In Ucraina sale l’attesa per il primo turno delle elezioni presidenziali in programma
questa domenica. Le ultime, nel 2004 vennero sospese e ripetute a seguito della cosiddetta
“Rivoluzione arancione”, scatenata dalle proteste popolari per sospetti brogli, poi
la vittoria andò a Viktor Yuschenko. Con lui lo spostamento dell’Ucraina verso occidente
e l’allontanamento dalla Russia. Favoriti per il ballottaggio, l’attuale premier Yulia
Timoshenko e l’ex primo ministro filorusso Viktor Yanukovych. Per un’analisi del quadro
politico nel Paese ascoltiamo al microfono di Linda Giannattasio, Fulvio
Scaglione, vicedirettore di Famiglia Cristiana, esperto dell’area ex sovietica.
R. – La sfida
elettorale si gioca tra i due candidati Yulia Timoshenko e Viktor Yanukovych. Il
dato politico generale è questa onda profonda di riflusso rispetto alla cosiddetta
“rivoluzione arancione”, un’onda che è dovuta certamente alla disillusione, perché
la cosiddetta “rivoluzione arancione” non ha mantenuto le promesse di un avvicinamento
molto rapido all’Occidente, un risanamento dell’economia e un’introduzione di elementi
liberali. Non è successo nulla di tutto questo e il presidente Yuschenko – che di
questo progetto era stato la bandiera – è quello che è più penalizzato. L’onda, però,
è dovuta anche ad un certo senso di realismo storico: la “rivoluzione arancione” presupponeva
un rapporto conflittuale con la Russia che l’Ucraina non era assolutamente in grado
di permettersi.
D. – Quindi, quali sono le tensioni
politiche più forti nel Paese in questo momento?
R.
– La sfida di entrambi è chiaramente quella di riavvicinarsi ad una politica più realistica
e quindi ad un miglior rapporto con la Russia. Russia che, non va dimenticato, è di
gran lunga il primo partner commerciale dell’Ucraina e fornisce all’Ucraina il 95
per cento delle risorse energetiche.
D. – Come sono
cambiati i rapporti con Mosca, anche a livello energetico?
R.
– Sarà una combinazione – certo non lo è -, però proprio alla vigilia di queste elezioni
dove Yanukovych – che piace a Mosca – è favorito, la cosiddetta “guerra del gas” tra
Russia e Ucraina ha conosciuto un’improvvisa tregua.
D.
– L’Ucraina sta vivendo un momento difficile per la gravissima economica. Quali sono
le principali problematiche che dovrà affrontare chi sarà eletto?
R.
– La crisi ha aggravato, in Ucraina, dei problemi che sono aperti da quando ha smesso
di esistere l’Unione Sovietica e cioè abbiamo un Paese profondamente diviso in due:
c’è una parte ad est, russofona, molto legata alla Russia e poi c’è una parte occidentale
che parla l’ucraino, ha una cultura ed un atteggiamento molto più filo-occidentale
ed è anche una parte un po’ più moderna del Paese. Su tutto questo incombe poi lo
spettro energetico, cioè la dipendenza totale dalla Russia per i rifornimenti energetici.
E’ un’equazione complicatissima. La Timoshenko cerca di attrarre l’elettorato promettendo
di far entrare l’Ucraina nell’Unione Europea entro cinque anni, ma si tratta di una
dichiarazione totalmente priva di qualunque fondamento, perché l’Unione Europea tutto
vuole tranne che avere un problema economico, perché l’Ucraina sarebbe un Paese da
“adottare” per risollevarlo ed è un problema spinoso anche dal punto di vista politico
perché la Russia difficilmente accetterebbe questa sottrazione dell’Ucraina dalla
propria orbita.
D. – Come vedono questa tornata elettorale
l’Occidente e la comunità internazionale?
R. – Credo
che la comunità internazionale sia abbastanza rassegnata a questo riassorbimento –
in larga parte già avvenuto – dell’Ucraina nell’orbita russa. Il sogno della “rivoluzione
arancione” era di ancorarsi all’Unione Europea dal punto di vista economico ed ancorarsi
alla Nato e agli Stati Uniti dal punto di vista politico. Era impossibile.