Testo integrale del discorso del Papa alla Congregazione per la Dottrina della Fede
“Il Magistero della Chiesa intende offrire il proprio contributo alla formazione della
coscienza non solo dei credenti, ma di quanti cercano la verità e intendono dare ascolto
ad argomentazioni che vengono dalla fede ma anche dalla stessa ragione”: è quanto
ha detto il Papa stamani ai partecipanti alla plenaria della . Questi i temi affrontati:
il servizio del Papa all’unità della fede, la questione del raggiungimento della piena
comunione con la Chiesa da parte della Fraternità di San Pio X, l’impegno in favore
della piena integrazione di gruppi di fedeli e di singoli, già appartenenti all’Anglicanesimo,
l’Istruzione Dignitas personae su alcune questioni di bioetica e la legge morale naturale.
Ecco il testo integrale del discorso del Papa, seguito dall’indirizzo di omaggio
del cardinale prefetto William Joseph Levada: Signori Cardinali, Venerati
Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio, Carissimi fedeli collaboratori, è
per me motivo di grande gioia incontrarvi in occasione della Sessione Plenaria e manifestarvi
i sentimenti di profonda riconoscenza e di cordiale apprezzamento per il lavoro che
svolgete al servizio del Successore di Pietro nel suo ministero di confermare i fratelli
nella fede (cfr Lc 22, 32). Ringrazio il Signor Cardinale William Joseph
Levada per il suo indirizzo di saluto, nel quale ha richiamato le tematiche che impegnano
attualmente la Congregazione, nonché le nuove responsabilità che il Motu Proprio "Ecclesiae
Unitatem" le ha affidato, unendo in modo stretto al Dicastero la Pontificia Commissione
Ecclesia Dei. Vorrei ora brevemente soffermarmi su alcuni aspetti che Ella,
Signor Cardinale, ha esposto. Anzitutto, desidero sottolineare come la Vostra
Congregazione partecipi del ministero di unità, che è affidato, in special modo, al
Romano Pontefice, mediante il suo impegno per la fedeltà dottrinale. L’unità è infatti
primariamente unità di fede, sostenuta dal sacro deposito, di cui il Successore di
Pietro è il primo custode e difensore. Confermare i fratelli nella fede, tenendoli
uniti nella confessione del Cristo crocifisso e risorto costituisce per colui che
siede sulla Cattedra di Pietro il primo e fondamentale compito conferitogli da Gesù.
È un inderogabile servizio dal quale dipende l’efficacia dell’azione evangelizzatrice
della Chiesa fino alla fine dei secoli. Il Vescovo di Roma, della cui potestas
docendi partecipa la Vostra Congregazione, è tenuto costantemente a proclamare: "Dominus
Iesus" - "Gesù è il Signore". La potestas docendi, infatti, comporta l’obbedienza
alla fede, affinché la Verità che è Cristo continui a risplendere nella sua grandezza
e a risuonare per tutti gli uomini nella sua integrità e purezza, così che vi sia
un unico gregge, radunato attorno all’unico Pastore. Il raggiungimento della
comune testimonianza di fede di tutti i cristiani costituisce pertanto la priorità
della Chiesa di ogni tempo, al fine di condurre tutti gli uomini all’incontro con
Dio. In questo spirito confido in particolare nell’impegno del Dicastero perché vengano
superati i problemi dottrinali che ancora permangono per il raggiungimento della piena
comunione con la Chiesa da parte della Fraternità S. Pio X. Desidero inoltre
rallegrarmi per l’impegno in favore della piena integrazione di gruppi di fedeli e
di singoli, già appartenenti all’Anglicanesimo, nella vita della Chiesa Cattolica,
secondo quanto stabilito nella Costituzione Apostolica Anglicanorum coetibus. La fedele
adesione di questi gruppi alla verità ricevuta da Cristo e proposta dal Magistero
della Chiesa non è in alcun modo contraria al movimento ecumenico, ma mostra, invece,
il suo ultimo scopo che consiste nel giungere alla piena e visibile comunione dei
discepoli del Signore. Nel prezioso servizio che rendete al Vicario di Cristo,
mi preme ricordare anche come la Congregazione per la Dottrina della Fede nel settembre
2008 ha pubblicato l’Istruzione Dignitas personae su alcune questioni di bioetica.
Dopo l'Enciclica Evangelium vitae del Servo di Dio Giovanni Paolo II nel marzo 1995,
questo documento dottrinale, centrato sul tema della dignità della persona, creata
in Cristo e per Cristo, rappresenta un nuovo punto fermo nell’annuncio del Vangelo,
in piena continuità con l’Istruzione Donum vitae, pubblicata da codesto Dicastero
nel febbraio 1987. In temi tanto delicati ed attuali, quali quelli riguardanti
la procreazione e le nuove proposte terapeutiche che comportano la manipolazione dell’embrione
e del patrimonio genetico umano, l’Istruzione ha ricordato che "il valore etico della
scienza biomedica si misura con il riferimento sia al rispetto incondizionato dovuto
ad ogni essere umano, in tutti i momenti della sua esistenza, sia alla tutela della
specificità degli atti personali che trasmettono la vita" (Istr. Dignitas personae,
n. 10). In tal modo il Magistero della Chiesa intende offrire il proprio contributo
alla formazione della coscienza non solo dei credenti, ma di quanti cercano la verità
e intendono dare ascolto ad argomentazioni che vengono dalla fede ma anche dalla stessa
ragione. La Chiesa, nel proporre valutazioni morali per la ricerca biomedica sulla
vita umana, attinge infatti alla luce sia della ragione che della fede (cfr Ibid.,
n. 3), in quanto è sua convinzione che "ciò che è umano non solamente è accolto e
rispettato dalla fede, ma da essa è anche purificato, innalzato e perfezionato" (Ibid.,
n. 7). In questo contesto viene altresì data una risposta alla mentalità
diffusa, secondo cui la fede è presentata come ostacolo alla libertà e alla ricerca
scientifica, perché sarebbe costituita da un insieme di pregiudizi che vizierebbero
la comprensione oggettiva della realtà. Di fronte a tale atteggiamento, che tende
a sostituire la verità con il consenso, fragile e facilmente manipolabile, la fede
cristiana offre invece un contributo veritativo anche nell’ambito etico-filosofico,
non fornendo soluzioni precostituite a problemi concreti, come la ricerca e la sperimentazione
biomedica, ma proponendo prospettive morali affidabili all’interno delle quali la
ragione umana può ricercare e trovare valide soluzioni. Vi sono, infatti,
determinati contenuti della rivelazione cristiana che gettano luce sulle problematiche
bioetiche: il valore della vita umana, la dimensione relazionale e sociale della persona,
la connessione tra l’aspetto unitivo e quello procreativo della sessualità, la centralità
della famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e di una donna. Questi contenuti,
iscritti nel cuore dell’uomo, sono comprensibili anche razionalmente come elementi
della legge morale naturale e possono riscuotere accoglienza anche da coloro che non
si riconoscono nella fede cristiana. La legge morale naturale non è esclusivamente
o prevalentemente confessionale, anche se la Rivelazione cristiana e il compimento
dell’uomo nel mistero di Cristo ne illumina e sviluppa in pienezza la dottrina. Come
afferma il Catechismo della Chiesa Cattolica, essa "indica le norme prime ed essenziali
che regolano la vita morale" (n. 1955). Fondata nella stessa natura umana e accessibile
ad ogni creatura razionale, la legge morale naturale costituisce così la base per
entrare in dialogo con tutti gli uomini che cercano la verità e, più in generale,
con la società civile e secolare. Questa legge, iscritta nel cuore di ogni uomo, tocca
uno dei nodi essenziali della stessa riflessione sul diritto e interpella ugualmente
la coscienza e la responsabilità dei legislatori. Nell’incoraggiarvi a proseguire
nel Vostro impegnativo e importante servizio, desidero esprimervi anche in questa
circostanza la mia spirituale vicinanza, impartendo di cuore a voi tutti, in pegno
di affetto e di gratitudine, la Benedizione Apostolica. DISCORSO DEL
CARDINALE PREFETTO WILLIAM LEVADA Beatissimo Padre,
in
questo incontro che conclude la Sessione Plenaria del Dicastero che ci ha visti riuniti
per quattro giorni di intenso approfondimento, desidero esprimerLe, anche a nome di
tutti i Membri e collaboratori della Congregazione per la Dottrina della Fede, la
gioia e la profonda gratitudine per questo incontro che ci permette di condividere
con Vostra Santità l'impegno del nostro lavoro. Durante questi giorni la nostra
attenzione si è concentrata anzitutto sull'attività svolta negli ultimi due anni:
abbiamo avuto l'occasione di esaminare le molteplici questioni di carattere dottrinale
e disciplinare che hanno interessato il lavoro di questo Dicastero. La preoccupazione
della nostra Congregazione in questi due anni non si è limitata ad individuare i rimedi
atti alla disciplina dei comportamenti di persone o di istituzioni ecclesiastiche,
ma si è rivolta anche alla promozione della fede e della morale della Chiesa.
In
questo contesto, particolare menzione merita l’Istruzione Dignitas personae su alcune
questioni di bioetica , che reca la data dell’8 settembre 2008. Con questo documento
dottrinale, frutto della Sessione Plenaria dell' anno 2008, si è inteso esprimere
l'apprezzamento e l'incoraggiamento per il progresso delle scienze biomediche, che
aprono prospettive terapeutiche finora sconosciute. Nel contempo si è cercato di illuminare
le coscienze di tutti, credenti e uomini che sono alla ricerca della verità, affinché
il progresso scientifico sia veramente rispettoso di ogni persona e della dignità
della procreazione umana.
Inoltre, siamo riconoscenti alla Santità Vostra per
la fiducia riposta in questa Congregazione, affidandole, con la Lettera Apostolica
Motu proprio Ecclesiae Unitatem, il compito di chiarire ed eventualmente superare
i problemi dottrinali che ancora permangono per il pieno raggiungimento, da parte
della Fraternità S. Pio X, della piena comunione con la Chiesa. Sono state per noi
anche fonte di incoraggiamento l'attenzione e la fiducia accordateci relativamente
alla importante questione di come favorire la piena integrazione di gruppi di fedeli
e di singoli, già appartenenti all' Anglicanesimo, nella vita della Chiesa Cattolica.
Beatissimo
Padre: è con sentimenti di filiale e devota riconoscenza che ora attendiamo la Sua
illuminata parola. Essa rappresenta sempre per noi conforto, incoraggiamento e guida.
Nel contempo invochiamo su di noi la Sua paterna Benedizione Apostolica.