Combattere l’inquinamento con le praterie. Lo afferma la Fao, secondo cui queste aree
hanno un vasto potenziale inutilizzato per mitigare i cambiamenti climatici e per
assorbire ed immagazzinare l’anidride carbonica (CO2). In base ad alcuni studi, le
praterie possono ridurre la vulnerabilità rispetto ai mutamenti del clima di oltre
un miliardo di persone, che dipende dall’allevamento di bestiame per la propria sopravvivenza.
Una migliore gestione delle pratiche di recupero della materia organica presente nelle
praterie, la riduzione dell’erosione e la diminuzione di perdite da incendi, potrebbero
portare ad un notevole calo di CO2, addirittura di un miliardo di tonnellate l’anno,
secondo alcune stime. Ne trarrebbero giovamento anche la tutela della biodiversità
e la capacità di far fronte alla siccità. Questo tipo di interventi, però, ha bisogno
di fondi e di uno sforzo coordinato globale. Per gli esperti della Fao, si potrebbe
sottoporre tra il 5% ed il 10% delle praterie di tutto il pianeta ad una gestione
per il sequestro di circa 184 milioni di tonnellate di carbonio in un anno. Tuttavia,
vi sono alcuni ostacoli, come la proprietà privata, il possesso delle terre e la cultura
dei pastori nomadi. (F.C.)