Il patriarca Twal: i drammi della Terra Santa, l'assenza di pace e l'esodo dei cristiani
Nel giorno in cui Benedetto XVI, parlando al Corpo Diplomatico accreditato presso
la Santa Sede, ha riproposto la situazione dei cristiani in Medio Oriente che, “colpiti
in varie maniere, fin nell’esercizio della loro libertà religiosa, lasciano la terra
dei loro padri”, e richiamato ancora una volta al dialogo israeliani e palestinesi,
da Gerusalemme si è levata forte la voce del patriarca latino, Fouad Twal. Ce ne parla
Daniele Rocchi, inviato in Terra Santa dell'Agenzia Sir: Aprendo ufficialmente
i lavori del X incontro del Coordinamento dei vescovi Usa e Ue per la Terra Santa,
in corso proprio a Gerusalemme, Twal ha ricordato: “due sono i drammi che ci fanno
soffrire maggiormente: l’assenza di pace e l’emigrazione dei cristiani”. “La pace
non arriva nonostante gli sforzi, le promesse, le visite fatte da tante istituzioni
e leader internazionali - ha spiegato il patriarca. In questi giorni si parla di un’altra
iniziativa americana. Accetteremo qualunque proposta purché sia rispettosa del diritto
e della dignità umana”. Altro “dramma” segnalato dal patriarca è “l’emigrazione dei
cristiani”. “Non vogliamo aiuti - ha affermato - ma la corresponsabilità delle Chiese
del mondo verso quella madre di Gerusalemme. Dal futuro di questa città dipenderà
quello dell’intero Medio Oriente. Siamo stanchi - ha concluso - non vogliamo più spargimento
di sangue, odio e violenza ma pace e riconciliazione”. Da segnalare, anche, che il
patriarca Twal accompagnerà Benedetto XVI nella sua visita alla Sinagoga di Roma,
domenica 17 gennaio. I lavori della mattinata sono poi proseguiti con l’intervento
del nunzio apostolico, mons. Antonio Franco, che ha fatto il punto sui colloqui tra
Santa Sede e Israele circa “il lavoro su un accordo legato all’art.10, paragrafo 2,
dell’Accordo Fondamentale”. “Dopo l’ultima plenaria, nella prima riunione di lavoro
della Commissione bilaterale permanente - ha affermato mons. Franco - abbiamo elaborato
una lista di argomenti sulle questioni fiscali. Ciascuna delegazione si è impegnata
a presentare i testi che vorrebbe venissero introdotti. Sono stati chiariti degli
equivoci che non ci avevano permesso di lavorare al meglio. Adesso su queste proposte
concrete dovremo discutere, sperando di arrivare alla prossima plenaria del 27 maggio
2010, in Vaticano, con dei progressi. Sul futuro il nunzio si è detto “più realista
che ottimista”. Nella sua relazione, il nunzio ha poi ribadito che la Chiesa “non
vuole privilegi, ma poter vivere e proseguire la sua missione qui in Israele”. In
ballo, come è noto, ci sono le esenzioni fiscali, il finanziamento statale a scuole
e ospedali cattolici che servono anche la popolazione israeliana e alcune proprietà
ecclesiastiche, come il Cenacolo. Su questo punto il nunzio ha dichiarato che “stiamo
trattando ma ancora non siamo arrivati a capire bene le posizioni che speriamo possano
essere chiarite in futuro quando tratteremo specificatamente anche di altre proprietà
della Chiesa prese da entità statali”. “E’ un lavoro importante in cui la fiducia
reciproca - ha concluso - non esistono agende segrete che portiamo avanti. Siamo fiduciosi
che le cose possano finire bene. Non negoziamo per proteggerci contro qualcuno ma
vogliamo costruire insieme alcune cose”. I lavori del Coordinamento proseguiranno
nel pomeriggio con sessioni relative ai visti di ingresso e alla descrizione del progetto
Kairos mirante alla soluzione del conflitto israelo-palestinese.