2010-01-18 15:07:09

Presidenziali in Cile: vince il leader della destra Piñera


Svolta a destra in Cile. Con oltre il 51 per cento dei voti Sebastián Piñera ha vinto il ballottaggio presidenziale di ieri. Imprenditore, miliardario, durante la campagna elettorale ha proposto agli elettori ''una seconda transizione", dopo quella dall'autoritarismo militare alla democrazia. Due gli obiettivi su cui ha puntato: la creazione di un milione di posti di lavoro e la sicurezza. E da più parti si parla di un risultato storico. Sulle motivazioni di questa vittoria, Salvatore Sabatino ha raccolto il commento di Luis Badilla, giornalista ed esperto di America Latina:RealAudioMP3

R. – Primo, perché era da 20 anni che governava una coalizione di centro-sinistra, subito dopo il regime militare di Pinochet. Poi, se andiamo indietro, tenendo conto dei governi democratici, era da 46 anni che in Cile non governava un presidente di destra. L’ultimo è stato Jorge Alessandri, che finì il suo mandato nel 1964. Dopo di che vennero regimi democratici-cristiani, quello della sinistra di Salvador Allende e poi tutto il periodo militare. Quindi, si tratta di una data molto rilevante, molto significativa. In secondo luogo, potremmo dire che la ragione del perché si dice che sia storico è perché si tratta di una nuova destra, che non c’entra niente con ciò che in un certo qual modo rappresentò Pinochet per oltre 20 anni.
 
D. – Chi è Sebastián Piñera, può tracciarne un profilo?
 
R. – Oltre ad essere un uomo molto ricco, è anche un uomo che in qualche modo ha rifondato la destra cilena, staccandola dal pinochettismo, dandole un volto molto più moderno, tanto che adesso il suo problema al governo, secondo me, sarà di dare seguito a tutte le sue promesse, perché paradossalmente lui ha fatto una campagna quasi di centro-sinistra, con un altissimo contenuto sociale.
 
D. – La gente cosa si aspetta da lui, dopo questa elezione?
 
R. – Si aspetta che dia compimento al suo programma. Tra l’altro aveva promesso migliaia e migliaia di alloggi popolari in pochissimo tempo, miglioramento del salario minimo, miglioramento del sistema sanitario... La gente vorrebbe vedere tutte queste promesse realizzate.
 
D. – Dopo questo voto, come cambiano gli equilibri all’interno dell’America Latina?
 
R. – Potrebbero cambiare drasticamente. Durante quest’anno, in America Latina, andranno a votare diversi Paesi per un totale di 400 milioni di persone, almeno 250 milioni di elettori dovranno eleggere il presidente: innanzitutto, in Brasile, poi i Parlamenti regionali, statali, e via dicendo, in Messico, poi il presidente colombiano, quindi un gran numero di elezioni presidenziali. Il Cile tradizionalmente ha segnato la pista di quello che può succedere. Non èuna questione meccanica, ma è probabile che quello che si è verificato in Cile si possa registrare in altri Paesi nei prossimi mesi.
 
D. – Oggi come si può definire il Cile, che Paese è?
 
R. – Dobbiamo ricordare che il Cile fra poco entrerà a far parte dell’Organizzazione per lo sviluppo economico: sarà il 31.mo Paese che entra a far parte di questa organizzazione. E’ quasi una certificazione che il Cile sarebbe in qualche modo uscito dal sottosviluppo. Il problema del Cile, che tra l’altro è un problema di tutta l’America Latina, è l’iniquità sociale: è un Paese dove le differenze sociali sono scandalose. Questa è l’altra grande sfida del presidente Piñera: sarà in grado, come ha promesso, di ridistribuire la ricchezza?







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