Avatar, il nuovo film di James Cameron: effetti speciali e innocuo panteismo
Dopo aver riscosso un successo incondizionato e incassi stratosferici in molti Paesi
del mondo, è stato presentato ieri alla stampa italiana, in vista dell’uscita venerdì
prossimo con 800 copie distribuito da Fox, l’attesissimo Avatar di James Cameron.
Il film, epico e tecnologicamente sofisticato, nello splendore degli effetti speciali,
assolutamente inediti, racconta di un uomo, il suo avatar e l’amore per una integerrima
aliena. Schema narrativo non originale adattato per denunciare ancora una volta l’immorale
condotta dell’umanità avida e belligerante contrapposta allo spirito pacifico e tollerante
degli alieni, sorretti da una vaga spiritualità di ordine panteistico. Il servizio
di Luca Pellegrini:
Anche sul
Titanic squarciato si aprono laceranti conflitti, mentre l’umanità, in preda a comprensibile
panico, dimostra la sua vera natura: avidità, orgoglio, vigliaccheria, superbia, che
conducono ad atti di vergognosa violenza, di umiliante sopruso. Dodici anni dopo aver
creato sullo schermo una delle più belle ed epiche storie d’amore che si snoda sui
ponti del famoso transatlantico, James Cameron rinnova la sua sfida tecnologica e
i suoi incassi da capogiro, trasportando lo spettatore sul pianeta Pandora, una meraviglia
inesauribile di flora e di fauna custodita dagli intrepidi Na’vi, sorta di ominidi
azzurri alti tre metri e in convivenza pacifica, anzi in totale e fisica simbiosi
con la natura che li circonda, li sostiene e li difende. Ci sono ragioni di stile
e di tecnica che hanno fatto di Avatar il titolo più atteso e più costoso della storia
del cinema, già ampiamente ripagato da incassi miliardari e da una copertura mediatica
senza precedenti. Davvero non si sono mai viste immagini così sorprendenti, che si
scoprono attraverso gli occhi e le esperienze di Jake Scully, ex marine innestato
nel corpo di un Na’vi, il suo avatar appunto, per tentare non tanto una riconciliazione,
quanto la sottomissione e l’annientamento totali della pacifica popolazione indigena.
L’umanità, infatti, è approdata su quel pianeta per puri scopi commerciali e di sfruttamento
energetico e la vita e le credenze dell’alieno, inteso come altro e diverso, contano
nulla rispetto al possibile profitto e all’esercizio del potere. Avatar, dunque, è
un film che nelle intenzioni del regista affronta temi di stringente attualità e d’alto
profilo etico, inserendoli in uno spettacolo supportato questa volta da una tecnologia
davvero senza precedenti, anche grazie al 3D che avvolge lo spettatore con una nitidezza
assoluta. Nell’impianto semplice e non originale del pianeta sfruttato, dell’umanità
cattiva e della civiltà sull’orlo dell’abisso deturpata nelle sue credenze e nelle
sue certezze da colonizzatori senza scrupoli, Avatar si attesta come il titolo di
riferimento in cui la suggestione lascia davvero senza parole e senza fiato: voli
su draghi colorati, fiori fosforescenti che si librano nell’aria, cavalli a sei zampe
che comunicano empaticamente col cavaliere, alberi colossali, montagne sospese nel
cielo, sfondo fantastico per le avventure dell’avatar e per la sua lenta e inesorabile
adesione ai Na’vi e alle loro ragioni, con una storia d’amore nata teneramente tra
lui e la figlia del re. Ma l’incanto ha anche sue ragioni, diciamo, più disincantate:
Pandora è il pianeta che strizza abilmente l’occhio a tutte quelle pseudo-dottrine
che fanno dell’ecologia la religione del millennio. La natura non è più la creazione
da difendere, ma la divinità da adorare, mentre la trascendenza si svuota materializzandosi
in una pianta e nelle sue bianche liane che nutre gli spiriti diramandosi nella forma
di un vero e proprio panteismo. E’ abbastanza innocuo, Avatar, e soprattutto non nuovo
nel divulgare, attraverso le bellezze del pianeta Pandora, tendenze eco-spirituali
nate nell’"Era dell’Acquario" e che sembrano trovare conferma soltanto nel 2154, anno
in cui la storia è ambientata. Nella loro stupefacente spettacolarizzazione, Avatar
potrebbe diventare capostipite di un genere. Si dubita, invece, che sia erede di quei
capolavori della fantascienza che hanno segnato, per altri motivi se non gli effetti
speciali, la storia del cinema.