2010-01-10 08:22:24

Avatar, il nuovo film di James Cameron: effetti speciali e innocuo panteismo


Dopo aver riscosso un successo incondizionato e incassi stratosferici in molti Paesi del mondo, è stato presentato ieri alla stampa italiana, in vista dell’uscita venerdì prossimo con 800 copie distribuito da Fox, l’attesissimo Avatar di James Cameron. Il film, epico e tecnologicamente sofisticato, nello splendore degli effetti speciali, assolutamente inediti, racconta di un uomo, il suo avatar e l’amore per una integerrima aliena. Schema narrativo non originale adattato per denunciare ancora una volta l’immorale condotta dell’umanità avida e belligerante contrapposta allo spirito pacifico e tollerante degli alieni, sorretti da una vaga spiritualità di ordine panteistico. Il servizio di Luca Pellegrini:RealAudioMP3

Anche sul Titanic squarciato si aprono laceranti conflitti, mentre l’umanità, in preda a comprensibile panico, dimostra la sua vera natura: avidità, orgoglio, vigliaccheria, superbia, che conducono ad atti di vergognosa violenza, di umiliante sopruso. Dodici anni dopo aver creato sullo schermo una delle più belle ed epiche storie d’amore che si snoda sui ponti del famoso transatlantico, James Cameron rinnova la sua sfida tecnologica e i suoi incassi da capogiro, trasportando lo spettatore sul pianeta Pandora, una meraviglia inesauribile di flora e di fauna custodita dagli intrepidi Na’vi, sorta di ominidi azzurri alti tre metri e in convivenza pacifica, anzi in totale e fisica simbiosi con la natura che li circonda, li sostiene e li difende. Ci sono ragioni di stile e di tecnica che hanno fatto di Avatar il titolo più atteso e più costoso della storia del cinema, già ampiamente ripagato da incassi miliardari e da una copertura mediatica senza precedenti. Davvero non si sono mai viste immagini così sorprendenti, che si scoprono attraverso gli occhi e le esperienze di Jake Scully, ex marine innestato nel corpo di un Na’vi, il suo avatar appunto, per tentare non tanto una riconciliazione, quanto la sottomissione e l’annientamento totali della pacifica popolazione indigena. L’umanità, infatti, è approdata su quel pianeta per puri scopi commerciali e di sfruttamento energetico e la vita e le credenze dell’alieno, inteso come altro e diverso, contano nulla rispetto al possibile profitto e all’esercizio del potere. Avatar, dunque, è un film che nelle intenzioni del regista affronta temi di stringente attualità e d’alto profilo etico, inserendoli in uno spettacolo supportato questa volta da una tecnologia davvero senza precedenti, anche grazie al 3D che avvolge lo spettatore con una nitidezza assoluta. Nell’impianto semplice e non originale del pianeta sfruttato, dell’umanità cattiva e della civiltà sull’orlo dell’abisso deturpata nelle sue credenze e nelle sue certezze da colonizzatori senza scrupoli, Avatar si attesta come il titolo di riferimento in cui la suggestione lascia davvero senza parole e senza fiato: voli su draghi colorati, fiori fosforescenti che si librano nell’aria, cavalli a sei zampe che comunicano empaticamente col cavaliere, alberi colossali, montagne sospese nel cielo, sfondo fantastico per le avventure dell’avatar e per la sua lenta e inesorabile adesione ai Na’vi e alle loro ragioni, con una storia d’amore nata teneramente tra lui e la figlia del re. Ma l’incanto ha anche sue ragioni, diciamo, più disincantate: Pandora è il pianeta che strizza abilmente l’occhio a tutte quelle pseudo-dottrine che fanno dell’ecologia la religione del millennio. La natura non è più la creazione da difendere, ma la divinità da adorare, mentre la trascendenza si svuota materializzandosi in una pianta e nelle sue bianche liane che nutre gli spiriti diramandosi nella forma di un vero e proprio panteismo. E’ abbastanza innocuo, Avatar, e soprattutto non nuovo nel divulgare, attraverso le bellezze del pianeta Pandora, tendenze eco-spirituali nate nell’"Era dell’Acquario" e che sembrano trovare conferma soltanto nel 2154, anno in cui la storia è ambientata. Nella loro stupefacente spettacolarizzazione, Avatar potrebbe diventare capostipite di un genere. Si dubita, invece, che sia erede di quei capolavori della fantascienza che hanno segnato, per altri motivi se non gli effetti speciali, la storia del cinema.







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