2010-01-18 16:03:07

Haiti: le difficoltà non fermano la solidarietà internazionale


Ad Haiti sono almeno settantamila i cadaveri seppelliti in fosse comuni dopo il terremoto che ha sconvolto il Paese. Secondo una stima fornita da esperti americani, i morti potrebbero essere oltre 200 mila. Circa 100 bambini sarebbero rimasti sepolti sotto le macerie di una scuola crollata nel villaggio di Leogane. Lo riporta la Cnn. Leogane, a pochi chilometri dall'epicentro del terremoto, è stata completamente distrutta. Intanto, secondo la Croce Rossa aumentano violenze e saccheggi. Ma in questo tragico scenario non mancano segnali di speranza: a Port-au-Prince altre due persone sono state salvate dalle macerie. E nel solco della speranza c'è da sottolineare la vasta solidarietà internazionale per Haiti: in questo contesto si collocano anche le iniziative della Chiesa con il Pontificio Consiglio Cor Unum e le Caritas di tutto il mondo. Il servizio di Amedeo Lomonaco:RealAudioMP3

Ad Haiti si continua a scavare nella speranza di trovare persone ancora in vita oltre cumuli di cemento, mattoni e calcinacci. Finora, 62 persone sono state salvate dalle macerie. Il Paese è un groviglio di rovine e il governo ha dichiarato lo stato di emergenza fino alla fine di gennaio e un periodo di lutto nazionale di un mese. I Paesi che stanno aiutando economicamente Haiti si riuniranno il 25 gennaio a Montreal, in Canada, per pianificare la ricostruzione e affidare all’Onu il compito di coordinare gli aiuti internazionali. La comunità internazionale si è mobilitata in massa per aiutare il Paese più povero del continente americano, ma sono molteplici gli ostacoli per la macchina dei soccorsi: a Port-au-Prince l’aeroporto è ingolfato, il porto è distrutto e molte strade non sono percorribili. Gli Stati Uniti intendono inviare più truppe per partecipare alle operazioni di soccorso. Circa 2.200 i marines - dotati di attrezzature per rimuovere le macerie, aiuti sanitari ed elicotteri - andranno ad aggiungersi agli oltre 5.000 soldati americani già presenti nella regione. Nella capitale i sopravvissuti vivono ammassati in bidonville improvvisate. L’Onu riferisce che sono in corso operazioni di distribuzione di aiuti ma rifugi, impianti igienici, acqua e cure mediche restano “estremamamente limitati”. La priorità è quella di evitare una catastrofe sanitaria, alimentata da colera ed epidemie. A rendere difficili le operazioni di soccorso sono anche i molteplici episodi di violenza e sciacallaggio. La Chiesa è in prima linea per aiutare la popolazione del Paese caraibico. Alla luce della richiesta del Pontificio Consiglio Cor Unum, il Catholic Relief Services (Crs) – l’agenzia internazionale umanitaria dei vescovi degli Stati Uniti, ha promosso una serie di incontri con i presuli di Haiti e diverse agenzie caritative cattoliche per rispondere alla drammatica emergenza provocata dal terremoto. L’agenzia Crs – si legge nel comunicato di Cor Unum – si è immediatamente attivata per fornire cibo, acqua, vestiti, alloggi e assistenza medica. La distribuzione degli aiuti è assicurata in 12 siti. Personale e beni di prima necessità continuano ad arrivare dalla vicina Repubblica Dominicana e da altri Paesi. Come nel caso di disastri precedenti – sottolinea Cor Unum – è di nuovo manifesta “la generosità concreta della Chiesa, di istituzioni e privati in tutto il mondo”. Il nunzio apostolico in Haiti, l’arcivescovo Bernardito Auza, sta visitando le zone colpite dal terremoto, in particolare le comunità ecclesiali. Dalla Caritas della Repubblica Dominicana sono arrivati venti camion e una nave con 80 cointainer di cibo. Le organizzazioni della rete Caritas hanno inviato coperte, tende e taniche d’acqua. Finora la Caritas Haiti ha aiutato oltre 3 mila famiglie. Nelle prossime settimane si prevede di raggiungere 100 mila persone. La Chiesa italiana ha indetto per domenica prossima una raccolta straordinaria in tutte le parrocchie. Iniziative e progetti sono infine promossi, tra gli altri, dall’organizzazione spagnola Manos Unidas, dal Sovrano Ordine di Malta e dall’Avsi.  
Gli operatori dell’Associazione Volontari per il Servizio Internazionale (Avsi) sono dunque ad Haiti per cercare di sostenere la popolazione in questo drammatico momento. In un Paese dove case ed edifici sono crollati come cartapesta la priorità adesso è di fornire cibo, acqua e rifugi. E’ quanto sottolinea, al microfono di Gabriella Ceraso, il segretario generale dell’Avsi Alberto Piatti: RealAudioMP3

R. – Quello che stiamo facendo adesso è creare, per quello che è possibile, dei rifugi improvvisati, gli “shelter”, soprattutto nella baraccopoli di Cité Soleil, dove i bambini possano essere accuditi, rifocillati e rivestiti. La gente in questo momento ha bisogno di avere un materasso dove dormire, un telo con cui coprirsi, qualcosa da mangiare ma soprattutto acqua potabile.
 
D. – La situazione sul terreno qual è?
 
R. – Si temono due fattori. Il primo è quello di possibili epidemie e l’altro è quello delle rivolte. Hanno fatto dei blocchi stradali con dei cadaveri; poi è intervenuta la forza delle Nazioni Unite per rimuoverli. Seppur contenuto, comunque qualche episodio di violenza c’è: per questo la nostra è una presenza rassicurante che calma anche gli animi.
 
D. – Quante persone state riuscendo ad assistere per ora?
 
R. – In questo momento sono un migliaio di persone, però vorremmo riuscire ad arrivare – appena le possibilità di spostamento saranno più favorevoli – a raggiungere le settemila persone con cui da dieci anni siamo in contatto. Abbiamo già portato tre carichi di coperte e teli per tende improvvisate da Santo Domingo. Cominciamo già a distribuirle.
 
D. – A proposito degli aiuti, c’è una polemica sul fatto che siano lenti o che non siano ben distribuiti…
 
R. – Evidentemente questa massa di aiuti deve passare per due strozzature: il porto, che è inagibile e l’aeroporto. Fin quando non aprono, come stanno dicendo, a Les Cayes, e riattivano la pista a sud del Paese, l’unico ingresso in questo momento è l’aeroporto. Il porto di Porte-au-Prince è inagibile. Quindi gli aiuti arrivano con piccole imbarcazioni.
 
D. – Le cose di cui c’è bisogno per voi quali sono?
 
R. – La cosa migliore è non mandare materiali, perché – come abbiamo detto prima – c’è una strozzatura. E’ necessario poter disporre di somme di denaro affinché si possa comprare in loco ciò che serve in modo molto mirato e preciso.







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