La visita dei vescovi europei e nordamericani in Terra Santa: intervista con padre
Pizzaballa
Si concluderà domani, con un documento finale, la visita dei vescovi del Gruppo di
Coordinamento di alcune Conferenze episcopali europee e nordamericane per il sostegno
dei cristiani in Terra Santa. Tra i vari problemi affrontati in questa occasione c’è
anche quello che riguarda le guide spirituali e turistiche per i pellegrinaggi nei
siti religiosi: ce ne parla il custode francescano di Terra Santa, padre Pierbattista
Pizzaballa,al microfono della nostra inviata a Gerusalemme Tracy McClure:
R. – E’ un
problema periodico. Più che con il governo, l’associazione delle guide israeliane
sta facendo opera di boicottaggio nei confronti degli animatori spirituali e anche
di pressione sul Ministero perché questa autorizzazione alle guide spirituali venga
cancellata o comunque ridotta di molto. E il Ministero sta cercando, sotto questa
pressione, di fare pressione a sua volta sulle Chiese perché riducano il numero degli
animatori spirituali e i luoghi visitati. La Chiesa invece ribadisce, innanzitutto,
che non si tratta di attività di turismo, ma è un’attività pastorale di evangelizzazione.
I pellegrini vengono qui per pregare, incontrare i luoghi della salvezza e le comunità
della Chiesa madre: quindi non è un’opera di turismo, è un’opera pastorale di evangelizzazione
nella quale non si ammette nessuna interferenza esterna. Diciamo che, dopo una fase
di grande tensione, in questo momento siamo nella fase di riordino di tutto un sistema
e credo che, alla fine, torneremo ad un nuovo protocollo. D.
– Ma esiste il pericolo che persone non cristiane portino turisti in questi luoghi
senza una giusta preparazione dal punto di vista spirituale? R.
– Questo già accade: ci sono molti gruppi di pellegrini che vengono con una guida
non cristiana, e questo alcune volte può andare bene perché è una guida preparata,
rispettosa; altre volte, non va bene e questo dipende anche un po’ dalle agenzie.
Per contro, gli israeliani accusano noi di non essere preparati quando portiamo i
pellegrini nelle zone ebraiche affermando che diciamo molte sciocchezze … D.
– C’è un modo di risolvere questa questione rapidamente? R.
– “Rapidamente”, qui, non si risolve mai nulla. Diciamo che questo è un problema risolvibile,
innanzitutto facendo corsi di preparazione più seri da ambo i lati, comuni, anche,
per alcuni aspetti, in modo che ci si conosca di più: questo abbatte molti pregiudizi.
Poi, rimanendo fermi in alcuni principi come quello nostro, per la Chiesa, ed è che
in un’attività di formazione, di evangelizzazione, di pastorale della Chiesa non si
ammette interferenza alcuna.