Non si fermano le proteste anticristiane in Malaysia, dove si registra un nuovo attacco
contro una chiesa, il quarto nelle ultime 24 ore. Bottiglie molotov sono state lanciate
contro la chiesa luterana del Buon Pastore nella capitale Kuala Lumpur. Danneggiata
la facciata dell’edificio. L’arcivescovo della città, mons. Murphy Pakiam, ha ribadito
la sua fiducia nella giustizia ed ha invitato i fedeli a pregare e a non rispondere
alle provocazioni. La rivolta contro la minoranza cristiana, che rappresenta il 10%
della popolazione del Paese, è stata scatenata dalla polemica sul diritto dei cattolici
di usare il termine “Allah”, dopo che la Corte suprema, nel giro di pochi giorni,
ha prima concesso e poi sospeso, su richiesta del governo, l’autorizzazione accordata
a un giornale cattolico locale di utilizzarla. Su questa vicenda Kelsea Brennan-Wessels
ha raccolto il commento di padreLawrence Andrew, direttore di The
Herald, la testata cattolica che ha portato avanti la battaglia legale sull’utilizzo
del termine “Allah”:
R. – We have
been using the word for a long, long time... Noi abbiamo usato la parola
per molto, molto tempo. Infatti, il primo dizionario in malese e latino è stato quello
stampato da "Propaganda fide" nel 1631. La Chiesa era già penetrata nell’arcipelago
malese, nel momento in cui era conosciuto come Malacca. Quindi, ha cominciato a sviluppare
il linguaggio stesso. Stiamo dicendo che questa è una cultura, una lingua che abbiamo
utilizzato e che dovremmo continuare ad utilizzare. Perché privarcene? Noi dobbiamo
continuare a vivere la nostra cultura. Quindi, questo è quello che stiamo facendo.
Se una cultura viene negata, rifiutata, dobbiamo certamente prendere una posizione,
e non solo la Chiesa, perché questo implica molto di più: l’identità di tutti i cittadini
che non sono musulmani, perché abbiano un mezzo per parlare e libertà di espressione
nel Paese. Quindi, noi rappresentiamo, in qualche modo, anche se non intenzionalmente,
molte persone, tutti i cittadini del Paese non musulmani. Noi vogliamo godere dei
diritti proclamati dalla Costituzione dei diritti. D. - Cosa
c’è da aspettarsi nelle prossime ore. Si ha paura di nuove tensioni dopo le preghiere
del venerdì? R. – The sermons in all the mosques… Tutte
le moschee ieri hanno detto la stessa cosa, hanno pronunciato lo stesso sermone già
preparato, che non parlava bene di noi. Quindi, abbiamo paura che questo li incoraggi
e gli dia forza per uscire a sfidare i cristiani. Quindi, noi al momento ci sentiamo
un po’ all’angolo, un po’ sulla difensiva, mentre cerchiamo di proteggerci, di proteggere
le Chiese. Tutte le nostre chiese hanno aumentato la sicurezza, hanno preso più persone
per proteggersi. Alcune di esse hanno cancellato le Messe questa sera, per paura che
fossero attaccate o che bombe artigianali fossero gettate contro di loro.