Ballottaggio presidenziale in Cile, si profila la vittoria della destra
Oggi si vota in Cile per il ballottaggio presidenziale. Si affrontano il miliardario
Sebastian Pinera, candidato delle destre, ed il senatore democristiano, Eduardo Frei,
in corsa per la coalizione di centrosinistra al governo da vent'anni. Da giorni si
parla della possibile vittoria di Pinera, che riporterebbe le destre al potere in
modo democratico dopo circa mezzo secolo, ma in ogni caso, secondo i sondaggi, non
dovrebbero essere moltissimi i voti di stacco tra i due. Fausta Speranza ha
intervistato Luis Badilla, giornalista della nostra emittente esperto di questioni
latinoamericane:
R. - Sembrerebbe,
dalle notizie che arrivano, che il ballottaggio è molto sentito, nel senso che, siccome
i sondaggi dicono che praticamente fra il candidato del centrosinistra e quello di
destra c’è un pareggio matematico, o meglio, la differenza a favore di quello di destra
è minima, è cresciuto molto l’interesse politico per andare a votare. Quindi, il Paese
è molto polarizzato, cosa abbastanza insolita, perché in generale i cileni negli ultimi
anni si erano molto allontanati dalla politica.
D.
- In ogni caso, in ballo c’è un possibile ritorno dopo 20 anni della destra?
R.
- Certamente, è possibile. Nel primo turno, non solo era possibile, ma era quasi certo.
Dopo due settimane di campagna elettorale per il ballottaggio, le cose sono radicalmente
mutate, perché il candidato che era arrivato secondo - lontano dieci, dodici punti
dal candidato della destra - ha recuperato in modo strepitoso. Certo, ha l’appoggio
degli altri due candidati, il terzo e il quarto al primo turno, tutti e due di sinistra,
e si è avvicinato tanto che, adesso, domenica, tutto si deciderà per una manciata
di voti.
D. - E’ di questi giorni la notizia che
il Cile diventerà il 31.mo Paese dell’Ocse, primo in Sudamerica, ma come sta l’economia
del Cile?
R. - Sostanzialmente, bene. E’ vero che
ha patito gli effetti di questa crisi economica e finanziaria internazionale, soprattutto
per quanto riguarda le sue esportazioni orientate verso l’Asia, ma è anche vero che,
comunque, il rallentamento della crescita è stato modesto. Il problema del Cile, da
questo punto di vista, è che i suoi indici macroeconomici sono fra i migliori, ragion
per entrerà all’interno di questa organizzazione di Paesi che, in un certo qual modo,
sono fuori dal sottosviluppo. D’altra parte, è anche uno dei Paesi dove c’è la più
grande iniquità sociale, cioè dove la ricchezza è molto mal distribuita.
D.
- E per questa ricchezza mal distribuita, per questa popolazione che non sta in buone
condizioni economiche e, dunque, sociali, cosa promettono i due candidati, di destra
e sinistra?
R. - Forse, questa è la cosa più interessante
di tutte, nel senso che tutti e due i candidati più o meno hanno promesso o prospettato
le stesse cose. Innanzitutto, tutti e due hanno detto che non modificheranno sostanzialmente
nulla del governo della signora Bachelet, che se ne va a casa con una popolarità superiore
all’80 per cento: non cambieranno sostanzialmente nulla. Per un certo verso, addirittura,
il candidato della destra si è spinto a fare più promesse a carattere sociale di quello
del centrosinistra. Adesso, il problema è se chi vince sarà in grado di mantenere
queste promesse.