I vescovi del Ciad: “Le religioni operino per la pace e la riconciliazione”
Un invito a tutti i leader religiosi a impegnarsi nella ricerca della pace e della
riconciliazione nazionale è stato rivolto dai vescovi del Ciad. “Attraverso il Sinodo
dei Vescovi per l’Africa, abbiamo preso coscienza che la riconciliazione è un’opera
comune da compiere con gli altri per il bene del Paese. Di conseguenza, noi vescovi
del Ciad, invitiamo tutti i leader religiosi a impegnarsi onestamente nella ricerca
delle vie e dei mezzi che favoriscono la riconciliazione e ad assicurarsi che lo spazio
del dibattito civile non sia confuso con lo spazio del dibattito religioso” affermano
i presuli ciadiani nel messaggio di Natale, che solo ora è pervenuto all’agenzia Fides.
L’urgenza della riconciliazione nazionale è riconosciuta nel documento: “la nostra
storia recente ci insegna che il Ciad non ha conosciuto che qualche anno di calma
dopo l’indipendenza (1960). Il Paese è entrato rapidamente in un ciclo di violenze
che è sfociato nella guerra civile del febbraio 1979. Da allora, diversi gruppi etnici
o regionali si sono affrontati violentemente e in modo regolare per diversi motivi”.
Nel corso degli anni “i cambiamenti successivi di regime non hanno ridotto gli scontri
intercomunitari né le ribellioni armate, mortali e fratricide. Inoltre si sono affermate
pratiche e comportamenti inammissibili per uno Stato di diritto: insicurezza permanente,
circolazione incontrollata delle armi e violazione dei diritti umani”. Di conseguenza,
notano i vescovi, è cresciuta la diffidenza tra i ciadiani e si sono accentuate le
divisioni in base all’etnia o alla regione di provenienza. I diversi tentativi di
riconciliazione sono falliti, per “l’opera di élite politiche e militari che agiscono
spesso a titolo individuale, per il loro interesse personale o, al più per quello
della loro etnia. Alcuni attori, manipolati da potenze esterne, si presentano al tavolo
negoziale solo per il potere, senza alcun progetto di società da proporre o da difendere”.
La Conferenza episcopale ciadiana afferma inoltre che il “flusso di denaro generato
dallo sfruttamento del petrolio, anziché risolvere i nostri problemi di sviluppo,
ha causato la corruzione, il favoritismo e lo storno dei fondi pubblici nell’impunità
totale”. Secondo i vescovi, nonostante il quadro desolante, vi sono le condizioni
perché il Ciad possa trovare la pace e la riconciliazione nazionale. In primo luogo,
“la posizione geografica centrale del Ciad e le sue affinità culturali e religiose
con i Paesi vicini sono delle opportunità che possiamo sfruttare meglio che nel passato
per favorire un’integrazione regionale a vantaggio di tutte le popolazioni dei Paesi
della regione”. Inoltre in Ciad non mancano “uomini coraggiosi e integri come i sudafricani
Nelson Mandela, Frederick De Klerk e Desmond Tutu” che sono riusciti a convincere
gli estremisti della propria parte ad aderire al processo di riconciliazione nazionale.
Occorre un’azione nel campo politico, sociale e religioso. I politici devono essere
gli iniziatori del processo di pace; a livello sociale occorre lo sforzo di tutti
per uscire dalla trappola dell’etnia e del regionalismo; a livello religioso occorre
ricordare che ogni religione “ha per origine Dio e la sua finalità è l’incontro dell’uomo
con Dio”. (R.P.)