persecuzione da parte della dinastie imperiali che si succedettero. Durante
il periodo del neo-colonialismo ottocentesco, le potenze occidentali favorirono ed
accrebbero l’evangelizzazione, ma, poiché i missionari venivano protetti diplomaticamente
dai Paesi europei, vennero considerati come stranieri e furono vittime di sommosse
anticristiane, che culminarono nella celebre rivolta dei Boxers, nel 1900. Il periodo
di massima fioritura delle missioni francescane si ebbe con la proclamazione della
Repubblica, fino ad arrivare all’istituzione, da parte di Pio XII, della gerarchia
episcopale cinese. Nel 1948 la Cina contava 28 conventi francescani e 706 frati minori,
dei quali 150 indigeni. Con l’avvento di Mao, le missioni cattoliche vennero attaccate
e tutti i missionari, considerati strumenti dell’imperialismo occidentale, furono
espulsi. Tuttavia, agli anni più difficili della rivoluzione culturale, dal 1966 al
1976, è seguito un periodo di progressiva, anche se timida, apertura, che ha permesso
di ricostituire la presenza francescana in Cina. (F.C.)