A Rosarno, iniziata la demolizione delle baracche degli immigrati
Sembra essere tornata la normalità a Rosarno dopo gli scontri dei giorni scorsi al
centro delle indagini delle autorità locali. Più di mille immigrati hanno lasciato
la cittadina calabrese, dove in mattinata è iniziata anche la demolizione dei luoghi
utilizzati come ricovero dagli stranieri. Il servizio è di Eugenio Bonanata:
Smantellare
i rifugi degli immigrati: questo l’obiettivo della prefettura di Reggio Calabria che
ha ordinato le demolizioni partite stamattina. Le ruspe dei vigili del fuoco sono
entrate così in azione a cominciare dall’area "Rognetta", l’ex deposito alimentare
alla periferia di Rosarno, per abbattere decine di baracche in cartone, plastica e
lamiera abitate da centinaia di persone. All’interno delle strutture biciclette utilizzate
per raggiungere i campi di agrumi, vestiti, pentole, letti, ma anche le valigie che
gli immigrati non hanno fatto in tempo a recuperare. Tutti, infatti, sono stati portati
nelle strutture di ricovero, prima tappa del percorso di sfollamento della cittadina.
Circa mille e 300 i trasferimenti che si sono completati stanotte, sotto l’occhio
vigile delle forze dell’ordine: treni e autobus diretti soprattutto verso i centri
di prima accoglienza di Crotone e di Bari, dove peraltro sono in corso le procedure
di identificazione. Numerosi gli immigrati che hanno abbandonato volontariamente la
zona di Rosarno. Difficile stabilire invece quanti abbiano deciso di restare perché
impegnati nella raccolta di agrumi. Proprio per questo, resta alta la vigilanza sul
territorio. Gli irregolari verranno immediatamente espulsi, ha detto il ministro dell’Interno
Maroni, che ha garantito il massimo impegno dello Stato per supplire alle carenze
delle istituzioni locali in questi anni. A Rosarno, ha precisato, nessuno ha voluto
vedere queste situazioni che sono diventate un problema di ordine pubblico. La magistratura
indaga per stabilire se dietro le violenze dei giorni scorsi ci sia stata la mano
della ‘ndrangheta, mentre la Chiesa locale ha chiesto di riflettere sull’accaduto
che ha provocato una cinquantina di feriti e dieci fermi.