2010-01-19 14:06:43

Paracadutati aiuti Usa su Haiti. Tremila famiglie aiutate dalla rete Caritas


Ad Haiti sono almeno 70 mila i cadaveri seppelliti nelle fosse comuni, oltre 250 mila i feriti e centinaia di migliaia i senzatetto. In questo drammatico scenario si continua a scavare tra cumuli di calcinacci per trovare qualcuno ancora in vita. Finora, almeno 90 persone sono state salvate dalle macerie. Prosegue anche la distribuzione degli aiuti: i militari statunitensi hanno iniziato a lanciare con il paracadute beni di prima necessità. Prezioso è anche l’intervento delle organizzazioni umanitarie, come sottolinea Fiammetta Cappellini cooperante dell’Associazione Volontari per il Servizio Internazionale (Avsi), raggiunta telefonicamente a Port au Prince da Gabriella Ceraso:RealAudioMP3

R. - Quello che noi cerchiamo di fare è di creare degli spazi protetti per la popolazione più vulnerabile: i bambini che hanno perso entrambi i genitori, le donne incinte e le mamme che hanno bambini da zero a tre mesi. La nostra stima è che la popolazione in situazione di estrema necessità si conti nell’ordine delle decine di migliaia di persone.

 
D. - Qual è la situazione dell’acqua?

 
R. - Dal punto di vista dell’acqua, la popolazione sta utilizzando acqua che non è assolutamente potabile: la gente la prende dai canali di scolo. La gente fa fatica a trovare cibo. Ci sono dei supermercati crollati e la gente dalle macerie cerca di estrarre del cibo.

 
D. - Con quanta rapidità vengono distribuiti gli aiuti?

 
R. - Molto a rilento. C’è un meccanismo di coordinamento che ovviamente è complicato e anche la logistica. Abbiamo subito molte perdite noi, come le Nazioni Unite.

 
D. - Si parla di 100 bambini morti sotto una scuola a Leogane…

 
R. - Non è il solo caso: c’è una scuola professionale in centro a Port-au-Prince, nel quartiere di Carrefour che è crollato e si contano 400 ragazzi morti. Aspettiamo, quindi, un bilancio finale, purtroppo molto, molto pesante.

 
D. - Lei ha scelto di rimanere. Sappiamo che è rientrato suo figlio...

 
R. - Siamo venuti in questo Paese per aiutare la popolazione. Non possiamo tirarci indietro in questo momento, con il bisogno che hanno di noi. C’è bisogno di tutto, c’è bisogno di tanto. Invito chiunque sia nella possibilità a sostenerci, perché veramente questa è una catastrofe.

 
Prosegue dunque senza sosta ad Haiti il lavoro delle organizzazioni umanitarie. Tra queste anche Medici Senza Frontiere. Sulla gravità della situazione a Port-au-Prince e in altre località ascoltiamo, al microfono di Claudio Cavallaro, il direttore generale di Msf Italia, Kostas Moschochoritis:RealAudioMP3

R. - L’emergenza più grande è di operare i feriti. Come Medici senza frontiere abbiamo messo a disposizione adesso quattro sale operatorie, ma questo non basta assolutamente. Abbiamo già inviato gli psicologi, perché dobbiamo cominciare a trattare il trauma psicologico, ma dobbiamo anche ripristinare immediatamente il trattamento per i pazienti sieropositivi.

 
D. - Pochi giorni fa, il vostro capo missione ad Haiti aveva lanciato un allarme sulla scarsità dell’acqua, del cibo e delle medicine. L’allarme sta rientrando?

 
R. - Molto lentamente perché la macchina degli aiuti è ancora lenta. L’aeroporto di Port-au-Prince funziona lentamente e l’acqua potabile è molto carente ovviamente.

 
D. - Si parla della situazione drammatica a Port-au-Prince, ma voi state operando anche nelle cittadine vicine, altrettanto devastate dal terremoto...

R. - Abbiamo cominciato le missioni esplorative per vedere quale sia la situazione all'esterno. Siamo stati a Le Gonâve, dove l’80 per cento della città è stata completamente distrutta. In questo momento stiamo facendo delle missioni esplorative a Gran Goave, Petit Goave, Saint-Marc e Jacmel. C’è anche tanta gente che scappa da Port-au-Prince verso città che sono state meno toccate dal terremoto, come Saint-Marc, dove abbiamo preso in carico una struttura sanitaria. Un’idea chiara, però, sulla situazione fuori Port-au-Prince, l’avremo fra qualche giorno.

 
Tra enormi difficoltà anche la rete Caritas continua ad assicurare il proprio sostegno alla popolazione di Haiti. Finora sono stati forniti beni di primi necessità ad almeno tre mila famiglie. L’obiettivo, per le prossime settimane, è di aiutare oltre 100 mila persone come conferma, al microfono di Amedeo Lomonaco, il direttore della Caritas italiana, mons. Vittorio Nozza:RealAudioMP3

R. - Il lavoro di rete, che da sempre è in atto tra le Caritas nazionali, ci ha permesso nell’immediato del terremoto di collegarci con la Caritas haitiana. Si sta lavorando molto per contattare la popolazione e in particolare le famiglie. Il grosso dell’intervento, in questi primissimi giorni, è stato quello di consegnare alle famiglie un kit che permetta loro di avere cibo, farmaci, acqua potabile e materiale per l’igiene personale.

 
D. - Quali sono gli obiettivi delle prossime settimane?

R. - Nell’arco di 2-4 settimane, questo intervento - che al momento attuale ha raggiunto in modo particolare tremila famiglie - vuole arrivare a 25 mila famiglie, circa 100 mila persone.

 
D. - Cibo, medicinali, acqua e tende sono le priorità nel presente. Di quali beni, di quali doni ha bisogno la popolazione di Haiti per il futuro?

 
R. - Sono previste, come al solito, fasi successive, cioè la valutazione complessiva dei danni e soprattutto l’individuazione di possibili azioni di riabilitazione. Azioni che certamente vanno calibrate su piani di ricostruzione e di sviluppo pluriennali, che prevedono una serie di progettualità che sono più di sostegno, di sviluppo economico, di sviluppo di protezione umana, di attenzione alle persone, in particolare, a quelle più in difficoltà.
 
D. - Alla concreta generosità e ai piani di ricostruzione si aggiungono anche percorsi di fede e momenti di preghiera. La Chiesa italiana ha indetto per domenica prossima una raccolta straordinaria in tutte le parrocchie per sostenere le iniziative di solidarietà promosse dalla Caritas…

R. - La nostra azione logicamente è un’azione di Chiesa: il nostro è un organismo che è fortemente connotato a questa centralità della liturgia, della preghiera, della Parola e che si traduce poi nella vita concreta in una testimonianza. Una testimonianza, che si fa servizio nell’ordinarietà, nella normalità - ma soprattutto nel momento dell’emergenza piccola, locale, nazionale o internazionale - testimonia poi tutta la sua forza di amore che è generata dall’essere parte di questo cammino di fede e di questa esperienza di Chiesa. Una forza sostenuta in modo particolare dalla grazia di Dio, dalla preghiera e dalla parola che illumina e che rende capaci di diventare solidali: realtà di Chiesa che nel loro sintonizzarsi, nel loro stare in comunione non possono fare a meno che diventare prossime. Diventare prossime proprio nelle diverse circostanze, come in questa dove le le 220 chiese diocesane in Italia sottolineeranno in modo particolare domenica prossima l'importanza di compartecipare da parte di tutte le 25 mila parrocchie in Italia ad una solidarietà che diventerà poi progetto, risposta, modo di ricostruire le abitazioni, ma anche la dignità di queste persone.

 
Per sostenere gli interventi in corso si possono inviare offerte a Caritas Italiana tramite C/C POSTALE N. 347013 specificando nella causale: "Emergenza terremoto Haiti". Offerte sono possibili anche tramite altri canali, tra cui:
UniCredit Banca di Roma Spa, via Taranto 49, Roma Iban: IT 50 H 03002 05206 000011063119
Intesa Sanpaolo, via Aurelia 796, Roma Iban: IT 19 W 03069 05092 100000000012
Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma Iban: IT 29 U 05018 03200 000000011113
CartaSi e Diners telefonando a Caritas Italiana tel. 06 66177001







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