2010-01-12 15:25:42

Convegno Unitalsi: il cardinale Ruini e mons. Crociata invitano i preti ad essere veri credenti


“Il fenomeno della secolarizzazione è indubbiamente presente e negli ultimi 50 anni ha prodotto anche una certa crisi del sacerdozio ministeriale, ma la stessa secolarizzazione non è tutto. Anzi oggi si può dire che la religione non solo non è tramontata, ma anzi conta forse più che in passato”: lo ha detto oggi a Roma, intervenendo al convegno nazionale degli assistenti dell’Unitalsi (Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali) il cardinale Camillo Ruini, che ha proposto agli oltre 100 assistenti presenti una relazione su “Gesù Cristo, sorgente e centro della vita sacerdotale”. Il porporato ha affermato che “da 150 anni si è assistito a un notevole cambiamento nell’atteggiamento religioso, e tra queste trasformazioni bisogna ammettere anche una crisi della visione del sacerdozio ministeriale, le cui radici sono sia remote, legate alla riforma luterana, sia più prossime, connesse a una inadeguata assunzione del messaggio conciliare”. “Tuttavia – ha proseguito – una risposta a tale crisi deve partire dagli stessi presbiteri, che sono chiamati ad essere loro per primi dei ‘credenti sul serio’. A differenza che in passato dove il trend di massa era credere in Dio come un dato assodato, in realtà oggi il credere e il non credere è possibile a tutti. Quindi la missione del prete consiste nell’annunciare con serietà e fiducia senza farsi prendere dal pessimismo. Per affrontare con entusiasmo e convinzione il proprio compito di inviati e annunciatori del Vangelo - ha osservato - i preti oggi debbono essere uomini di preghiera e anche essere molto preparati sul piano teologico e culturale”. Il cardinale Ruini ha sviluppato la sua riflessione partendo dalla radici teologiche della figura e missione del prete, sottolineando che il “suo (del prete) è un mandato che viene da Dio e non da se stessi o dalla comunità. Ma proprio in virtù di questa natura sacramentale della sua missione, il prete deve sentirsi in piena comunione con la Chiesa e con i successori degli Apostoli, assumendo responsabilmente i tratti della sua ineliminabile identità”. Dal canto suo il Segretario generale della Cei mons. Mariano Crociata ha affermato che “Il prete oggi deve puntare su tre esigenze, a volte trascurate: la prima è quella di condurre i fedeli ad un incontro personale con Cristo, cioè ad una capacità di fede personale e autonoma, di profonda comunione con lui. L’esperienza ecclesiale - ha osservato - dovrebbe essere sempre più vissuta come luogo in cui questo incontro personale viene preparato, sostenuto, realizzato. La seconda esigenza - ha aggiunto - è quella del coraggio e della forza di convinzione nel proporre la prospettiva escatologica come propria di un vero credente e della Chiesa”, ha poi detto, richiamando la terza esigenza che ha così definito: “non c’è un modo mediocre e rilassato di tendere alla conquista di Cristo; conquista dice sforzo, tensione, fatica e dedizione ostinata, abnegazione. Tutto ciò – ha concluso – non è possibile senza una fede appassionata, senza un cuore innamorato, senza un desiderio vivo di unione con Cristo”. (R.P.)







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