Corea del Nord: trattato di pace prima di rinunciare al nucleare
Nuovi spiragli di dialogo con la comunità internazionale dalla Corea del Nord: il
governo di Pyongyang chiede di avviare nuove trattative per arrivare ad un trattato
di pace prima di rinunciare al proprio arsenale nucleare. Gli Stati Uniti ribadiscono
che la normalizzazione delle relazioni è legata al rispetto dei diritti umani, la
cui situazione è giudicata “raccapricciante”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
La Corea
del Nord chiede nuovi negoziati con gli Stati Uniti per la firma di un trattato di
pace e la fine delle sanzioni Onu sul programma nucleare.La questione
verrebbe discussa in un incontro riservato fra i Paesi firmatari dell’armistizio o
nel contesto dei colloqui a sei sul nucleare. Il governo di Pyongyang ha affermato
che “un trattato di pace aiuterà a mettere fine alle relazioni ostili tra la Corea
del Nord e gli Stati Uniti e promuoverà positivamente e in tempi rapidi il cammino
di denuclearizzazione della penisola coreana”. La rimozione di barriere che causano
“discriminazione e sfiducia, come le sanzioni” - si legge nella nota del ministero
nord-coreano degli Esteri - può contribuire “alla riapertura a breve dei colloqui
a sei sul nucleare” che comprendono Stati Uniti, Corea del Nord, Corea del Sud, Russia,
Giappone e Cina. Per gli Stati Uniti la normalizzazione dei rapporti è legata al
rispetto dei diritti umani. La situazione, attualmente, è preoccupante: l’inviato
speciale statunitense nel Paese asiatico ha affermato che la Corea del Nord è
uno dei “posti peggiori per quanto riguarda la mancanza di diritti umani”. Le due
Coree sono ancora oggi formalmente in guerra poiché non è mai stato sottoscritto un
accordo di pace dalla fine del conflitto. E’ stato raggiunto solo un armistizio, firmato
da Stati Uniti e Onu in rappresentanza della Corea del Sud, che ha messo fine alla
guerra di Corea del 1950-1953.
Ivo Josipovic nuovo
presidente della Croazia E’ Ivo Josipovic il nuovo presidente della Croazia,
uscito vincitore dal secondo turno delle presidenziali, tenutesi ieri, con il 60,3%
dei consensi. Leader dell’opposizione di centro-sinistra, è il terzo capo di Stato
dell'ex Repubblica jugoslava, dalla sua indipendenza nel 1991. Il suo principale compito
sarà quello di completare il cammino di Zagabria per la piena adesione all'Unione
Europea, prevista per il 2012. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Alessandro
Marzomagno, esperto di questioni balcaniche:
R. – Il problema
è rendere più armonico il sistema economico-politico croato con il sistema europeo.
Bisogna dire che, comunque, molti osservatori esterni quando hanno visto entrare nell’Unione
Europea Paesi come la Romania e la Bulgaria e tenere addirittura fuori dalla porta,
anche dell’adesione, la Croazia si erano sorpresi. Si sta cercando di riguadagnare
il terreno perduto. Voglio dire: il sistema economico croato sicuramente non è peggiore
di quello romeno su cui si sono appuntati gli strali di Bruxelles per anni e ciò nonostante
Bucarest è entrata a far parte dell’Unione Europea. Poi c’è la normalizzazione politica
con i vicini, soprattutto con la Serbia; anche qui diciamo che le premesse sono buone
perché è cambiato il regime politico in Serbia. La Croazia si sta normalizzando, sta
divenendo sempre più simile a una democrazia europea: sono prevedibili buoni passi
in avanti.
In Yemen visita a sorpresa del ministro degli Esteri tedesco Il
ministro degli Esteri tedesco Guido Westerwelle, giunto a sorpresa a Sanaa, ha detto
che le autorità yemenite hanno localizzato i cittadini tedeschi rapiti sei mesi fa
nel Paese arabo. Ieri, il presidente statunitense, Barack Obama, ha ribadito che non
ha intenzione di inviare soldati americani nella zona. Il governo yemenita ha proposto
la via del dialogo con Al Qaeda. In un’intervista rilasciata alla tv satellitare "al-Arabiya"
il leader dei salafiti yemeniti, Ali Muhammad Omar, ha inoltre affermato che “verrà
colpito ogni straniero inviato in Yemen per dare la caccia ad Al Qaeda”.
Afghanistan,
uccisi tre soldati americani e un militare francese Tre soldati statunitensi
sono rimasti uccisi nel sud dell’Afghanistan. Lo ha riferito la Nato in un comunicato
aggiungendo che i tre militari sono stati attaccati da miliziani talebani. L’Alleanza
Atlantica non ha fornito ulteriori dettagli sullo scontro a fuoco né ha reso note
le identità delle vittime. La presidenza francese ha dichiarato inoltre che un soldato
transalpino è rimasto ucciso a nord est di Kabul.
Iran, sabato udienza finale
del processo alla ricercatrice francese Reiss In Iran, è fissata per sabato
prossimo l’udienza finale del processo alla ricercatrice francese Clotilde Reiss,
arrestata a seguito delle proteste post-elettorali dello scorso giugno e incriminata
per spionaggio. Esponenti riformisti hanno intanto giudicato incompleto il rapporto
di una commissione parlamentare presentato ieri a Teheran, che ha denunciato violenze
nei confronti dei fermati durante le manifestazioni della scorsa estate.
Due
persone arrestate dopo l’attacco al pullman della nazionale del Togo La polizia
dell’Angola ha arrestato due persone in seguito all’attacco compiuto venerdì scorso
contro il pullman della squadra nazionale di calcio del Togo. I due fermati sono ribelli
del Fronte di liberazione dell'enclave di Cabinda, organizzazione separatista che
da 30 anni combatte contro il governo angolano. Dopo l’attacco, costato la vita a
tre persone, la squadra del Togo ha confermato il proprio ritiro dalla Coppa d’Africa.
Si teme adesso che nuove violenze possano sconvolgere i Mondiali di calcio, in programma
la prossima estate in Sudafrica.
Nuove minacce di Al Qaeda nel Maghreb Nel
Maghreb, Al Qaeda ha minacciato di uccidere l’ostaggio francese rapito in Mali a fine
novembre se quattro prigionieri, detenuti nel Paese africano e affiliati all’organizzazione
terroristica, non verranno liberati entro 20 giorni. Il gruppo, responsabile dell’uccisione
di un britannico lo scorso mese di maggio, ha anche rivendicato il rapimento di tre
spagnoli e di due italiani, avvenuti rispettivamente a novembre e dicembre in Mauritania.
Violenze
anticristiane in Egitto In Egitto, il governo del Cairo ha reso noto che sono
state arrestate 42 persone, di cui 14 musulmani e 28 copti, in seguito alle violenze
scoppiate sabato scorso nel villaggio di Baghorah. Durante gli scontri sono stati
appiccati incendi a undici negozi e otto case di proprietà di copti. L’episodio più
grave è avvenuto la notte del 6 gennaio, subito dopo la Messa del Natale copto, quando
otto cristiani e un agente di polizia musulmano sono morti a causa di un attacco armato.
‘No’
degli elettori di Martinica e Guyana ad una maggiore autonomia da Parigi Gli
elettori dei dipartimenti francesi d’oltremare della Martinica e della Guyana hanno
respinto ieri il referendum per una maggiore autonomia da Parigi. La consultazione
è stata concessa dal presidente francese, Nicolas Sarkozy, in seguito alla richiesta
della maggioranza dei rappresentanti eletti nei territori francesi d’oltremare. Gli
elettori della Martinica - dove sono oltre 330 mila gli abitanti - hanno respinto,
con il 78,9% di voti contrari, il progetto teso alla creazione di una collettività
dotata di maggiore autonomia. Il quesito referendario è stato bocciato anche nella
Guyana. In questo dipartimento, abitato da circa 67 mila persone, ha votato ‘no’ il
69,8% degli elettori. Se il referendum fosse stato approvato, la Martinica e la Guyana
avrebbero acquisito uno status simile a quello di altri territori nel Pacifico, come
la Nuova Caledonia e la Polinesia francese, che dispongono di un vero e proprio governo
locale. Per diversi osservatori si tratta di un segnale di sfiducia nei confronti
dei politici locali che avevano caldeggiato la consultazione. Non tutti i rappresentanti
dei territori francesi d’oltremare sostengono la via della maggiore autonomia. Per
il deputato dell’isola di Mayotte, ad esempio, l’allontanamento da Parigi “aprirebbe
la via al regno dell’arbitrio dei piccoli potentati locali”.(Panoramica internazionale
a cura di Amedeo Lomonaco)
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