Paracadutati aiuti Usa su Haiti. Tremila famiglie aiutate dalla rete Caritas
Ad Haiti sono almeno 70 mila i cadaveri seppelliti nelle fosse comuni, oltre 250 mila
i feriti e centinaia di migliaia i senzatetto. In questo drammatico scenario si continua
a scavare tra cumuli di calcinacci per trovare qualcuno ancora in vita. Finora, almeno
90 persone sono state salvate dalle macerie. Prosegue anche la distribuzione degli
aiuti: i militari statunitensi hanno iniziato a lanciare con il paracadute beni di
prima necessità. Prezioso è anche l’intervento delle organizzazioni umanitarie, come
sottolinea Fiammetta Cappellini cooperante dell’Associazione Volontari per
il Servizio Internazionale (Avsi), raggiunta telefonicamente a Port au Prince da Gabriella
Ceraso:
R. - Quello
che noi cerchiamo di fare è di creare degli spazi protetti per la popolazione più
vulnerabile: i bambini che hanno perso entrambi i genitori, le donne incinte e le
mamme che hanno bambini da zero a tre mesi. La nostra stima è che la popolazione in
situazione di estrema necessità si conti nell’ordine delle decine di migliaia di persone.
D.
- Qual è la situazione dell’acqua?
R. - Dal punto
di vista dell’acqua, la popolazione sta utilizzando acqua che non è assolutamente
potabile: la gente la prende dai canali di scolo. La gente fa fatica a trovare cibo.
Ci sono dei supermercati crollati e la gente dalle macerie cerca di estrarre del cibo.
D.
- Con quanta rapidità vengono distribuiti gli aiuti?
R.
- Molto a rilento. C’è un meccanismo di coordinamento che ovviamente è complicato
e anche la logistica. Abbiamo subito molte perdite noi, come le Nazioni Unite.
D.
- Si parla di 100 bambini morti sotto una scuola a Leogane…
R.
- Non è il solo caso: c’è una scuola professionale in centro a Port-au-Prince, nel
quartiere di Carrefour che è crollato e si contano 400 ragazzi morti. Aspettiamo,
quindi, un bilancio finale, purtroppo molto, molto pesante.
D.
- Lei ha scelto di rimanere. Sappiamo che è rientrato suo figlio...
R.
- Siamo venuti in questo Paese per aiutare la popolazione. Non possiamo tirarci indietro
in questo momento, con il bisogno che hanno di noi. C’è bisogno di tutto, c’è bisogno
di tanto. Invito chiunque sia nella possibilità a sostenerci, perché veramente questa
è una catastrofe.
Prosegue dunque senza sosta ad Haiti
il lavoro delle organizzazioni umanitarie. Tra queste anche Medici Senza Frontiere.
Sulla gravità della situazione a Port-au-Prince e in altre località ascoltiamo, al
microfono di Claudio Cavallaro, il direttore generale di Msf Italia, Kostas
Moschochoritis:
R. - L’emergenza
più grande è di operare i feriti. Come Medici senza frontiere abbiamo messo a disposizione
adesso quattro sale operatorie, ma questo non basta assolutamente. Abbiamo già inviato
gli psicologi, perché dobbiamo cominciare a trattare il trauma psicologico, ma dobbiamo
anche ripristinare immediatamente il trattamento per i pazienti sieropositivi.
D.
- Pochi giorni fa, il vostro capo missione ad Haiti aveva lanciato un allarme sulla
scarsità dell’acqua, del cibo e delle medicine. L’allarme sta rientrando?
R.
- Molto lentamente perché la macchina degli aiuti è ancora lenta. L’aeroporto di Port-au-Prince
funziona lentamente e l’acqua potabile è molto carente ovviamente.
D.
- Si parla della situazione drammatica a Port-au-Prince, ma voi state operando anche
nelle cittadine vicine, altrettanto devastate dal terremoto...
R. -
Abbiamo cominciato le missioni esplorative per vedere quale sia la situazione all'esterno.
Siamo stati a Le Gonâve, dove l’80 per cento della città è stata completamente distrutta.
In questo momento stiamo facendo delle missioni esplorative a Gran Goave, Petit Goave,
Saint-Marc e Jacmel. C’è anche tanta gente che scappa da Port-au-Prince verso città
che sono state meno toccate dal terremoto, come Saint-Marc, dove abbiamo preso in
carico una struttura sanitaria. Un’idea chiara, però, sulla situazione fuori Port-au-Prince,
l’avremo fra qualche giorno.
Tra enormi difficoltà anche
la rete Caritas continua ad assicurare il proprio sostegno alla popolazione di Haiti.
Finora sono stati forniti beni di primi necessità ad almeno tre mila famiglie. L’obiettivo,
per le prossime settimane, è di aiutare oltre 100 mila persone come conferma, al microfono
di Amedeo Lomonaco, il direttore della Caritas italiana, mons. Vittorio
Nozza:
R. - Il lavoro
di rete, che da sempre è in atto tra le Caritas nazionali, ci ha permesso nell’immediato
del terremoto di collegarci con la Caritas haitiana. Si sta lavorando molto per contattare
la popolazione e in particolare le famiglie. Il grosso dell’intervento, in questi
primissimi giorni, è stato quello di consegnare alle famiglie un kit che permetta
loro di avere cibo, farmaci, acqua potabile e materiale per l’igiene personale.
D.
- Quali sono gli obiettivi delle prossime settimane?
R. - Nell’arco
di 2-4 settimane, questo intervento - che al momento attuale ha raggiunto in modo
particolare tremila famiglie - vuole arrivare a 25 mila famiglie, circa 100 mila persone.
D. - Cibo, medicinali, acqua e tende sono le priorità
nel presente. Di quali beni, di quali doni ha bisogno la popolazione di Haiti per
il futuro?
R. - Sono previste, come al solito, fasi
successive, cioè la valutazione complessiva dei danni e soprattutto l’individuazione
di possibili azioni di riabilitazione. Azioni che certamente vanno calibrate su piani
di ricostruzione e di sviluppo pluriennali, che prevedono una serie di progettualità
che sono più di sostegno, di sviluppo economico, di sviluppo di protezione umana,
di attenzione alle persone, in particolare, a quelle più in difficoltà. D.
- Alla concreta generosità e ai piani di ricostruzione si aggiungono anche percorsi
di fede e momenti di preghiera. La Chiesa italiana ha indetto per domenica prossima
una raccolta straordinaria in tutte le parrocchie per sostenere le iniziative di solidarietà
promosse dalla Caritas…
R. - La nostra azione logicamente è un’azione
di Chiesa: il nostro è un organismo che è fortemente connotato a questa centralità
della liturgia, della preghiera, della Parola e che si traduce poi nella vita concreta
in una testimonianza. Una testimonianza, che si fa servizio nell’ordinarietà, nella
normalità - ma soprattutto nel momento dell’emergenza piccola, locale, nazionale o
internazionale - testimonia poi tutta la sua forza di amore che è generata dall’essere
parte di questo cammino di fede e di questa esperienza di Chiesa. Una forza sostenuta
in modo particolare dalla grazia di Dio, dalla preghiera e dalla parola che illumina
e che rende capaci di diventare solidali: realtà di Chiesa che nel loro sintonizzarsi,
nel loro stare in comunione non possono fare a meno che diventare prossime. Diventare
prossime proprio nelle diverse circostanze, come in questa dove le le 220 chiese diocesane
in Italia sottolineeranno in modo particolare domenica prossima l'importanza di compartecipare
da parte di tutte le 25 mila parrocchie in Italia ad una solidarietà che diventerà
poi progetto, risposta, modo di ricostruire le abitazioni, ma anche la dignità di
queste persone.
Per sostenere gli interventi in corso
si possono inviare offerte a Caritas Italiana tramite C/C POSTALE N. 347013
specificando nella causale: "Emergenza terremoto Haiti". Offerte sono possibili anche
tramite altri canali, tra cui: UniCredit Banca di Roma Spa, via Taranto
49, Roma Iban: IT 50 H 03002 05206 000011063119 Intesa Sanpaolo, via Aurelia
796, Roma Iban: IT 19 W 03069 05092 100000000012 Banca Popolare Etica, via
Parigi 17, Roma Iban: IT 29 U 05018 03200 000000011113 CartaSi e Diners
telefonando a Caritas Italiana tel. 06 66177001