Potrebbero essere centomila i morti, e decine di migliaia i dispersi ad Haiti a causa
del più devastante terremoto che abbia colpito il Paese caraibico negli ultimi due
secoli. Di “catastrofe e scene inimmaginabili” parla il presidente Rene' Preval. Il
sisma, con epicentro situato a 20 km dalla capitale, è iniziato ieri pomeriggio con
una scossa di magnitudo 7 Richter e si è ripetuto per almeno altri trenta episodi.
Tra le vittime potrebbe esserci anche l’arcivescovo mons. Serge Miot Immediato l’appello
del Papa alla solidarietà internazionale. Inviti alla generosità anche dall’Onu e
dalla Croce Rossa, mentre squadre di soccorso speciali sono state messe a disposizione
da diverse parti del mondo. Il servizio è di Paolo Ondarza:
il
Papa ha lanciato un appello per la drammatica situazione in cui si trova Haiti rivolgendo
il proprio pensiero alla popolazione del Paese caraibico:
“Invito tutti ad
unirsi alla mia preghiera al Signore per le vittime di questa catastrofe e per coloro
che ne piangono la scomparsa. Mi appello alla generosità di tutti, affinché non si
faccia mancare a questi fratelli e sorelle che vivono un momento di necessità e di
dolore, la nostra concreta solidarietà e il fattivo sostegno della Comunità Internazionale.
La Chiesa Cattolica non mancherà di attivarsi immediatamente tramite le sue Istituzioni
caritative per venire incontro ai bisogni più immediati della popolazione”.
Nel
Paese più povero dell’intero continente americano le scosse hanno seminato morte e
disperazione e una nuvola di polvere grigia ha avvolto la capitale. Dopo il devastante
terremoto è poi calata la notte. Migliaia di persone, temendo nuove scosse, si sono
riversate nelle strade. In molti scavano con le mani tra le macerie nella speranza
di trovare persone ancora in vita. Il pianto della gente si è intrecciato con le urla
di gioia dei familiari dei primi superstiti tratti in salvo. Ecco la drammatica testimonianza
di Elie Lafortune, responsabile dell'Agenzia Usa per lo sviluppo internazionale (Usaid)
a Port-au-Prince, raccolta da Rcf, Radio Chrétiennes en France:
R. – Haïti
peut-être n’a jamais connue des catastrophes de ce genre … Credo che Haiti non
abbia mai conosciuto catastrofi di questo genere. Ero a Port-au-Prince, nel centro
della città. Ho visto le macerie cadere davanti a me, ho visto gente sotto le macerie,
sotto le macchine ... sono crollati molti edifici, perfino il Palazzo nazionale, chiese,
scuole … è veramente terribile! E poi i bambini: ho visto cose terribili! E nessuno
ha potuto aiutare nessuno, perché tutti erano sotto shock perché di punto in bianco
sono arrivate due-tre scosse e poi … è stato veramente, veramente incredibile! Tutti
correvano, nessuno riusciva a dare una mano all’altro, se non cercare di capire se
si potesse ancora salvare qualcuno... temo che non sapremo mai il numero esatto delle
vittime … Ora la primissima necessità è proprio tentare di liberare le persone rimaste
sotto le macerie, tentare di salvare i bambini i cui genitori forse sono morti. E’
necessario il sostegno umanitario, che dovrà essere mantenuto, soprattutto quello
medico. Dopo, ci sarà la fame … Adesso le persone, pregano, ovunque, e piangono. Tutto
questo potrà degenerare rapidamente se non si darà da mangiare a questa gente che
ha fame… E’ veramente il disastro …
Le Caritas di vari Paesi stanno cercando
di mettere a punto un piano per affrontare l’emergenza: ma le difficoltà sono grandi.
Ascoltiamo Paolo Beccegato, responsabile Area Nazionale Caritas Italiana, intervistato
da Fabio Colagrande:
R. – Il primo punto che emerge è che certamente è stata
colpita la stessa rete degli aiuti come ad esempio un centro Caritas; certamente una
struttura per minori è stata distrutta. Varie sedi delle Caritas diocesane, sedi decentrate,
quelle non nella zona colpita, chiaramente sono operative e quindi saranno usate come
magazzini, come punti di accoglienza di persone che hanno perso la casa, come punti
di distribuzione di generi di prima necessità. Ancora però non abbiamo notizie della
sede centrale nazionale di Port-au-Prince, che è un po’ il cervello di tutto questo
meccanismo. Non abbiamo notizie del presidente. Non abbiamo notizie del segretario
generale. Quindi, c’è un’enorme preoccupazione anche al nostro interno finché non
vengono sciolti questi nodi… Ci sono sul posto numerose Caritas nazionali e Caritas
della rete che hanno dato segnali di operatività: sta giungendo sul posto un team
di supporto di circa 10 persone. Quindi abbiamo degli elementi che vanno verso la
direzione di aiuti che verranno erogati e che permettono di dare un barlume di speranza
a questa popolazione. Abbiamo, però, anche delle enormi preoccupazioni per la struttura
stessa degli aiuti. La sede della Caritas Stati Uniti è stata fortemente danneggiata.
Non è crollata ma è stata fortemente danneggiata. Quindi, c’è anche qualche rischio
sulla struttura degli aiuti.
D. – L’appello lanciato dalla Caritas italiana…
R.
– Noi abbiamo lanciato l’appello, proprio in forza del fatto che comunque dal posto
sappiamo che sarà possibile, ed è già possibile, distribuire aiuti, organizzare soccorsi,
accogliere persone, pensare un domani ad una necessaria ricostruzione. Un sisma così,
quindi, sarebbe devastante in qualsiasi nazione del mondo. Ovunque sarebbe necessario
un aiuto anche dall’esterno. Ha colpito una tra le nazioni più povere del mondo, con
dei tassi di povertà sulla salute materna o infantile, sull’alfabetizzazione, sui
dati rispetto al reddito, paragonabili ai più poveri tra i Paesi dell’Africa subsahariana,
per fare un improprio paragone. Stiamo parlando di un Paese molto, molto povero, colpito
da un disastro. Penso che la solidarietà sia doverosa e in qualche modo scontata.
Poche
ore dopo il drammatico terremoto, il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha
assicurato l’invio di aiuti di emergenza. Aiuti umanitari sono in arrivo anche da
Francia, Repubblica Dominicana, Venezuela e Israele. La Commissione europea ha stanziato
un finanziamento immediato di 3 milioni di euro per far fronte alle prime necessità.
L’aeroporto di Port-au-Prince è in buone condizioni e non sembra al momento pregiudicato
l’afflusso degli aiuti internazionali. L’opera dei soccorritori è però resa difficoltosa
dal black-out elettrico e dall’interruzione delle comunicazioni telefoniche. Tra le
agenzie umanitarie che operano ad Haiti, c’è l’organizzazione Medici Senza Frontiere,
attiva nella capitale. Ascoltiamo Andrea Pontiroli, di Medici Senza Frontiere Italia,
intervistato da Giada Aquilino:
R. – Le notizie che abbiamo sono molto scarse,
anche perché in questo momento tutti i mezzi di comunicazione o non sono funzionanti
o funzionano molto male. Comunque quello che le nostre équipes ci riferiscono è che
ci sono stati ingenti danni anche alle nostre strutture mediche e in particolare il
nostro ospedale traumatologico “Trinité” è stato seriamente danneggiato dal terremoto.
Molti feriti stanno giungendo nei nostri ospedali, ma anche nei nostri uffici: stanno
cercando cure in questo momento.
D. – Si sa che poi sono crollati anche degli
altri ospedali. Questo cosa significa per la popolazione locale?
R. – Faccio
l’esempio dell’ospedale traumatologico: la prima cosa che le nostre équipes hanno
dovuto fare è stata quella di evacuare i feriti. Adesso verranno approntati naturalmente
due ospedali da campo ed un altro ospedale che è specializzato in cure ostetriche
di urgenza, sempre di Medici Senza Frontiere. Sono state evacuate tutte le donne incidente,
le donne che avevano appena partorito ed i neonati ed anche qui si cercherà di creare
delle strutture alternative.
D. – Questo terremoto ha interessato una zona
già fortemente provata…
R. – Haiti, come tutti sanno, è il Paese in cui la
gente vive in media con meno di un dollaro al giorno; in cui esiste un problema enorme
di accesso alle cure. Le strutture di Medici Senza Frontiere sono fra le poche strutture
completamente gratuite per quanto riguarda l’accesso alle cure.
Il terremoto
è stato avvertito anche nella confinante Repubblica Dominicana, dove il sisma, fortunatamente,
non sembra aver provocato vittime. Mons. Józef Wesołoski, nunzio apostolico nella
Repubblica Dominicana:
R. – C’è stata una grande paura. Il terremoto si è sentito
anche nella capitale della Repubblica Dominicana. Qui la situazione è tranquilla ma
ad Haiti, è molto grave come si vede dalla televisione. Abbiamo pregato per i nostri
fratelli haitiani. Ovviamente già si parla dell’aiuto della Caritas e, conoscendo
la sensibilità dei dominicani, è certo che cercheranno di aiutare. Ringraziamo il
Santo Padre per le sue parole che sono veramente incoraggianti.
All’udienza
generale il Papa ha lanciato un appello per la drammatica situazione in cui si trova
Haiti rivolgendo il proprio pensiero alla popolazione del Paese caraibico:
“Invito
tutti ad unirsi alla mia preghiera al Signore per le vittime di questa catastrofe
e per coloro che ne piangono la scomparsa. Mi appello alla generosità di tutti, affinché
non si faccia mancare a questi fratelli e sorelle che vivono un momento di necessità
e di dolore, la nostra concreta solidarietà e il fattivo sostegno della Comunità Internazionale.
La Chiesa Cattolica non mancherà di attivarsi immediatamente tramite le sue Istituzioni
caritative per venire incontro ai bisogni più immediati della popolazione”.
Nel
Paese più povero dell’intero continente americano le scosse hanno seminato morte e
disperazione e una nuvola di polvere grigia ha avvolto la capitale. Dopo il devastante
terremoto è poi calata la notte. Migliaia di persone, temendo nuove scosse, si sono
riversate nelle strade. In molti scavano con le mani tra le macerie nella speranza
di trovare persone ancora in vita. Il pianto della gente si è intrecciato con le urla
di gioia dei familiari dei primi superstiti tratti in salvo. Ecco la drammatica testimonianza
di Elie Lafortune, responsabile dell'Agenzia Usa per lo sviluppo internazionale (Usaid)
a Port-au-Prince, raccolta da Rcf, Radio Chrétiennes en France:
R. – Haïti
peut-être n’a jamais connue des catastrophes de ce genre … Credo che Haiti non
abbia mai conosciuto catastrofi di questo genere. Ero a Port-au-Prince, nel centro
della città. Ho visto le macerie cadere davanti a me, ho visto gente sotto le macerie,
sotto le macchine ... sono crollati molti edifici, perfino il Palazzo nazionale, chiese,
scuole … è veramente terribile! E poi i bambini: ho visto cose terribili! E nessuno
ha potuto aiutare nessuno, perché tutti erano sotto shock perché di punto in bianco
sono arrivate due-tre scosse e poi … è stato veramente, veramente incredibile! Tutti
correvano, nessuno riusciva a dare una mano all’altro, se non cercare di capire se
si potesse ancora salvare qualcuno... temo che non sapremo mai il numero esatto delle
vittime … Ora la primissima necessità è proprio tentare di liberare le persone rimaste
sotto le macerie, tentare di salvare i bambini i cui genitori forse sono morti. E’
necessario il sostegno umanitario, che dovrà essere mantenuto, soprattutto quello
medico. Dopo, ci sarà la fame … Adesso le persone, pregano, ovunque, e piangono. Tutto
questo potrà degenerare rapidamente se non si darà da mangiare a questa gente che
ha fame… E’ veramente il disastro …
Le Caritas di vari Paesi stanno cercando
di mettere a punto un piano per affrontare l’emergenza: ma le difficoltà sono grandi.
Ascoltiamo Paolo Beccegato, responsabile Area Nazionale Caritas Italiana, intervistato
da Fabio Colagrande:
R. – Il primo punto che emerge è che certamente è stata
colpita la stessa rete degli aiuti come ad esempio un centro Caritas; certamente una
struttura per minori è stata distrutta. Varie sedi delle Caritas diocesane, sedi decentrate,
quelle non nella zona colpita, chiaramente sono operative e quindi saranno usate come
magazzini, come punti di accoglienza di persone che hanno perso la casa, come punti
di distribuzione di generi di prima necessità. Ancora però non abbiamo notizie della
sede centrale nazionale di Port-au-Prince, che è un po’ il cervello di tutto questo
meccanismo. Non abbiamo notizie del presidente. Non abbiamo notizie del segretario
generale. Quindi, c’è un’enorme preoccupazione anche al nostro interno finché non
vengono sciolti questi nodi… Ci sono sul posto numerose Caritas nazionali e Caritas
della rete che hanno dato segnali di operatività: sta giungendo sul posto un team
di supporto di circa 10 persone. Quindi abbiamo degli elementi che vanno verso la
direzione di aiuti che verranno erogati e che permettono di dare un barlume di speranza
a questa popolazione. Abbiamo, però, anche delle enormi preoccupazioni per la struttura
stessa degli aiuti. La sede della Caritas Stati Uniti è stata fortemente danneggiata.
Non è crollata ma è stata fortemente danneggiata. Quindi, c’è anche qualche rischio
sulla struttura degli aiuti.
D. – L’appello lanciato dalla Caritas italiana…
R.
– Noi abbiamo lanciato l’appello, proprio in forza del fatto che comunque dal posto
sappiamo che sarà possibile, ed è già possibile, distribuire aiuti, organizzare soccorsi,
accogliere persone, pensare un domani ad una necessaria ricostruzione. Un sisma così,
quindi, sarebbe devastante in qualsiasi nazione del mondo. Ovunque sarebbe necessario
un aiuto anche dall’esterno. Ha colpito una tra le nazioni più povere del mondo, con
dei tassi di povertà sulla salute materna o infantile, sull’alfabetizzazione, sui
dati rispetto al reddito, paragonabili ai più poveri tra i Paesi dell’Africa subsahariana,
per fare un improprio paragone. Stiamo parlando di un Paese molto, molto povero, colpito
da un disastro. Penso che la solidarietà sia doverosa e in qualche modo scontata.
Poche
ore dopo il drammatico terremoto, il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha
assicurato l’invio di aiuti di emergenza. Aiuti umanitari sono in arrivo anche da
Francia, Repubblica Dominicana, Venezuela e Israele. La Commissione europea ha stanziato
un finanziamento immediato di 3 milioni di euro per far fronte alle prime necessità.
L’aeroporto di Port-au-Prince è in buone condizioni e non sembra al momento pregiudicato
l’afflusso degli aiuti internazionali. L’opera dei soccorritori è però resa difficoltosa
dal black-out elettrico e dall’interruzione delle comunicazioni telefoniche. Tra le
agenzie umanitarie che operano ad Haiti, c’è l’organizzazione Medici Senza Frontiere,
attiva nella capitale. Ascoltiamo Andrea Pontiroli, di Medici Senza Frontiere Italia,
intervistato da Giada Aquilino:
R. – Le notizie che abbiamo sono molto scarse,
anche perché in questo momento tutti i mezzi di comunicazione o non sono funzionanti
o funzionano molto male. Comunque quello che le nostre équipes ci riferiscono è che
ci sono stati ingenti danni anche alle nostre strutture mediche e in particolare il
nostro ospedale traumatologico “Trinité” è stato seriamente danneggiato dal terremoto.
Molti feriti stanno giungendo nei nostri ospedali, ma anche nei nostri uffici: stanno
cercando cure in questo momento.
D. – Si sa che poi sono crollati anche degli
altri ospedali. Questo cosa significa per la popolazione locale?
R. – Faccio
l’esempio dell’ospedale traumatologico: la prima cosa che le nostre équipes hanno
dovuto fare è stata quella di evacuare i feriti. Adesso verranno approntati naturalmente
due ospedali da campo ed un altro ospedale che è specializzato in cure ostetriche
di urgenza, sempre di Medici Senza Frontiere. Sono state evacuate tutte le donne incidente,
le donne che avevano appena partorito ed i neonati ed anche qui si cercherà di creare
delle strutture alternative.
D. – Questo terremoto ha interessato una zona
già fortemente provata…
R. – Haiti, come tutti sanno, è il Paese in cui la
gente vive in media con meno di un dollaro al giorno; in cui esiste un problema enorme
di accesso alle cure. Le strutture di Medici Senza Frontiere sono fra le poche strutture
completamente gratuite per quanto riguarda l’accesso alle cure.
Il terremoto
è stato avvertito anche nella confinante Repubblica Dominicana, dove il sisma, fortunatamente,
non sembra aver provocato vittime. Mons. Józef Wesołoski, nunzio apostolico nella
Repubblica Dominicana:
R. – C’è stata una grande paura. Il terremoto si è sentito
anche nella capitale della Repubblica Dominicana. Qui la situazione è tranquilla ma
ad Haiti, è molto grave come si vede dalla televisione. Abbiamo pregato per i nostri
fratelli haitiani. Ovviamente già si parla dell’aiuto della Caritas e, conoscendo
la sensibilità dei dominicani, è certo che cercheranno di aiutare. Ringraziamo il
Santo Padre per le sue parole che sono veramente incoraggianti.