2010-01-10 10:26:15

Dalla musica al sacerdozio: il percorso di un agostiniano che con i giovani di oggi condivide la passione per il rock e il pop


La scelta del sacerdozio, spesso, è frutto di un percorso lungo, fatto di riflessioni, molteplici esperienze di vita, incontri. Così è stato ad esempio per padre Aldo Bazan, agostiniano, che prima di emettere i voti ha lavorato anche per una radio come dj. Ma la sua passione per la musica non si è affievolita durante gli anni di formazione religiosa e oggi la sua competenza musicale fa aprire al dialogo diversi giovani. Al microfono di Tiziana Campisi, padre Bazan racconta la storia della sua vocazione:RealAudioMP3

R. – E’ stata una riflessione lunga. Dopo il periodo delle scuole superiori e del servizio militare mi sono ritrovato a vivere in contemporanea due possibilità: ho iniziato gli studi di teologia privatamente, insieme ai seminaristi della diocesi, mentre nel pomeriggio facevo un lavoro part time. E’ stata una cosa molto bella ed interessante perché in nove mesi mi ha dato quella possibilità e quella tranquillità di poter scegliere tra un bene ed un meglio. Studiando filosofia e teologia, c’è stato l’incontro con il pensiero di Sant’Agostino. Il suo stile, quest’attenzione verso l’altro sono state cose che mi hanno affascinato molto perché il desiderio di poter vivere con questo stile di comunità dentro un ordine religioso è diventato la priorità per esprimere al meglio quello che sono.
 
D. – Umanamente cosa può dirci della sua esperienza di sacerdote?
 
R. – Umanamente c’è una grandissima ricchezza. Il posto più bello e più impegnativo è quello del confessionale: devi cercare di essere presenza d’amore per quella persona che ti sta aprendo l’animo ed in certi momenti non è facile, perché si trovano tante situazioni disastrate. Ci sono persone che da fuori le vedi tranquille ed invece dentro hanno degli abissi d’amore mancato e quindi per riuscire a ridar loro quella parola di speranza e di recupero devi poter condividere.
 
D. – Lei ha lavorato in una radio, è stato un deejay, ama la musica. Il suo rapporto con la musica fino ad oggi come può descrivercelo?
 
R. – Bello. E’ sempre stata una mia lunga compagna di viaggio, perché ho iniziato a maneggiare dischi fin da piccolo, proprio nei primi due-tre anni. Tante volte magari capita che si può iniziare ad intessere un dialogo partendo da questi tipi di argomenti e allora diventa anche facile riuscire a trovare punti di aggancio comuni per quello che può essere un rock anni Settanta, un mondo hip hop anni Ottanta e così via. Queste sono cose che hanno tutt’ora un peso enorme per quelle che sono tante fasce giovanili attuali.
 
D. – Cosa significa, per lei, oggi, essere sacerdote?
 
R. – E’ un impegno prima di tutto personale ed è un impegno per gli altri. In primis devo cercare di essere, pur con tutti i miei limiti ed i miei difetti, una persona coerente tra quello che dico e quello che faccio e questa non è una cosa sempre facile. Dall’altra parte, è un impegno per gli altri: poter essere presenza d’amore per chi sta intorno a me.
 
D. – Lei è felice?
 
R. – La felicità parte prima di tutto da uno spirito riconciliato con se stesso. Da questo punto di vista sì, posso dire che sono felice. La cosa importante è saper accogliere anche se stesso, con i propri limiti e le proprie sbavature, ma anche perdonare i propri limiti. Questa misericordia anche verso se stesso è la radice della riconciliazione che ti fa poi accogliere le altre persone che incontri con quello sguardo di misericordia, perché tutti e due siamo sotto lo stesso sguardo di misericordia di Dio Padre.







All the contents on this site are copyrighted ©.