Obama si assume la responsabilità per gli errori della sicurezza nel fallito attentato
a Natale
Mea culpa del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, che in una conferenza stampa,
ieri, alla Casa Bianca, si è assunto tutte le responsabilità per i fallimenti del
sistema di sicurezza emersi nella mancata "strage di Natale". Ordinata, inoltre, una
profonda revisione dei meccanismi che non hanno funzionato. Da New York, ci riferisce
Elena Molinari:
Le falle
nel sistema di sicurezza americano che hanno portato a un passo da una tragedia il
giorno di Natale sono scioccanti e Barack Obama se ne è assunto tutta la responsabilità.
Cercando di arginare le critiche dei repubblicani e le ricadute politiche dell’attesa
indagine del Congresso, il presidente americano ha infatti parlato ieri sera agli
americani dopo aver ricevuto un rapporto sugli errori commessi dall’intelligence Usa.
Intanto, la Casa Bianca diffondeva parte del rapporto che mostra come il nigeriano,
Umar Faruk Abdulmutallab, sia potuto salire su un aereo diretto a Detroit e tentare
di innescare dell’esplosivo. Ciò che è più sconvolgente è che erano disponibili diverse
informazioni di intelligence che, se messe insieme, avrebbero segnalato che il sospetto
attentatore avrebbe dovuto essere inserito in una lista "No Fly" che gli avrebbe impedito
di imbarcarsi. “Sappiamo quel che è successo, sappiamo ciò che non è successo e sappiamo
come porvi rimedio - ha detto Obama -, questo è un aspetto incoraggiante”. Tra gli
errori commessi il fatto che il padre di Abdulmutallab si fosse recato all’ambasciata
Usa in Nigeria per dire che suo figlio aveva idee radicali e un alto funzionario dello
Yemen ha inoltre detto ieri che Abdulmutallab avrebbe incontrato in Yemen il religioso
musulmano integralista Anwar al Awlaki legato all’uomo che ha ucciso 13 persone a
Fort Hood a novembre.
Yemen terrorismo Nello Yemen, Paese in
cui era stato addestrato il nigeriano responsabile del fallito attentato di Natale,
proseguono le ricerche di Mohammad Ahmed Al Hanak, il capo locale di Al Qaeda. Intanto,
nel Paese si continua a combattere contro le postazioni terroristiche, mentre il governo
di Sana’a ammette che il giovane attentatore nigeriano del volo Amsterdam-Detroit
è stato reclutato da uno yemenita.
Medio Oriente, nuovi scontri di confine Almeno
tre palestinesi sono morti e due sono rimasti feriti a seguito di un raid aereo israeliano
condotto ieri sera su diversi obiettivi nella Striscia di Gaza. Un portavoce militare
israeliano ha spiegato che i raid sono giunti in reazione ai ripetuti attacchi di
razzi e mortai sferrati ieri da Gaza contro la città di Ashqelon. Nelle ultime settimane,
gli incidenti di confine fra israeliani e palestinesi hanno ormai assunto un ritmo
quasi quotidiano. Intanto, gli Stati Uniti cercano di riprendere in mano i fili della
mediazione. Nei prossimi giorni, l’incaricato del presidente Obama per il Medio Oriente,
George Mitchell, avrà contatti con i partner europei per poi recarsi nella regione.
Pakistan Ancora
violenza in Pakistan. È di otto morti, tutti militanti islamici, il bilancio di un'esplosione
avvenuta in un’abitazione nella città di Karachi, nel sud del Paese. La casa sarebbe
stata usata dai terroristi come nascondiglio. A causare la deflagrazione, che secondo
la polizia è stata accidentale, sarebbero stati gli ordigni custoditi nel covo. Sul
posto sono stati infatti rinvenute pistole, fucili kalashnikov e due bombe a mano.
Somalia
violenze È di almeno 20 morti e 35 feriti, quasi tutti civili, il bilancio
di una battaglia iniziata nella serata di ieri nell'area nord di Mogadiscio fra i
miliziani islamici shabaab, braccio armato somalo di al Qaida, e truppe governative
appoggiate dai peacekeeper dell’Unione Africana. Nel Corno d’Africa la situazione
sul terreno appare sempre più turbolenta: gli shabaab controllano tutto il Sud e
quasi l'intera Mogadiscio, mentre il debole governo di transizione non sembra in grado
di contrastare gli insorti.
Iran Resta altissima la tensione in Iran.
Colpi d'arma da fuoco sono stati esplosi contro l'auto blindata di Karroubi, uno dei
leader dell'opposizione. Lo ha reso noto il sito Internet del suo partito, secondo
cui gli spari hanno danneggiato i vetri della vettura, ma non ci sono stati feriti.
L'attacco è avvenuto nella città settentrionale di Qazvin, dove Karroubi ha assistito
a una cerimonia funebre per i manifestanti dell'opposizione uccisi. È stata inoltre
profanata per la seconda volta la tomba di Neda Soltan, la studentessa iraniana uccisa
durante le proteste postelettorali dello scorso giugno. Immagini ottenute dal "Times"
mostrano la lapide crivellata di proiettili.
Irlanda terrorismo Torna
la violenza in Irlanda del nord, dove questa mattina un poliziotto è rimasto gravemente
ferito a seguito dell'esplosione di un ordigno posto sotto la sua auto a Randalstown,
cittadina a nord di Belfast. Non è stata ancora registrata alcuna rivendicazione,
ma si teme che sull'attentato ci possa essere l'ombra dell'Ira. Gli attacchi, spesso
ai danni di agenti di polizia, sono aumentati nell'Ulster dopo che membri della "Real
Ira", la frangia scissionista irriducibile dell'Esercito repubblicano irlandese, uccisero
due soldati e un poliziotto nello scorso marzo.
Europa disoccupazione Disoccupazione
record nell’eurozona, che a novembre ha toccato un tasso del 10%, contro il 9,9% di
ottobre, il massimo dall'agosto del 1998. Su base annua, in termini assoluti, a novembre
i disoccupati nell’Unione Europea sono aumentati di quasi cinque milioni. Tuttavia
il superindice Ocse, relativo proprio al mese di novembre 2009, “segnala più forti
segnali di ripresa rispetto ai mesi precedenti”.
Europa maltempo Il
maltempo imperversa in Europa, causando forti disagi e caos nei trasporti. In Gran
Bretagna la colonnina di mercurio è scesa fino a -17 gradi, mentre in Francia la neve
sta paralizzando il nord. Freddo polare anche in Norvegia, -41 gradi, mentre in Albania
circa 9.000 persone dovrebbero essere evacuate, nelle prossime ore, per lo straripamento
del fiume Drini.
Russia Il presidente russo Dmitri Medvedev ha ribadito
la ferma determinazione delle autorità a proseguire nella linea dura contro i terroristi
nel Caucaso settentrionale. In un incontro oggi a Mosca con il capo dei servizi segreti,
Aleksandr Bortnikov, Medvedev ha parlato della necessità di una “eliminazione in modo
duro e sistematico dei banditi”. L'incontro si è svolto dopo il grave attentato suicida
del 6 gennaio a Makhchkalà, capitale del Daghestan, dove l'esplosione di un'autobomba
ha provocato la morte di cinque poliziotti e il ferimento di altre 19 persone.
Honduras La
procura generale dell’Honduras ha accusato i capi di stato maggiore delle forze armate
di "abuso di potere" per l'arresto e l'invio in esilio del presidente Manuel Zelaya,
nel corso del colpo di Stato che lo ha destituito il 28 giugno scorso. Ce ne parla
Francesca Ambrogetti:
La Corte
suprema di giustizia deve decidere se accettare o meno la richiesta della procura
di spiccare un mandato di cattura contro i capi militari che il 28 giugno hanno deposto
il presidente costituzionale Manuel Zelaya. I legali delle Forze armate stanno preparando
la difesa dei comandanti che si sono dichiarati innocenti ma pronti a presentarsi
davanti alla giustizia. Dall’ambasciata del Brasile dove è rifugiato da mesi, il capo
dello Stato deposto ha denunciato una nuova manovra: una strategia per evitare che
i militari vengano giudicati per violazione dei diritti umani, delitti ben più gravi
dell’abuso di autorità per il quale è stata chiesta la cattura. Secondo i dirigenti
al fronte per la resistenza, la mossa della procura è intesa a spingere il parlamento
a decretare un’amnistia generale per gli autori del colpo di stato. Il provvedimento
favorirebbe però anche Zelaya, accusato di numerosi delitti. Intanto, dopo due giorni
di missione nella capitale honduregna il sottosegretario di Stato americano Craig
Kelly è tornato indietro a mani vuote. Il funzionario ha tentato invano di convincere
il presidente “de facto” a lasciare il potere prima dell’insediamento del nuovo capo
di Stato, ma Roberto Micheletti non è disposto ad abbandonare la casa di governo se
non il 27 gennaio quando entrerà il nuovo inquilino. Cina diventa
primo esportatore mondiale La Cina è il primo esportatore del mondo. Secondo
i dati sul commercio mondiale nel 2009 il gigante asiatico ha raggiunto 1.070 miliardi
di dollari di esportazioni contro i 734,6 miliardi della Germania che perde così il
primo posto che deteneva dal 2003. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra) Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 8
E'
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Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del
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