2010-01-09 15:51:38

Colpi di fucile contro un immigrato a Gioia Tauro


E’ tornata in parte la calma a Rosarno, in provincia di Reggio Calabria, dopo le violenze dei giorni scorsi, scatenate dal ferimento di due immigrati cui è seguita una rivolta degli stessi extracomunitari nella cittadina, che ha causato 37 feriti, dei quali 6 gravi. I circa 250 immigrati che erano alloggiati nell'ex fabbrica Rognetta sono stati trasferiti a Crotone, mentre Polizia e Carabinieri sono pronti a trasferire anche gli altri che si trovano nel secondo centro, quello dell’ex Opera Sila, vicino a Gioia Tauro. Nelle campagne della zona, stamani, un immigrato originario del Burkina Faso è stato ferito da colpi di fucile caricato a pallini. A Reggio Calabria, intanto, si è insediata la task force ministeriale incaricata dal ministro dell'Interno, Roberto Maroni, di individuare le soluzioni necessarie per superare le tensioni. Oggi, il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ha espresso preoccupazione per la situazione degli immigrati, invitando a non ricorrere alla violenza. Debora Donnini ha raggiunto telefonicamente don Pino Varrà, parroco della Chiesa di San Giovanni Battista a Rosarno RealAudioMP3  
R. - La condizione di vita degli immigrati è veramente una condizione inumana: vivono con letti di cartone, in casupole di cartone. L’unico riferimento, in questi anni, sono state le associazioni che si sono date da fare e le tre parrocchie della città. Il riferimento per il cibo e altro tipo di assistenza è stato questo. Poi, per quel poco che hanno potuto guadagnare in questi anni, tanti hanno trovato alloggio anche in città. Agli inizi qui sono arrivati marocchini, algerini, tunisini, polacchi, poi c’è stato l’arrivo dei centrafricani, poi dei bulgari, dei romeni e così via. Negli ultimi anni, sono arrivate soprattutto persone di colore: venivano stagionalmente ma non hanno più trovato posto, perché molte delle case vengono date in affitto a romeni, bulgari e polacchi. Con le case in affitto le persone dell’est europeo hanno trovato situazioni migliori, si sono stabilizzati e non vanno altrove a lavorare.
 
D. - Le difficili condizioni di vita di queste persone hanno in qualche modo alimentato le violenze? A cosa sono dovute?
 
R. - Sono dovute al fatto che non hanno un posto dove andare a dormire, dove andare a mangiare. Rosarno ha 15 mila abitanti e abbiamo una presenza di quasi duemila extracomunitari. Certo non è assolutamente una giustificazione. Ma non c’è materialmente nemmeno il posto. Noi è da 20 anni che facciamo accoglienza, ma è quel tipo di accoglienza che si può fare in una parrocchia, che si può fare in un’associazione: la mensa, la distribuzione dei viveri, la distribuzione di indumenti. A queste persone - gente che dormiva nella stazione, che dormiva per le strade - abbiamo distribuito negli anni migliaia di coperte. Il problema nasce proprio dalla disponibilità dei posti. Perché richiesta di lavoro c'è: gli agrumi, ad esempio, che ormai non raccoglie più nessuno. Io vorrei solamente invitare alla calma, a ragionarci sopra, ad essere un po’ più razionali per accogliere senza fare distinzioni. 







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