2010-01-20 15:41:02

L'arcivescovo di Jos: in Nigeria scontri politici, non religiosi


Le violenze in Nigeria continuano: anche oggi a Jos e nella sua periferia i militari hanno rafforzato la loro presenza per via degli attacchi che proseguono nei quartieri sud della città. I combattimenti - che nel giro di tre giorni hanno fatto 300 morti - sono scoppiati a causa della costruzione di una moschea a Nassarawa Gwon, un quartiere cristiano di Jos, città nigeriana di 500 mila abitanti. I vescovi della provincia ecclesiastica di Ibadan lamentano la mancanza di misure adeguate per violenze che si potevano prevedere. Mons. Ignatius Ayau Kaigama, arcivescovo di Jos, analizza le cause e - secondo quanto dichiarato all’Agenzia Fides - denuncia fattori etnici e politici, più che religiosi. Secondo il presule, inoltre, le ricostruzioni degli scontri pubblicate finora non sono corrette: “Non è vero che sia stata attaccata e bruciata una chiesa” e - precisa mons. Kaigama - “un’altra versione riportata dalla stampa afferma che la scintilla che ha provocato gli scontri sarebbe stata l’assalto al cantiere di una casa in costruzione di un musulmano. Anche questo fatto va accertato”. Sulla situazione in Nigeria, Giada Aquilino ha intervistato padre Franco Moretti, direttore della rivista comboniana Nigrizia:RealAudioMP3
 
R. – Le violenze registrate nel Nord e anche quelle di Jos, nello Stato del Plateau, sono da considerare come indirettamente legate a quelle che hanno caratterizzato alcuni Stati del Sud: più che alla religione e alle differenze di credo, sono dovute alle condizioni di sottosviluppo, alla mancanza di opportunità, alle frustrazioni per un governo civile incapace o non bramoso di mantenere le promesse fatte. C’è gente povera che cerca sempre un’occasione per poter sfogare la propria rabbia.

 
D. – L’arcivescovo di Jos, mons. Kaigama, ricorda che ci sono contrasti tra gli “hausa”, di religione musulmana, e le popolazioni indigene, in gran parte cristiane, per il controllo politico della città…

 
R. – Esatto. Questo, per la Nigeria, è un anno molto critico. Si sta preparando alle elezioni del 2011: elezioni amministrative, parlamentari, locali e anche presidenziali. Le primarie per tale voto si svolgeranno nella seconda metà di quest'anno e, in alcuni Stati, già in febbraio-marzo. Quindi, come sempre quando arriva il turno elettorale, alcuni politici sfruttano questi attriti e li esasperano per motivi personali, politici ed economici. Inoltre, da due mesi il Paese è senza presidente: il capo di Stato, Yar’Adua, è ammalato, è ricoverato in ospedale a Gedda, in Arabia Saudita. Molti non sanno neppure il vero stato di salute del presidente.

 
D. – Come si può andare oltre queste tensioni, in Nigeria?

 
R. – La Nigeria è un immenso Stato, molto popoloso: è il più popoloso dell’Africa, con 140-150 milioni di abitanti. Io penso che la Nigeria, questo gigante, saprà rialzarsi e dimostrare di essere un leader non solo nell’Africa occidentale, ma in tutta l’Africa e forse anche sulla scena mondiale. Ho speranza che ciò accada.







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