2010-01-17 15:28:38

Ballottaggio presidenziale in Cile, si profila la vittoria della destra


Oggi si vota in Cile per il ballottaggio presidenziale. Si affrontano il miliardario Sebastian Pinera, candidato delle destre, ed il senatore democristiano, Eduardo Frei, in corsa per la coalizione di centrosinistra al governo da vent'anni. Da giorni si parla della possibile vittoria di Pinera, che riporterebbe le destre al potere in modo democratico dopo circa mezzo secolo, ma in ogni caso, secondo i sondaggi, non dovrebbero essere moltissimi i voti di stacco tra i due. Fausta Speranza ha intervistato Luis Badilla, giornalista della nostra emittente esperto di questioni latinoamericane: RealAudioMP3

R. - Sembrerebbe, dalle notizie che arrivano, che il ballottaggio è molto sentito, nel senso che, siccome i sondaggi dicono che praticamente fra il candidato del centrosinistra e quello di destra c’è un pareggio matematico, o meglio, la differenza a favore di quello di destra è minima, è cresciuto molto l’interesse politico per andare a votare. Quindi, il Paese è molto polarizzato, cosa abbastanza insolita, perché in generale i cileni negli ultimi anni si erano molto allontanati dalla politica.

 
D. - In ogni caso, in ballo c’è un possibile ritorno dopo 20 anni della destra?

 
R. - Certamente, è possibile. Nel primo turno, non solo era possibile, ma era quasi certo. Dopo due settimane di campagna elettorale per il ballottaggio, le cose sono radicalmente mutate, perché il candidato che era arrivato secondo - lontano dieci, dodici punti dal candidato della destra - ha recuperato in modo strepitoso. Certo, ha l’appoggio degli altri due candidati, il terzo e il quarto al primo turno, tutti e due di sinistra, e si è avvicinato tanto che, adesso, domenica, tutto si deciderà per una manciata di voti.

 
D. - E’ di questi giorni la notizia che il Cile diventerà il 31.mo Paese dell’Ocse, primo in Sudamerica, ma come sta l’economia del Cile?

 
R. - Sostanzialmente, bene. E’ vero che ha patito gli effetti di questa crisi economica e finanziaria internazionale, soprattutto per quanto riguarda le sue esportazioni orientate verso l’Asia, ma è anche vero che, comunque, il rallentamento della crescita è stato modesto. Il problema del Cile, da questo punto di vista, è che i suoi indici macroeconomici sono fra i migliori, ragion per entrerà all’interno di questa organizzazione di Paesi che, in un certo qual modo, sono fuori dal sottosviluppo. D’altra parte, è anche uno dei Paesi dove c’è la più grande iniquità sociale, cioè dove la ricchezza è molto mal distribuita.

 
D. - E per questa ricchezza mal distribuita, per questa popolazione che non sta in buone condizioni economiche e, dunque, sociali, cosa promettono i due candidati, di destra e sinistra?

 
R. - Forse, questa è la cosa più interessante di tutte, nel senso che tutti e due i candidati più o meno hanno promesso o prospettato le stesse cose. Innanzitutto, tutti e due hanno detto che non modificheranno sostanzialmente nulla del governo della signora Bachelet, che se ne va a casa con una popolarità superiore all’80 per cento: non cambieranno sostanzialmente nulla. Per un certo verso, addirittura, il candidato della destra si è spinto a fare più promesse a carattere sociale di quello del centrosinistra. Adesso, il problema è se chi vince sarà in grado di mantenere queste promesse.







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