Omelia della Messa nella Festa del Battesimo del Signore. Testo integrale
Cari fratelli e sorelle!
Nella festa del Battesimo del Signore, anche quest’anno
ho la gioia di amministrare il sacramento del Battesimo ad alcuni neonati, che i genitori
presentano alla Chiesa. Siate i benvenuti, cari papà e mamme di questi piccoli, e
voi padrini e madrine, amici e parenti, che fate loro corona. Rendiamo grazie a Dio,
che oggi chiama queste sette bambine e questi sette bambini a diventare suoi figli
in Cristo. Li circondiamo con la preghiera e con l’affetto e li accogliamo con gioia
nella Comunità cristiana, che da oggi diventa anche la loro famiglia. Con la festa
del Battesimo di Gesù continua il ciclo delle manifestazioni del Signore, che è iniziato
a Natale con la nascita a Betlemme del Verbo incarnato, contemplato da Maria, Giuseppe
e i pastori nell’umiltà del presepe, e che ha avuto una tappa importante nell’Epifania,
quando il Messia, attraverso i Magi, si è manifestato a tutte le genti. Oggi Gesù
si rivela, sulle rive del Giordano, a Giovanni e al popolo d'Israele. È la prima occasione
in cui egli, da uomo maturo, entra nella scena pubblica, dopo aver lasciato Nazaret.
Lo troviamo presso il Battista, da cui si reca un gran numero di gente, in una scena
inconsueta. Nel brano evangelico, poc’anzi proclamato, san Luca osserva anzitutto
che il popolo “era in attesa” (3,15). Egli sottolinea, così, l’attesa di Israele,
coglie, in quelle persone che avevano lasciato le loro case e gli impegni abituali,
il profondo desiderio di un mondo diverso e di parole nuove, che sembrano trovare
risposta proprio nelle parole severe, impegnative, ma colme di speranza del Precursore.
Il suo è un battesimo di penitenza, un segno che invita alla conversione, a cambiare
vita, perché si avvicina Colui che “battezzerà in Spirito santo e fuoco” (3,16). Infatti,
non si può aspirare ad un mondo nuovo rimanendo immersi nell’egoismo e nelle abitudini
legate al peccato. Anche Gesù abbandona la casa e le consuete occupazioni per raggiungere
il Giordano. Arriva in mezzo alla folla che sta ascoltando il Battista e si mette
in fila come tutti, in attesa di essere battezzato. Giovanni, non appena lo vede avvicinarsi,
intuisce che in quell’Uomo c’è qualcosa di unico, che è il misterioso Altro che attendeva
e verso il quale era orientata tutta la sua vita. Comprende di trovarsi di fronte
a Qualcuno di più grande di lui e di non essere degno neppure di sciogliergli i lacci
dei sandali.
Presso il Giordano, Gesù si manifesta con una straordinaria umiltà,
che richiama la povertà e la semplicità del Bambino deposto nella mangiatoia, e anticipa
i sentimenti con i quali, al termine dei suoi giorni terreni, giungerà a lavare i
piedi dei discepoli e subirà l’umiliazione terribile della croce. Il Figlio di Dio,
Colui che è senza peccato, si pone tra i peccatori, mostra la vicinanza di Dio al
cammino di conversione dell’uomo. Gesù prende sulle sue spalle il peso della colpa
dell’intera umanità, inizia la sua missione mettendosi al posto dei peccatori, nella
prospettiva della croce.
Mentre, raccolto in preghiera, dopo il battesimo,
esce dall’acqua, si aprono i cieli. È il momento atteso da schiere di profeti. “Se
tu squarciassi i cieli e scendessi!”, aveva invocato Isaia (63,19). In questo momento,
sembra suggerire san Luca, tale preghiera viene esaudita. Infatti, “Il cielo si aprì
e discese sopra di lui lo Spirito Santo” (3,21-22); si udirono parole mai ascoltate
prima: “Tu sei il Figlio mio, l’amato, in te ho posto il mio compiacimento” (v. 22).
Gesù salendo dalle acque, come afferma san Gregorio Nazianzeno, “vede scindersi e
aprirsi i cieli, quei cieli che Adamo aveva chiuso per sé e per tutta la sua discendenza”
(Discorso 39 per il Battesimo del Signore, PG 36). Il Padre, il Figlio e lo
Spirito Santo scendono tra gli uomini e ci rivelano il loro amore che salva. Se sono
gli angeli a recare ai pastori l'annuncio della nascita del Salvatore, e la stella
ai Magi venuti dall’Oriente, ora è la voce stessa del Padre che indica agli uomini
la presenza nel mondo del suo Figlio e che invita a guardare alla risurrezione, alla
vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte.
Il lieto annuncio del Vangelo
è l'eco di questa voce che scende dall’alto. A ragione, perciò, Paolo, come abbiamo
ascoltato nella seconda lettura, scrive a Tito: “Figlio mio, è apparsa la grazia di
Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini” (2,11). Il Vangelo, infatti, è per noi
grazia che dà gioia e senso alla vita. Essa, prosegue l’Apostolo, “ci insegna a rinnegare
l'empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia
e con pietà” (v. 12); ci conduce, cioè, ad una vita più felice, più bella, più solidale,
ad una vita secondo Dio. Possiamo dire che anche per questi bambini oggi si aprono
i cieli. Essi riceveranno in dono la grazia del Battesimo e lo Spirito Santo abiterà
in loro come in un tempio, trasformando in profondità il loro cuore. Da questo momento,
la voce del Padre chiamerà anche loro ad essere suoi figli in Cristo e, nella sua
famiglia che è la Chiesa, donerà a ciascuno il dono sublime della fede. Tale dono,
ora che non hanno la possibilità di intendere pienamente, sarà deposto nel loro cuore
come un seme pieno di vita, che attende di svilupparsi e portare frutto. Oggi vengono
battezzati nella fede della Chiesa, professata dai genitori, dai padrini e dalle madrine
e dai cristiani presenti, che poi li condurranno per mano nella sequela di Cristo.
Il rito del Battesimo richiama con insistenza il tema della fede già all’inizio, quando
il Celebrante ricorda ai genitori che chiedendo il battesimo per i propri figli, essi
assumono l’impegno ad “educarli nella fede”. Questo compito è richiamato in modo ancora
più forte a genitori e padrini nella terza parte della celebrazione, che inizia con
le parole loro rivolte: “A voi il compito di educarli nella fede perché la vita divina
che ricevono in dono sia preservata dal peccato e cresca di giorno in giorno. Se dunque,
in forza della vostra fede, siete pronti ad assumervi questo impegno… fate la vostra
professione in Cristo Gesù. E’ la fede della Chiesa nella quale i vostri figli vengono
battezzati”. Le parole del rito suggeriscono che, in qualche modo, la professione
di fede e la rinuncia al peccato di genitori, padrini e madrine rappresentano la premessa
necessaria perché la Chiesa conferisca il Battesimo ai loro bambini.
Immediatamente
prima dell’infusione dell’acqua sul capo del neonato vi è, poi, un ulteriore richiamo
alla fede. Il celebrante rivolge un’ultima domanda: “Volete che il vostro bambino
riceva il Battesimo nella fede della Chiesa, che tutti insieme abbiamo professato?”.
E solo dopo la loro risposta affermativa viene amministrato il Sacramento. Anche nei
riti esplicativi - unzione con il crisma, consegna della veste bianca e del cero accesso,
gesto dell’”effeta” - la fede rappresenta il tema centrale. “Abbiate cura - dice la
formula che accompagna la consegna del cero – che i vostri bambini… vivano sempre
come figli della luce; e perseverando nella fede, vadano incontro al Signore che viene”;
“Il Signore Gesù – afferma ancora il Celebrante nel rito dell’”effeta” – ti conceda
di ascoltare presto la sua parola, e di professare la tua fede, a lode e gloria di
Dio Padre”. Tutto poi è coronato dalla benedizione finale che ricorda ancora ai genitori
il loro impegno di essere per i figli “i primi testimoni della fede”.
Cari
amici, oggi per questi bambini è un grande giorno. Con il Battesimo, essi, divenuti
partecipi della morte e risurrezione del Cristo, iniziano con lui l’avventura gioiosa
ed esaltante del discepolo. La liturgia la presenta come un’esperienza di luce. Infatti,
consegnando a ciascuno la candela accesa al cero pasquale, la Chiesa afferma: “Ricevete
la luce di Cristo!”. È del Battesimo illuminare con la luce di Cristo, aprire gli
occhi al suo splendore e introdurre al mistero di Dio attraverso il lume divino della
fede. In questa luce i bambini che stanno per essere battezzati dovranno camminare
per tutta la vita, aiutati dalle parole e dall’esempio dei genitori, dei padrini e
delle madrine. Questi dovranno impegnarsi ad alimentare con le parole e la testimonianza
della loro vita le fiaccole della fede dei bambini, perché possa risplendere in questo
nostro mondo, che brancola spesso nelle tenebre del dubbio, e recare la luce del Vangelo
che è vita e speranza. Solo così, da adulti potranno pronunciare con piena consapevolezza
la formula collocata al termine della professione di fede presente nel rito: “Questa
è la nostra fede. Questa è la fede della Chiesa. E noi ci gloriamo di professarla
in Cristo Gesù nostro Signore”. Anche ai nostri giorni la fede è un dono da riscoprire,
da coltivare e da testimoniare. Con questa celebrazione del Battesimo, il Signore
conceda a ciascuno di noi di vivere la bellezza e la gioia dell’essere cristiani,
perché possiamo introdurre i bambini battezzati alla pienezza dell’adesione a Cristo.
Affidiamo questi piccoli alla materna intercessione della Vergine Maria. Chiediamo
a Lei che, rivestiti della veste bianca, segno della loro nuova dignità di figli di
Dio, siano per tutta la loro vita fedeli discepoli di Cristo e coraggiosi testimoni
del Vangelo. Amen.