Minacce alla libertà religiosa: i cristiani indonesiani ricorrono alla Commissione
per i diritti umani
Una violazione della libertà religiosa, diritto umano fondamentale: questa la denuncia
di Palti Panjaitan, pastore della Huria Batak Protestant Christians Group di Bekasi,
nella provincia di West Java, in Indonesia. Come riporta l’agenzia AsiaNews, centinaia
di fedeli protestanti si sono rivolti, nei giorni scorsi, alla Commissione indonesiana
per i diritti umani per protestare contro le frange estremiste islamiche e le autorità
locali che, dal 1° gennaio, hanno fatto sospendere le attività e le funzioni domenicali
della comunità cristiana. Al termine dell’incontro con la Commissione, il pastore
Panjaitan, pur dicendosi “amareggiato”, ha dichiarato di nutrire “grandi speranze”
che le richieste presentate “vengano ascoltate”. Panjaitan ha poi affermato che la
scelta dei funzionari di Bekasi “è priva di qualsiasi fondamento” ed “è contraria
alla Costituzione”. Attualmente, più di 1500 fedeli si ritrovano senza un luogo di
culto, ma i protestanti non sono gli unici a dover affrontare difficoltà nell’esercitare
liberamente il proprio credo. In Indonesia, infatti, nonostante si pratichi in genere
una visione moderata dell’islam, non mancano casi d’intolleranza e di violenza verso
le minoranze religiose. Ad esempio, in concomitanza col nuovo anno islamico una folla
di estremisti ha attaccato e danneggiato la chiesa cattolica di Sant’Alberto ad Harapan
Indah, sempre a Bekasi. Migliaia di manifestanti, tra cui donne e bambini, hanno fatto
irruzione nel complesso e bruciato oggetti di culto e suppellettili. Secondo l’attivista
per il dialogo interreligioso Theophillus Bella, vi sono varie situazioni che presto
potrebbero degenerare, come a Bogor, dove la comunità islamica è scesa in piazza contestando
la costruzione di una nuova chiesa cattolica. (F.C.)