Ogni giovedi Messa in lingua araba nella Basilica romana di Santa Maria in Cosmedin
Una Messa in lingua araba a Roma nella basilica di Santa Maria in Cosmedin. L’appuntamento
eucaristico avrà cadenza settimanale, ogni giovedì alle ore 16, a partire da domani.
L’iniziativa è rivolta ai credenti mediorientali, sono infatti numerosi i cristiani
palestinesi, siriani e libanesi che vivono e lavorano nella capitale, specie nella
ristorazione, impegnati quindi anche alla domenica. Da qui la scelta del giorno infrasettimanale,
ha spiegato all’agenzia Misna, l’archimadrita padre Mtanius Hadad, rettore della bellissima
basilica paleocristiane, da secoli affidata alla Chiesa cattolica melkita. “Estendiamo
a tutti i romani l’invito a venire ad ascoltare la celebrazione con la liturgia bizantina
in lingua araba”, ha aggiunto padre Hadad. L’attuale basilica risale al VI secolo,
quando san Gregorio fece costruire sull’antico luogo dell’Ara Massima di Ercole, una
piccola chiesa sede di una diaconia – Istituto di assistenza al popolo cristiano bisognoso
- che due secoli dopo prese il nome di Santa Maria in Schola Greca dai monaci bizantini,
accolti a Roma in fuga dalle guerre iconoclaste in Oriente. A loro fu affidata la
basilica, divenuta poi nota come Santa Maria in Cosmedin, dalla parola greca kosmidion
(ornamento). La chiesa è situata alle pendici settentrionali del Palatino, dove la
leggenda indica furono ritrovati Romolo e Remo allattati dalla lupa nelle vicinanze
della riva sinistra del Tevere, che da allora per la densa presenza di “orientali”
fu per secoli comunemente chiamata “Ripa greca”. “Le chiese cattoliche orientali,
con il loro patrimonio liturgico e linguistico tramandato dai primi secoli - sottolinea
mons. Hadad - ricordano a tutti che il cristianesimo giunge dal Medio Oriente, e possono
offrire questa ricchezza sia nel dialogo ecumenico sia in quello interculturale e
interreligioso”. Da secoli è custodito da questa comunità orientale anche uno dei
simboli più famosi di Roma, la ‘Bocca della Verità’, conservata nel portico della
chiesa; il noto 'mascherone' dà anche il nome al nuovo centro culturale avviato in
questi giorni dai religiosi e laici melkiti presso la basilica, con corsi aperti a
tutti di lingua araba, iconografia e canto corale bizantino. (R.G.)