Protesta degli immigrati a Rosarno. Mons Demasi: tenuti in condizioni disumane
Ancora alta la tensione a Rosarno, dove questa sera 2 immigrati sono stati feriti
da colpi di arma da fuoco alle gambe. Da ieri si susseguono, infatti, gli scontri
nel paese, dopo che gli stranieri hanno messo in atto una protesta a seguito del ferimento
di due immigrati irregolari. Monta anche la protesta dei cittadini, alcuni dei quali
hanno costituito un comitato contro la presenza degli immigrati nel paese. Per il
ministro dell’interno Maroni: “In questi anni, c’è stata troppa tolleranza verso un'immigrazione
clandestina che ha alimentato criminalità e degrado". Linda Giannattasio
Ma
come vive questa gente, che spesso arriva per le colture stagionali, a Rosarno? Alessandro
Guarasci ha sentito il vicario generale della diocesi di Oppido-Palmi, mons. Pino
Demasi: R. – Vivono accampati,
per esempio, nell’ex Opera Sila, che è una fabbrica dismessa. Vivono accampati su
cartoni, con pochissima acqua: in condizioni veramente disumane.
D. – La popolazione
è solidale con loro?
R. – Il problema dell’immigrazione in Calabria va inquadrato
nel grande problema della liberazione dall’oppressione mafiosa. Da una parte c’è infatti
la ‘ndrangheta, che cerca di sopraffare questi cittadini, sfruttandoli al massimo,
costringendoli ad abitare in quei luoghi, sottopagandoli e sottoponendoli a minacce,
dicendo loro: “chiamiamo i Carabinieri”, sapendo che la gran parte di loro sono clandestini;
c’è poi l’altra faccia della Calabria, quella della gente buona, che fa a gara per
creare una rete di solidarietà attorno a loro.
D. – Questo vuol dire che però
c’è un’assenza delle istituzioni? D’altronde il Comune è stato sciolto anche per infiltrazioni
mafiose…
R. – C’è l’assenza totale del Governo centrale, della Regione e delle
Amministrazioni locali; prendono la scusa che sono clandestini e che non esistono
per legge, ma lì ci sono tremila persone, che esistono!
D. – Penso che molti
di loro lavorino nelle colture stagionali, allora a questo punto quale soluzione si
può approntare, secondo lei, anche nell’immediato?
R. – Già dall’anno scorso
esisteva questo problema. La Regione avrebbe potuto fare certamente una legge sull’accoglienza
per gli stagionali. Io credo che il problema vada risolto intanto in termini di giustizia
e soprattutto con l’impegno delle Amministrazioni locali per fare in modo che questi
immigrati non vivano in condizione di sfruttamento da parte della delinquenza organizzata.
Credo che anche il gesto di ieri non sia il gesto di ragazzini scalmanati, che sono
andati a sparare due colpi di carabina, ma credo che sia certamente inserito in una
logica di qualche azione punitiva, una dimostrazione della ’ndrangheta che vuole dire
“io esisto, io faccio quello che voglio e voi dovete sottostare a me!”.