2010-01-11 15:23:56

Corea del Nord: trattato di pace prima di rinunciare al nucleare


Nuovi spiragli di dialogo con la comunità internazionale dalla Corea del Nord: il governo di Pyongyang chiede di avviare nuove trattative per arrivare ad un trattato di pace prima di rinunciare al proprio arsenale nucleare. Gli Stati Uniti ribadiscono che la normalizzazione delle relazioni è legata al rispetto dei diritti umani, la cui situazione è giudicata “raccapricciante”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:RealAudioMP3

La Corea del Nord chiede nuovi negoziati con gli Stati Uniti per la firma di un trattato di pace e la fine delle sanzioni Onu sul programma nucleare. La questione verrebbe discussa in un incontro riservato fra i Paesi firmatari dell’armistizio o nel contesto dei colloqui a sei sul nucleare. Il governo di Pyongyang ha affermato che “un trattato di pace aiuterà a mettere fine alle relazioni ostili tra la Corea del Nord e gli Stati Uniti e promuoverà positivamente e in tempi rapidi il cammino di denuclearizzazione della penisola coreana”. La rimozione di barriere che causano “discriminazione e sfiducia, come le sanzioni” - si legge nella nota del ministero nord-coreano degli Esteri - può contribuire “alla riapertura a breve dei colloqui a sei sul nucleare” che comprendono Stati Uniti, Corea del Nord, Corea del Sud, Russia, Giappone e Cina.  Per gli Stati Uniti la normalizzazione dei rapporti è legata al rispetto dei diritti umani. La situazione, attualmente, è preoccupante: l’inviato speciale statunitense nel Paese asiatico ha affermato che la Corea del Nord è uno dei “posti peggiori per quanto riguarda la mancanza di diritti umani”. Le due Coree sono ancora oggi formalmente in guerra poiché non è mai stato sottoscritto un accordo di pace dalla fine del conflitto. E’ stato raggiunto solo un armistizio, firmato da Stati Uniti e Onu in rappresentanza della Corea del Sud, che ha messo fine alla guerra di Corea del 1950-1953.

 
Ivo Josipovic nuovo presidente della Croazia
E’ Ivo Josipovic il nuovo presidente della Croazia, uscito vincitore dal secondo turno delle presidenziali, tenutesi ieri, con il 60,3% dei consensi. Leader dell’opposizione di centro-sinistra, è il terzo capo di Stato dell'ex Repubblica jugoslava, dalla sua indipendenza nel 1991. Il suo principale compito sarà quello di completare il cammino di Zagabria per la piena adesione all'Unione Europea, prevista per il 2012. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Alessandro Marzomagno, esperto di questioni balcaniche:RealAudioMP3

R. – Il problema è rendere più armonico il sistema economico-politico croato con il sistema europeo. Bisogna dire che, comunque, molti osservatori esterni quando hanno visto entrare nell’Unione Europea Paesi come la Romania e la Bulgaria e tenere addirittura fuori dalla porta, anche dell’adesione, la Croazia si erano sorpresi. Si sta cercando di riguadagnare il terreno perduto. Voglio dire: il sistema economico croato sicuramente non è peggiore di quello romeno su cui si sono appuntati gli strali di Bruxelles per anni e ciò nonostante Bucarest è entrata a far parte dell’Unione Europea. Poi c’è la normalizzazione politica con i vicini, soprattutto con la Serbia; anche qui diciamo che le premesse sono buone perché è cambiato il regime politico in Serbia. La Croazia si sta normalizzando, sta divenendo sempre più simile a una democrazia europea: sono prevedibili buoni passi in avanti.

In Yemen visita a sorpresa del ministro degli Esteri tedesco
Il ministro degli Esteri tedesco Guido Westerwelle, giunto a sorpresa a Sanaa, ha detto che le autorità yemenite hanno localizzato i cittadini tedeschi rapiti sei mesi fa nel Paese arabo. Ieri, il presidente statunitense, Barack Obama, ha ribadito che non ha intenzione di inviare soldati americani nella zona. Il governo yemenita ha proposto la via del dialogo con Al Qaeda. In un’intervista rilasciata alla tv satellitare "al-Arabiya" il leader dei salafiti yemeniti, Ali Muhammad Omar, ha inoltre affermato che “verrà colpito ogni straniero inviato in Yemen per dare la caccia ad Al Qaeda”.

Afghanistan, uccisi tre soldati americani e un militare francese
Tre soldati statunitensi sono rimasti uccisi nel sud dell’Afghanistan. Lo ha riferito la Nato in un comunicato aggiungendo che i tre militari sono stati attaccati da miliziani talebani. L’Alleanza Atlantica non ha fornito ulteriori dettagli sullo scontro a fuoco né ha reso note le identità delle vittime. La presidenza francese ha dichiarato inoltre che un soldato transalpino è rimasto ucciso a nord est di Kabul.

Iran, sabato udienza finale del processo alla ricercatrice francese Reiss
In Iran, è fissata per sabato prossimo l’udienza finale del processo alla ricercatrice francese Clotilde Reiss, arrestata a seguito delle proteste post-elettorali dello scorso giugno e incriminata per spionaggio. Esponenti riformisti hanno intanto giudicato incompleto il rapporto di una commissione parlamentare presentato ieri a Teheran, che ha denunciato violenze nei confronti dei fermati durante le manifestazioni della scorsa estate.

Due persone arrestate dopo l’attacco al pullman della nazionale del Togo
La polizia dell’Angola ha arrestato due persone in seguito all’attacco compiuto venerdì scorso contro il pullman della squadra nazionale di calcio del Togo. I due fermati sono ribelli del Fronte di liberazione dell'enclave di Cabinda, organizzazione separatista che da 30 anni combatte contro il governo angolano. Dopo l’attacco, costato la vita a tre persone, la squadra del Togo ha confermato il proprio ritiro dalla Coppa d’Africa. Si teme adesso che nuove violenze possano sconvolgere i Mondiali di calcio, in programma la prossima estate in Sudafrica.

Nuove minacce di Al Qaeda nel Maghreb
Nel Maghreb, Al Qaeda ha minacciato di uccidere l’ostaggio francese rapito in Mali a fine novembre se quattro prigionieri, detenuti nel Paese africano e affiliati all’organizzazione terroristica, non verranno liberati entro 20 giorni. Il gruppo, responsabile dell’uccisione di un britannico lo scorso mese di maggio, ha anche rivendicato il rapimento di tre spagnoli e di due italiani, avvenuti rispettivamente a novembre e dicembre in Mauritania.

Violenze anticristiane in Egitto
In Egitto, il governo del Cairo ha reso noto che sono state arrestate 42 persone, di cui 14 musulmani e 28 copti, in seguito alle violenze scoppiate sabato scorso nel villaggio di Baghorah. Durante gli scontri sono stati appiccati incendi a undici negozi e otto case di proprietà di copti. L’episodio più grave è avvenuto la notte del 6 gennaio, subito dopo la Messa del Natale copto, quando otto cristiani e un agente di polizia musulmano sono morti a causa di un attacco armato.

‘No’ degli elettori di Martinica e Guyana ad una maggiore autonomia da Parigi
Gli elettori dei dipartimenti francesi d’oltremare della Martinica e della Guyana hanno respinto ieri il referendum per una maggiore autonomia da Parigi. La consultazione è stata concessa dal presidente francese, Nicolas Sarkozy, in seguito alla richiesta della maggioranza dei rappresentanti eletti nei territori francesi d’oltremare. Gli elettori della Martinica - dove sono oltre 330 mila gli abitanti - hanno respinto, con il 78,9% di voti contrari, il progetto teso alla creazione di una collettività dotata di maggiore autonomia. Il quesito referendario è stato bocciato anche nella Guyana. In questo dipartimento, abitato da circa 67 mila persone, ha votato ‘no’ il 69,8% degli elettori. Se il referendum fosse stato approvato, la Martinica e la Guyana avrebbero acquisito uno status simile a quello di altri territori nel Pacifico, come la Nuova Caledonia e la Polinesia francese, che dispongono di un vero e proprio governo locale. Per diversi osservatori si tratta di un segnale di sfiducia nei confronti dei politici locali che avevano caldeggiato la consultazione. Non tutti i rappresentanti dei territori francesi d’oltremare sostengono la via della maggiore autonomia. Per il deputato dell’isola di Mayotte, ad esempio, l’allontanamento da Parigi “aprirebbe la via al regno dell’arbitrio dei piccoli potentati locali”.(Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 11

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