Visita del Papa in Sinagoga. Padre Hofmann e mons. Fumagalli: darà nuovo slancio
al dialogo tra ebrei e cattolici
Con un omaggio floreale alla lapide che ricorda gli ebrei romani vittime del nazismo,
inizierà domani pomeriggio l’attesa visita di Benedetto XVI alla comunità ebraica
di Roma. Il Papa sarà accolto nella Sinagoga dal rabbino capo Riccardo Di Segni. Dal
canto suo, il rabbino capo emerito Elio Toaff, protagonista della storica visita di
Giovanni Paolo II alla Sinagoga nel 1986, ha affermato che il cammino del dialogo
ebraico-cattolico è “irreversibile” e che bisogna impegnarsi a superare le incomprensioni.
Sul rilievo internazionale e non solo italiano della visita di Benedetto XVI alla
Sinagoga di Roma, si sofferma padre Norbert Hofmann, segretario della Commissione
per i rapporti religiosi con l'ebraismo, intervistato da Philippa Hitchen:
R. – So che
Benedetto XVI ha nel cuore il desiderio di approfondire il dialogo con gli ebrei.
Non è solo un evento italiano ma è un avvenimento internazionale, perché sono stati
invitati ebrei da tutto il mondo. Questa visita del Papa in Sinagoga ha un nuovo significato
per approfondire le relazioni internazionali con l’ebraismo. La Chiesa cattolica esprime
quindi la sua volontà: continuare con slancio, con la volontà di mettere in primo
piano le questioni importanti per il dialogo con gli ebrei.
D.
– Può, in qualche modo, mettere fine alle tensioni dei mesi passati, soprattutto con
la comunità ebraica qui in Italia?
R. – Questa visita
del Papa in Sinagoga è un segno visibile per superare i malintesi. Vorrei dire che
questi sono stati malintesi, qualche volta anche delle situazioni difficili. Direi
però che ci sono delle relazioni solide con la comunità ebraica internazionale, non
solo con quella italiana o di Roma; possiamo discutere anche di cose difficili in
un’atmosfera di amicizia e vorrei dire che questo sentirsi amici, questo poter parlare
di cose difficili è un grande passo avanti. (Montaggio a cura di Maria Brigini)
Sui
possibili risvolti della visita del Papa alla comunità ebraica romana, Alessandro
Gisotti ha intervistato mons. Pier Francesco Fumagalli, viceprefetto della
Biblioteca Ambrosiana e consultore della Commissione vaticana per i rapporti religiosi
con l’ebraismo:
R. – Da questi
incontri di vertice scaturiscono sempre dei grandi insegnamenti che poi si moltiplicano
sia per la città di Roma, dove c’è una comunità ebraica molto significativa, molto
attiva e molto vivace, sia anche per l’Italia e per le altre regioni dove ebrei e
cristiani convivono, specialmente ed anzitutto in Terra Santa. L’esempio e la ricchezza
di queste iniziative non possono essere se non esemplificate con tutta quella ricchezza
che gli uomini e le donne di buona volontà di fede ebraica e cristiana promuovono
e auspicabilmente promuoveranno sempre di più.
D.
– Questo mese di gennaio si presenta molto fecondo per il dialogo ebraico-cristiano:
oltre alla visita del Papa al Tempio Maggiore di Roma, si riunisce anche la Commissione
mista per il dialogo cattolico-ebraico. Quale sarà il tema all’ordine del giorno e
quali anche le aspettative?
R. – L’argomento di questa
volta è l’insegnamento cattolico ed ebraico sulla creazione, sull’ambiente e sulla
sfida dell’intervento umano nell’ordine naturale, che apre una grande finestra su
una discussione molto aperta e sensibile. Pensiamo soltanto agli interventi umani
in campo bioetico all’inizio e alla fine della vita. Un arricchimento, questo, di
confronti liberi e franchi su punti di vista spirituali, ma anche etici fondamentali
ed anche pratici da parte ebraica e cristiana. Questo sarà di grande giovamento anche
per la società, sia per i credenti così come per i non credenti.
D.
– Sebbene non manchino difficoltà si può dire che tra cattolici ed ebrei si respira
una nuova atmosfera di dialogo. Su quale terreno questo dialogo si può rafforzare?
R.
– Credo che l’auspicio fatto più volte sia prima da Giovanni Paolo II, sia poi approfondito
anche da Benedetto XVI, sia un auspicio che parte dalla memoria e, quindi, la novità
– se vogliamo – è quella di costruire questi rapporti approfondendo e tenendo sempre
viva la memoria e la compassione per il passato. A pochi giorni di distanza da questa
visita nel Tempio Maggiore degli ebrei romani, ci sarà in Italia una Giornata della
Memoria, che ricorda le vittime della Shoah e in particolare di Auschwitz. Un altro
punto, senz’altro, sarà quello - più volte già additato da Papa Benedetto XVI - dell’approfondimento
del vincolo spirituale.
D. – Alla visita del Papa
alla Sinagoga di Roma sarà presente anche una delegazione della comunità islamica
italiana. Quanto il dialogo tra ebrei e cattolici può aiutare il dialogo con i musulmani?
R.
– Idealmente, in questo momento, c’è un ponte che unisce questo Tempio maggiore di
Roma con la Terra Santa e addirittura va al di là e raggiunge perfino Medina e La
Mecca così che questo grande saluto “Shalom, aleichem” che gli ebrei si scambiano
e che rivolgono ai cristiani, diventi anche un “Salam aleikum”, un saluto di pace
che si estenda verso l’Islam.