Convegno Unitalsi: il cardinale Ruini e mons. Crociata invitano i preti ad essere
veri credenti
“Il fenomeno della secolarizzazione è indubbiamente presente e negli ultimi 50 anni
ha prodotto anche una certa crisi del sacerdozio ministeriale, ma la stessa secolarizzazione
non è tutto. Anzi oggi si può dire che la religione non solo non è tramontata, ma
anzi conta forse più che in passato”: lo ha detto oggi a Roma, intervenendo al convegno
nazionale degli assistenti dell’Unitalsi (Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati
a Lourdes e Santuari Internazionali) il cardinale Camillo Ruini, che ha proposto agli
oltre 100 assistenti presenti una relazione su “Gesù Cristo, sorgente e centro della
vita sacerdotale”. Il porporato ha affermato che “da 150 anni si è assistito a un
notevole cambiamento nell’atteggiamento religioso, e tra queste trasformazioni bisogna
ammettere anche una crisi della visione del sacerdozio ministeriale, le cui radici
sono sia remote, legate alla riforma luterana, sia più prossime, connesse a una inadeguata
assunzione del messaggio conciliare”. “Tuttavia – ha proseguito – una risposta a tale
crisi deve partire dagli stessi presbiteri, che sono chiamati ad essere loro per primi
dei ‘credenti sul serio’. A differenza che in passato dove il trend di massa era credere
in Dio come un dato assodato, in realtà oggi il credere e il non credere è possibile
a tutti. Quindi la missione del prete consiste nell’annunciare con serietà e fiducia
senza farsi prendere dal pessimismo. Per affrontare con entusiasmo e convinzione il
proprio compito di inviati e annunciatori del Vangelo - ha osservato - i preti oggi
debbono essere uomini di preghiera e anche essere molto preparati sul piano teologico
e culturale”. Il cardinale Ruini ha sviluppato la sua riflessione partendo dalla radici
teologiche della figura e missione del prete, sottolineando che il “suo (del prete)
è un mandato che viene da Dio e non da se stessi o dalla comunità. Ma proprio in virtù
di questa natura sacramentale della sua missione, il prete deve sentirsi in piena
comunione con la Chiesa e con i successori degli Apostoli, assumendo responsabilmente
i tratti della sua ineliminabile identità”. Dal canto suo il Segretario generale della
Cei mons. Mariano Crociata ha affermato che “Il prete oggi deve puntare su tre esigenze,
a volte trascurate: la prima è quella di condurre i fedeli ad un incontro personale
con Cristo, cioè ad una capacità di fede personale e autonoma, di profonda comunione
con lui. L’esperienza ecclesiale - ha osservato - dovrebbe essere sempre più vissuta
come luogo in cui questo incontro personale viene preparato, sostenuto, realizzato.
La seconda esigenza - ha aggiunto - è quella del coraggio e della forza di convinzione
nel proporre la prospettiva escatologica come propria di un vero credente e della
Chiesa”, ha poi detto, richiamando la terza esigenza che ha così definito: “non c’è
un modo mediocre e rilassato di tendere alla conquista di Cristo; conquista dice sforzo,
tensione, fatica e dedizione ostinata, abnegazione. Tutto ciò – ha concluso – non
è possibile senza una fede appassionata, senza un cuore innamorato, senza un desiderio
vivo di unione con Cristo”. (R.P.)