Il Papa in Sinagoga. Mons. Paglia: ebrei e cristiani chiamati a comunicare insieme
la presenza di Dio tra gli uomini
La visita di Benedetto XVI alla Sinagoga di Roma è stata definita unanimemente come
un evento storico. Ma quale eredità lascerà questo avvenimento sulla via del dialogo
tra ebrei e cattolici? Alessandro Gisotti lo ha chiesto a mons. Vincenzo
Paglia, vescovo di Terni-Narni-Amelia e già presidente della Commissione per l’ecumenismo
e il dialogo della Conferenza episcopale italiana:
R. - Io credo
che resti un ulteriore passo nell’incontro tra gli ebrei e cristiani. Anzi, vorrei
dire che non si è solo confermato un rapporto, ma il Papa e il rabbino Di Segni hanno
già iniziato a camminare insieme e lo hanno fatto quando hanno commentato le Scritture:
Di Segni ha commentato i passi sulla fraternità e Papa Benedetto XVI le prime parole
dei Comandamenti. E’ proprio questa, secondo me, una novità straordinaria dell’incontro
avvenuto nella Sinagoga.
D. - Al di là delle difficoltà,
si è soprattutto voluto sottolineare, e da tutti, il patrimonio comune…
R.
- Non c’è dubbio. L’uno e l’altro hanno ripetuto che ovviamente le differenze ci sono
e del resto siamo due religioni differenti, ma è tanto anche il patrimonio che ci
unisce. Non c’è dubbio che ebrei e cristiani debbano ripetere la priorità della comunicazione
del primato di Dio nella vita degli uomini ed è anche singolare che sia stato ricordato
anche l’altro popolo, quello islamico, che è chiamato a testimoniare la presenza di
Dio nella vita degli uomini come misericordia, come perdono, come primato dello spirituale.
D. - Cosa fare insieme? È una domanda che è stata
in un qualche modo riproposta dal rabbino Di Segni e dal Papa e ora, davvero con nuovo
slancio, si cerca di pensare a cosa costruire insieme…
R.
- Io direi istintivamente che dobbiamo continuare ad incontrarci così: ovunque nel
mondo, dove ci sono ebrei e cristiani: perché gli uomini vivano in pace e non nel
conflitto, perché riscoprano la fraternità e non l’odio. Sappiamo che ogni omicidio
è sempre un fratricidio. Ecco perché io credo che ci sia chiesto di continuare in
quei passi che hanno segnato l'inizio del rapporto.